The Legend of Heroes: Trails of Cold Steel III -Recensione

Una nuova generazione per vecchie battaglie

Nel caso a qualcuno servisse ulteriore conferma, Nintendo Switch è una della console più complete per gli amanti dei JRPG. Forse Playstation 4 la supera ancora in quantità, ma i lavori di spessore per la  piccola grande console di Nintendo sono davvero tantissimi e portatili. A questi oggi si aggiunge The Legend of Heroes: Trails of Cold Steel III , il terzo capitolo di una quadrilogia sviluppata dagli esperti di Falcom, già autori di quel Ys’ che mi aveva stregato con il suo ottavo capitolo.

A differenza dei vari Final Fantasy e Dragon Quest, la numerazione di Trails of Cold Steel serve per numerare cronologicamente gli eventi narrati. In altre parole, ogni capitolo è collegato agli altri e saltarne uno significa perdersi degli avvenimenti che potrebbero essere nominati in futuro, così come personaggi che possono ricordare eventi che voi potreste non aver giocato. Senza questo pathos la serie perde un po’ della sua potenza e se su Playstation 4 il problema è stato risolto pubblicando a breve distanza l’uno dall’altro i primi due capitoli prima di proporre questo terzo, su Switch questi non sono presenti. Una mancanza che un po’ sorprende, anche in vista dell’arrivo del quarto capitolo già annunciato anche su console Nintendo. Li potete recuperare su PS4 o su PC, ma la speranza che possano arrivare anche su Switch per completare l’esperienza ovviamente è forte.

Se volete iniziare a vivere le avventure della Classe VII questo non è il punto di partenza più immediato, anche se alcuni riassunti nel menu principale provano goffamenete a descrivervi quello che è successo; inoltre nel prologo prenderete le redini di un gruppo di eroi completamente nuovo, ficilitando un minimo l’immedesimazione nell’essere nuovi. L’arrivo del protagonista della serie, Rean Schwarzer, e dei suoi compagni lasciano comunque presupporre fin da subito un intreccio complesso che, già dall’introduzione animata che ci propone una mezza infinità di personaggi, non lascia dubbi riguardo la profondità della storia proposta. Senza scendere nei dettagli di una guerra che sembrava finita e su cui si doveva ricostruire il futuro delle terre di Erebonia, dopo il prologo arriverà un flashback che ci porterà tre mesi prima, quando i nuovi eroi si presenteranno come cadetti e dovranno essere addestrati proprio da Rean Schwarzer, nuovo istruttore delle nuove leve. Anche se idealmente simile all’incipit vissuto in Fire Emblem Three Houses (che però in Giappone arrivò due anni dopo rispetto al qui presente gioco Falcom), la storia di Trails of Cold Steel III appare diversa e più lineare, con dialoghi spesso molto lunghi, talvolta apparentemente inutili ai fini della trama ma anche necessari per farci conoscere i membri della squadra, il loro atteggiamento e le loro sfumature. Situazioni che, prima di mostrarci i titoli di coda possono portarci via anche 60 ore senza contare minimamente le sidequest che si sbloccano esplorando o anche solo migliorando l’intesa dei personaggi, aprendoci missioni opzioni che approfondiscono ancora di più paure e desideri dei personaggi.

Se avete scelto di buttarvi in un titolo come questo è facilissimo che siate degli appassionati di JRPG. Per questo non dovrebbe stupirvi un inizio in cui, durante il prologo, non esiste nessun tutorial. Le situazioni permettono di sperimentare autonomamente durante le battaglie a turni, ma potrebbe capitarvi di selezionare azioni di cui non sapete inizialmente nulla. Per fortuna, quando si torna a tre mesi prima di quella situazione, il tutorial appare e si dimostra anche parecchio completo e stratificato, aggiungendo via via meccaniche profonde da imparare sfruttare. I personaggi per esempio hanno hit point (punti vita), craft point ed energy point, tre diversi valori che vanno gestiti in modi diversi anche in base alla velocità di esecuzione. Se la scelta di effettuare un attacco porta un’azione immediata e ripristina un po’ di craft point, scegliere di eseguire un’Arte richiede Energy point e una preparazione che farà scendere l’esecuzione nella colonna dei turni presente a sinistra. Usare quelli che il gioco chiama Crafts (ossia abilità speciali) sarà invece immediato, ma i craft point sono molto meno rispetto agli Energy point, oltre ad essere necessari per eseguire una mossa speciale inedita chiamata S-Craft che li consuma tutti immediatamente. A ciò si uniscono gli ordini, dei bonus temporanei ma importantissimi che usano da uno a tre Battle Point, i più lunghi da ottenere e quindi da utilizzare quando ce n’è davvero bisogno.

Con tutte queste azioni, in cui diventa fondamentale anche il posizionamento sul campo, al contrario di tanti JRPG, si è reso necessario snellire i menu. Si è così scelto un sistema che assegna ad ogni pulsante una particolare azione così da evitate il più possibile lo scorrere di menu (come per esempio quando si deve selezionare un oggetto da usare), velocizzando scontri che, tra l’altro, possono anche essere resi più rapidi attraverso una modalità “turbo” che velocizza fisicamente le animazioni e rende tutto più rapido nello svolgimento. Rimane invece ancora un po’ macchinosa e complicata la gestione degli equipaggiamenti e del crafting, stratificati e resi molto bene agli occhi di un esperto del genere ma un po’ troppo complessi per chi è alle prime armi.

Venendo al comparto tecnico, la versione per Switch si dimostra probabilmente la migliore in assoluto. Anche se su PS4 la grafica è più pulita e nitida, la complessità poligonale limitata -seppur migliorata rispetto ai primi due capitoli – è più facilmente giustificabile sulla console Nintendo. Inoltre, forse per farsi perdonare il ritardo di questa edizione rispetto a quella PS4,  su di essa sono presenti anche una serie di DLC e un insegnante inedito. Alcuni menu sono un po’ piccoli in portabilità ma con un po’ di esperienza il colpo d’occhio sarà sufficiente per avere tutto sotto controllo. Mi ha poi stupito moltissimo la gestione di ambienti e situazioni: la loro messa in scena è piuttosto semplice, ma riesce a restituire l’idea del mondo pensato dagli sviluppatori. Il design dei personaggi in stile anime è poi azzeccato e anche se lo stereotipo è sempre dietro l’angolo, il loro sviluppo non delude mai. Grandi applausi alla colonna sonora, sia per la qualità dei pezzi che permettono di esaltarsi e di empatizzare con i personaggi, sia per la quantità dei brani, alcuni ripresi addirittura da altre serie come Trails in the Sky. L’unica macchia della produzione in questo ambito è la mancata traduzione dei testi che appaiono solo in un inglese non propriamente scolastico. Il doppiaggio è anch’esso in inglese e si dimostra di buon livello.

The Legend of Heroes: Trails of Cold Steel III è un’altra grandissima aggiunta al panorama JRPG di Nintendo Switch: possiede momenti epici, situazioni in cui ci si lega con i personaggi e un sistema di combattimento più semplice ed immediato negli input, ma sempre complesso e sfaccettato in qualsiasi situazione. È un must have per ogni appassionato del genere, con l’unico grande limite di essere presente su una console che, ad ora, non possiede i primi due capitoli, storie collegate a questa e necessarie per poter entrare completamente in quello che viene narrato e vissuto dai protagonisti. Se volete un grande JRPG da portarvi in vacanza, le nuove avventure di Rean Schwarzer e dei suoi allievi potrebbero essere un’ottima scelta. Restiamo in attesa del capitolo finale già annunciato e, magari, della riproposizione dei primi due capitoli anche per la piccola di Nintendo.

Pro
  • – Storia complessa e ben narrata
  • – Nuovi personaggi e dinamiche
  • – Combattimenti rinnovati e potenziati
  • – Tante ore di gioco
  • – Un bellissimo minigame di carte
  • – Tecnicamente adatto a Switch
  • – Colonna sonora d’impatto
Contro
  • – Senza giocare i primi due capitoli si perdono molti riferimenti
  • – Solo in inglese
  • – In portabilità qualche menu è proprio piccolo

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