La conclusione della mitica leggenda prende vita in un titolo estremamente narrativo!
I JRPG si sono finalmente espansi in maniera marcata anche in Occidente. Serie che si pensavano impossibili nella localizzazione come Persona o i più svariati Tales of sono oggi una realtà ben presente e radicata nel parco titoli di PlayStation, e una delle serie che ultimamente ha visto le luci della ribalta anche in terra nostrana è senza dubbio l’importantissima saga di Legend of Heroes, che nel suo ultimo capitolo, definito come conclusivo della serie di Cold Steel, promette davvero tanto.

Legend of Heroes: Trails of Cold Steel IV è un gioco che non scherza per niente. Non perde assolutamente tempo a introdurre elementi della storia come se fosse un titolo qualsiasi. Qui il tempo stringe, e l’esperienza di più di 60 ore che promette non ha bisogno di ulteriori rallentamenti. In Trails of Cold Steel IV torneremo a vestire i panni dei tre protagonisti visti nel terzo episodio dopo una longeva introduzione che ci catapulterà nel vivo dell’azione successiva all’epilogo del precedente capitolo della storia. Una enorme guerra sta per scatenarsi, tutti gli uomini vengono invitati alle armi, e dopo la catastrofica conclusione di Cold Steel III non si può far altro che recuperare ciò che si può per prepararsi al peggio. Tornando a vestire i panni di Juna, Kurt e Altina dovremo rapidamente recuperare le forze e partire un’altra volta in viaggio per tutta Erebonia alla ricerca dell’ormai perduto in battaglia Rean Schwarzer, personaggio emblematico della serie.
Introdursi in Trails of Cold Steel IV senza avere un po’ di contesto derivante dai precedenti capitoli è una delle cose più difficili da vivere come giocatore. Non è semplice come, ad esempio, in un Kingdom Hearts: la storia non perde tempo a partire e a introdurre moltissimi personaggi tra vecchi e nuovi, addirittura richiamandone molti che provengono da altre saghe di Legend of Heroes che risulteranno sconosciuti anche a chi conosce bene la serie di Cold Steel. Ad aiutarci, proprio come nel precedente capitolo, arriva in soccorso una più che completa serie di sinossi, che fa ciò che può per spiegare l’enorme mondo creato da Falcom per fare in maniera che tutti, nessuno escluso, riescano a contestualizzare un minimo gli eventi per poter godere del titolo nella sua interezza. Nonostante questa scelta di inserire delle fredde sinossi sia un po’ particolare e pericolosa per una serie del genere, è chiaro che il focus di Cold Steel IV sia rimasto completamente sul lato della narrativa, senza cambiare troppo ciò che già funzionava nel precedente capitolo.

L’esplorazione e il combat system sono rimasti tutto sommato invariati: si potrà sempre scorrazzare nelle ampie e colorate mappe di gioco, che divise tra dungeon e viottoli offriranno una varietà d’ambienti di tutto rispetto, mentre il combat system manterrà intatto quel feeling ibrido tra Persona/Final Fantasy classico e Fire Emblem che tanto piace ai fan.
Interessante è di sicuro la meccanica del posizionamento, che permette di schivare un colpo in arrivo semplicemente muovendosi, a costo di utilizzare l’intero turno. Anche le opzioni di attacco sono di tutto rispetto: a parte il solito attacco di base che fa danni specifici a seconda del tipo di arma, è possibile utilizzare magie e attacchi speciali di diverso tipo, chiamati rispettivamente Arts e Crafts. Appartenente ai Crafts è anche una categoria speciale di mosse finali chiamate S-Crafts, che vanno a consumare uno speciale contatore di CP, accumulabili semplicemente attaccando. Gran parte del design del combat system si lega prevalentemente allo sfruttamento delle resistenze e debolezze dei personaggi.

L’adattabilità del giocatore è la chiave per una vittoria veloce, ed è per questo che bisognerà saper dosare in maniera attenta i buff dei personaggi con attacchi in grado di rompere le resistenze dei nemici. Far scoprire il fianco ai propri avversari darà la possibilità all’intero team di attaccare un’altra volta con tre mosse dalla potenza progressivamente più alta, che vanno dal semplice assist al più forte degli all-out attack per come ce li ha insegnati la serie di Persona. Le forze e debolezze sono, ovviamente, la chiave per un buon combattimento, ma c’è sempre da ricordare il grado di personalizzazione che può raggiungere ogni singolo personaggio tramite un elaborato sistema di Quartz che contengono magie, attacchi e boost generali di statistiche, e possono essere equipaggiati su qualsiasi personaggio. I Quartz sono divisi in due varianti, una delle quali è sottoposta all’altra, e garantiscono un sistema di crescita molto simile, almeno concettualmente, alla Sferografia di Final Fantasy X, ma in scala sensibilmente minore. Come se questo non bastasse è possibile anche collegare due personaggi tra loro, come succedeva in Tales of Xillia, per avere bonus di diverso genere (prevalentemente mosse di contrattacco o cure in calcio d’angolo). Tutta questa è solo la superficie dell’enorme mole di lavoro alle spalle del combat system, che vede le sue uniche e reali variazioni di gameplay nei Brave Orders, veri e propri buff ad area esterni al procedere dei turni che semplificano il progresso dei combattimenti.

L’unica, reale differenza rispetto a Trails of Cold Steel III sta nella possibilità di potenziare queste mosse per ben due volte per ogni personaggio. Altra feature interessante sta nella High-Speed Mode e nell’Auto Mode, che velocizzano di molto l’azione tendenzialmente lenta e metodica del gioco.
Passando al lato tecnico, anche qui non troviamo drammatiche differenze rispetto al precedente capitolo. La più importante sta nel frame rate, che anche su PS4 FAT rimane sui 60 fps senza segni di cedimento. Anche le musiche sono orecchiabili e simpatiche, mai invasive, e sanno farsi piacere. Una scelta decisamente strana sta nel doppiaggio: spesso il gioco manderà avanti la storia tramite delle scene in cui i personaggi parleranno con dei balloon in stile fumetto. Solitamente non c’è doppiaggio, ma per qualche strana ragione le prime due o tre battute di un nuovo personaggio introdotto sono doppiate, mentre il resto no. Il doppiaggio giapponese è in ogni caso di altissimo livello, con voci famose e affermate come Rie Kugimiya nei panni di KeA, uno dei personaggi presenti nel prologo e più avanti nella storia.

Insomma, è chiaro: Trails of Cold Steel IV rappresenta il culmine di una lunga storia, dal cast enorme e di tutto rispetto. Certo, non mancano i tipici anime tropes ad arricchire l’intera esperienza con momenti semplici e cliché, ma è molto facile notare come questo non sia assolutamente un buon titolo per gli aspiranti neofiti della serie. Le sinossi fanno un lavoro sommariamente buono per aiutare il giocatore a introdursi con la giusta mentalità nella storia, ma purtroppo questo è solo un cerotto per una lacuna che va necessariamente colmata giocando ai precedenti titoli. Questa è una difficoltà reale che ho vissuto io come recensore e sicuramente vivrete voi come giocatori se deciderete di iniziare da Cold Steel IV. Questo titolo nello specifico è una lettera d’amore a tutti coloro che hanno amato e amano la serie di Legend of Heroes, ma non può che essere estremamente confusionaria per tutti coloro che decideranno di iniziare da questo titolo. È un JRPG di tutto rispetto con tantissime meccaniche già presenti nel brand da tempo, numerosissimi minigiochi e un cast a dir poco enorme di personaggi che non si rivoluziona, ma trova una conclusione degna di nota per una leggenda estremamente ben curata.
- – Grafica fresca e colorata, personaggi espressivi e interessanti
- – Storia estremamente dettagliata e curata
- – Combat System profondo e da studiare
- – Possibilità di personalizzazione a dir poco infinite
- – Chi ha giocato i precedenti si troverà subito a casa
- – Il gioco viene incontro al giocatore offrendo la possibilità di velocizzare l’azione
- – Gameplay identico al terzo
- – Cutscenes estremamente lunghe e discorsive con numerosi momenti morti
- – Non è il giusto punto d’entrata per chi non conosce la serie
- – La lingua inglese può essere un ostacolo

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