The Medium – Recensione

Orrore tra due mondi

In molti aspettavano The Medium su Xbox Series X: chi era curioso per il suo essere un gioco totalmente nuovo, chi per il caratteristico mondo sovrannaturale che avrebbe offerto e chi voleva provare un gioco che, a detta degli sviluppatori, si è concretizzato solo grazie al nuovo hardware della console Microsoft ed agli attuali PC. The Medium è quindi stato pubblicato con parecchie aspettative ed è finito sotto al microscopio ancor prima che fosse anche solo chiara la sua natura. Ci sono ambienti inquietanti e situazioni spaventose, ma il gameplay. Dopo averlo provato con calma, siamo pronti per parlarvene.

Marianne è una giovane ragazza che incontriamo proprio nel doloroso giorno in cui deve seppellire suo padre. L’essere cresciuta con una persona amorevole che gestiva un’agenzia funebre l’ha aiutata con la sua speciale abilità di poter parlare con l’aldilà, utilizzata per facilitare il trapasso di chi ha lasciato questa vita e ora deve raggiungere il luogo del riposo eterno. Nella trama si intreccia però anche un sogno di una ragazza uccisa, un’infanzia tutt’altro che semplice e un misterioso personaggio che la spinge a raggiungere un hotel fuori Cracovia, luogo in cui anni prima accadde un gran bel disastro. Abbiamo quindi un mistero, una particolare sensibilità sulla gestione del regno dei vivi e di quello dei morti e un ambiente da esplorare per capire cosa è davvero successo. La storia narrata dallo sviluppatore Bloober Team – già autore di titoli come The Observer e, per rimanere in tema, i due Layers of Fear e Blair Witch – offre molti spunti interessanti, con personaggi che lasciano qualcosa dentro al giocatore, spingendolo a continuare. Proprio la narrazione è l’elemento cardine di questa uscita, ispirata a classici del passato come Silent Hill, con uno svolgimento che procede con una certa lentezza ma senza mai arrestarsi. Oltre agli avvenimenti è poi anche la messa in scena a funzionare, portandoci a parlare della doppia visione del mondo, qui creata attraverso lo split screen che ha reso famoso il gioco fin dalla presentazione.

Di titoli con un mondo “doppio” ne abbiamo visti un sacco nel corso degli anni, ma raramente li abbiamo visti entrambi sullo schermo nello stesso istante. La più grande particolarità di The Medium è questa: mostrare, tramite split screen talvolta orizzontale, talvolta verticale, sia il mondo in cui vive Marianne, sia quello in cui esiste sottoforma di spirito. All’inizio sembra solo una scelta artistica, ma poi ci si accorge che questa doppia visuale è sfruttata anche nell’esplorazione. Se nel mondo reale c’è un ostacolo assente in quello spirituale, Marianne può lasciare momentaneamente il suo corpo per continuare ad investigare in forma di spettro. Se invece accade il contrario, le soluzioni saranno differenti. Inoltre in forma spirituale potremo interagire con appositi dispositivi che ci offriranno una carica spiritica con cui attivare generatori o utilizzare uno scudo contro le falene, animali che qui rappresentano lo spirito dei morti che non hanno trovato la pace. Di situazioni ce ne sono diverse e la stragrande maggioranza del gioco si sviluppa attraverso esplorazione e piccoli enigmi. Poi non manca qualche episodio più concitato e meno riflessivo, ma non aspettatevi in alcun modo un Resident Evil con mostri a cui sparare: The Medium è un horror psicologico e quindi ha una gestione della mappa e dei nemici molto diversa, in cui un problema non si può risolvere con una fucilata.

Gran parte del tempo lo passerete muovendovi attraverso una mappa doppia che offre spesso differenze. Queste obbligano la Marianne reale e quella spirituale ad agire in modi diversi, aiutandosi quando la strada è bloccata da congegni od ostacoli fisici. La cosa interessante è che entrambe le versioni dell’ambiente sono state curate in modo attento, riuscendo ad essere inquietanti in modi diversi. Anche se tutte propongono spesso colori spenti, da una parte abbiamo un complesso residenziale in cui è successo un fattaccio tremendo, dall’altra abbiamo un luogo decadente, con mura che sembrano sciogliersi in quella che appare come una caverna labirintica. Anche se l’ambiente convince, il problema in cui finirete per imbattervi sta tutto nella debolezza del gameplay generale e nella scarsa varietà di situazioni proposte. Puntando tutto sulla dinamica della dualità dell’ambiente e della protagonista, il titolo finisce per appoggiarsi su idee che vengono prese e modificate, ma che in sostanza, rimangono le stesse dall’inizio alla fine. Per fortuna la durata dell’avventura è contenuta e non supera le 10 ore, riuscendo a mantenere alta l’attenzione del giocatore anche senza gli aiuti di un gameplay che rimane sullo sfondo.

La parte tecnica di The Medium supporta adeguatamente la storia e questo permette al gioco di farci appassionare alle vicende di Marianne. Senza scendere nei tecnicismi, possiamo dirvi che The Medium ha una risoluzione dinamica che, su Xbox Series X, passa dai 4K nativi, quando viene visualizzata un’area aperta senza split screen, fino a 900p – quindi meno di un Full HD – quando sono presenti entrambi i mondi tramite la divisione dello schermo. Ovviamente su Xbox Series S la risoluzione si abbassa ancora. A ciò si aggiunge un valore di frame per secondo non sempre fisso sui 30. Questi risultati potrebbero spaventare, ma se avrete avviato The Medium per godervi un titolo maturo e ricco di sfumature, non sarà la risoluzione a rovinarvelo. Ricordate che siamo all’inizio di questa generazione di console, quindi un po’ di pazienza è necessaria, specie se si considera che lo sviluppatore qui coinvolto non è tra i più grandi del settore. A parte l’animazione della corsa che sembra un po’ impacciata, tutte le altre risultano credibili e ben realizzate grazie al motion capture, facendo spiccare le situazioni in cui Marianne interagisce con qualcuno nel mondo dei morti, mostrando le sue azioni senza interlocutore, nel mondo reale. Il lavoro svolto permette quindi di godersi egregiamente questa uscita, specialmente se la vivrete con un bel paio di cuffie. Se con la grafica poteva andare meglio, con la componente audio siamo ad altissimi livelli, con suoni e rumori ambientali che esaltano l’esperienza, contribuendo anche a qualche spavento. Il gioco è doppiato interamente in un ottimo inglese, mentre menu, documenti descrittivi e sottotitoli sono in italiano.

The Medium ha una narrativa molto ispirata che beneficia di un comparto artistico validissimo e sdoppiato tra i due mondi che vuole rappresentare. Anche se la componente grafica non è priva di difetti, questa funziona e ci offre uno sguardo originale verso le doppie dimensioni dei videogiochi. Per via del suo gameplay limitato dovreste però considerare The Medium quasi come un walking simulator, ossia uno di quei titoli in cui si esplora la mappa, si risolvono enigmi e poi ci si muove fino alla prossima area. Ci sono variazioni leggermente più action, ma sono poche e servono a spezzare un ritmo che poi si riassesta su binari piuttosto tranquilli, nonostante le ambientazioni puntino a tenervi sulla corda. Essendo un titolo presente fin dal day one su Game Pass, lo consigliamo senza riserve ai possessori più intrepidi del servizio Microsoft, mentre se doveste acquistarlo a prezzo pieno, forse vi conviene attivare l’abbonamento di un mese e giocarlo in quel periodo: non avendo evidenti elementi di rigiocabilità e non essendo particolarmente lungo, potrebbe essere una buona soluzione.

Pro
  • – Storia intrigante e inquietante
  • – Lo split screen permette enigmi originali
  • – Artisticamente valido
  • – Audio eccellente
Contro
  • – Gameplay molto basilare
  • – Le dinamiche non sono molte e si ripetono
  • – Cali di risoluzione
  • – Non molto lungo e scarsamente rigiocabile

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