The Walking Dead: Stagione Finale – Recensione

Con la chiusura a sorpresa di Telltale, era difficile pensare che la stagione finale di The Walking Dead potesse davvero giungere ad una conclusione naturale. Invece con il passaggio a Skybound Games per queste ultime puntate, la storia di Clementine può dirsi conclusa chiudendo il cerchio con la sua trasformazione da bambina indifesa nella prima stagione, fino a genitore “adottivo”, come fu a suo tempo il personaggio di Lee. Eccoci quindi qui a parlare di The Walking Dead: Stagione Finale.

È vero, le stagioni originariamente di sei puntate sono diventate prima di cinque e ora appena di quattro, ma la durata di ogni episodio ci sembra che si sia leggermente espansa portando anche alcune piccole variazioni che rendono questa stagione finale un po’ diversa dal solito.

Un breve riassunto e la possibilità di recuperare i salvataggi delle precedenti stagioni (sempre che le abbiate giocate) ci introducono ad un ultimo viaggio che vede come protagonisti l’ormai iconica Clementine e il suo nuovo figlioletto adottivo AJ.

L’essere nato in un mondo ormai devastato, ha creato nel piccolo una visione pesantemente compromessa rispetto a quella di un qualunque altro bambino, rendendolo un individuo imprevedibile che toccherà a Clem educare e addestrare, non solo per sopravvivere, ma anche per dare valore alla vita umana. Tutto per cercare di restituirgli un po’ di quell’umanità che gli eventi gli hanno portato via. Forse per via del budget limitato, molte scelte provenienti dal passato non sembrano avere alcun peso (mi viene in mente quello che potreste aver fatto nella scorsa stagione), mentre quelle che effettueremo durante questi 4 episodi potranno offrire diversi bivi che sarà interessante esplorare per scoprire tutte le variabili della vicenda.

Non Manca qualche sorpresa inaspettata e quel senso di precarietà che ovviamente permea tutto questo universo, con scelte più o meno tragiche che poi verranno analizzate e confrontate con il resto della community. Nascendo in un periodo mai così tumultuoso per lo sviluppatore, i quattro episodi di cui è composta questa stagione finale non giocano come in passato sul continuo spostamento dei personaggi, preferendo gestire un’area più delimitata in cui inserire gli eventi che portano avanti la vicenda. La scelta di offrire a Clementine e AJ una stanza all’interno della comunità in cui entreranno, ci da la possibilità di arricchirla con i collezionabili che troveremo nelle location. I luoghi da visitare non sono certo ampi o particolarmente numerosi, ma considerate che se nel secondo episodio ho arraffato facilmente tutti questi oggetti (che servono per abbellire la stanza e per ottenere un obiettivo/trofeo), nel primo ne ho trovati solo la metà. Questa scelta non incrementa davvero la longevità, ma se prima per ottenere i tutti i trofei o i 1000 G bastava finire la storia, ora il compimento di particolari azioni, così come il reperimento di tutti i collezionabili, può invogliare una seconda partita, magari con scelte differenti.

Il gameplay come potrete immaginare è rimasto pressoché lo stesso di sempre, con un minimo di esplorazione degli ambienti, risposte a scelta multipla tra cui scegliere e qualche azione da compiere per proseguire che però risulta sempre così semplice che non merita certo di essere indicata come “puzzle ambientale”. Mi ha invece piacevolmente colpito la possibilità di inserire vari scontri contro gli zombi, permettendo di stordirli colpendoli alle gambe o di finirli con un pugnale. La scelta potrebbe sembrare ovvia, ma quando si avvicinano in gruppi di due o tre, un minimo di strategia impedisce di assistere al rapido game over e all’altrettanto rapida ripartenza dal checkpoint. Questo non trasforma certo il gioco, ma gli offre quel pizzico di strategia che precedentemente veniva relegata ai semplici ed unici Quick Time Event, presenti anche stavolta ma in maniera leggermente minore.

Il comparto grafico per vari motivi è rimasto molto simile a quanto di positivo visto nella terza stagione, offrendo un cel shading convincente che sottolinea i contorni e dona dettagli al mondo di gioco e ai personaggi. I nuovi arrivati non hanno il carisma di alcune vecchie gloria ma in alcuni casi sanno colpire grazie ad atteggiamenti che dimostrano emozioni contrastanti e complesse. Il doppiaggio unicamente in inglese offre un buon livello di recitazione e, per fortuna, stavolta i testi sono stati tradotti in italiano, nonostante i limiti di budget di cui vi ho già parlato. Anche i meno anglofoni potranno quindi godersi questo emozionante finale senza dover ricorrere al dizionario.

Con The Walking Dead: Stagione Finale Telltale chiude una storia che ha saputo ramificarsi in tanti modi differenti, offrendo al giocatore la sensazione di essere parte di quello che accadeva sullo schermo grazie a possibilità e scelte importanti, così come ad altre apparentemente ininfluenti. Nell’ultima avventura di Clementine le cose funzionano grazie ad un setting più ristretto ma studiato con cura, tanto per gli ambienti, quanto per i personaggi di Clem e AJ e ad altri non proprio memorabili ma comunque funzionali alla vicenda. Qualche novità nel campo del gameplay prova a dare una smossa ad un sistema che solitamente veniva considerato poco interattivo (scelte multiple e dialoghi a parte), ma il risultato finale continuerà ad emozionare i fan, così come lascerà un po’ freddo chi non si è mai appassionato a questo tipo di avventure. Chi però sperava di vivere un’ultima grande avventura in questo pericolosissimo mondo sarà accontentato.

Pro
  • – Trama non banale
  • – Clem e AJ sono ottimamente caratterizzati
  • – Quattro episodi con tre atti ciascuno
  • – Rigiocabile
  • – Sottotitolato in italiano
Contro
  • – Altri personaggi non memorabili
  • – Setting più ridotto rispetto al passato
  • – Il gameplay è sempre a servizio della storia

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