Trek to Yomi – Recensione

I samurai di un certo cinema incontrano i giochi indie

Il fascino dei samurai è intramontabile e in questi ultimi anni il successo di Ghost of Tsushima ce lo ha confermato. Eppure il gigantesco open world di Sucher Punch, non è l’unico modo per raccontare storie di onore e katana. Trek to Yomi è infatti un gioco agli antipodi, creato anch’esso da un team occidentale, in questo caso polacco, che ci vuole trasportare in un’epoca antica per raccontarci una storia attraverso un’estetica incredibile.

Pubblicato dal solito Devolver Digital e sviluppato da Flying Wild Hog, Trek to Yomi ci racconta il viaggio di Hiroki, un giovane che combatte per il proprio villaggio nel tentativo di tenere al sicuro la sua gente. Un’impresa non da poco visto il periodo Edo in cui si svolge l’azione: gruppi di briganti infatti stanno puntando verso le terre di Hiroki e, come scopriremo, non saranno le uniche minacce per il nostro samurai. Al di là di una trama estremamente classica, è impossibile non menzionare lo stile grafico e artistico adottato, che segue totalmente le opere del regista giapponese Akira Kurosawa proponendoci un gioco in bianco e nero, con tanto di pulviscolo che “sporca” la pellicola che stiamo giocando. Narrativa e messa in scena incrociano l’estetica che ci vede combattere in luoghi e in situazioni iconiche per questo genere di azione, con artifizi grafici che, per esempio, ci fanno combattere all’ombra della luna o nascosti dietro a paravento di carta di riso che lasciano comunque vedere la nostra ombra.

I giochi di ombre vengono usati spesso ma sono sempre evocativi.

Bisogna ammettere che l’estetica messa in campo dagli sviluppatori fa una parte straordinaria del lavoro di valorizzazione di Trek to Yomi. Quando infatti si scende ad esaminare il lato che coinvolge la giocabilità, un po’ della magia e dell’esaltazione generale si raffredda. Intanto il gioco è un’avventura che alterna due fasi abbastanza distinte, seppur non esista una spaccatura tra le due. Da una parte abbiamo l’esplorazione 3D degli ambienti con recupero di collezionabili, strumenti da lancio e talvolta qualche potenziamento permanente per la propria salute o per la resistenza. Dall’altra abbiamo le fasi di combattimento che sono completamente bidimensionali e che, specie all’inizio, possono sembrare la parte meno riuscita del pacchetto.

Le fasi esplorative sono molto lineari, ma perdersi qualche collezionabile è questione di un attimo.

Fintanto che non ci si imbatte in qualche nemico, l’esplorazione ci permette un movimento abbastanza libero, seppur la strada da percorrere sia sempre e solo una ed eventuali deviazioni possano solo portarci a recuperare un qualche oggetti dopo aver risolto un combattimento opzionale. Non sempre è chiarissimo dove si può andare e dove no, visto che la regia del gioco propone visuali preimpostate che non permettono di ruotare la telecamera e obbligano ad andare contro gli ostacoli per capire se possiamo passare accanto a quel carro o se invece rappresenta uno sbarramento invalicabile. È una cosa a cui ci si abitua abbastanza in fretta, ma se siete fanatici del completismo, questa cosa potrebbe crearvi qualche grattacapo di troppo. Il punto è che gli ambienti che si attraversano sono sempre molto evocativi, sia che rappresentino un villaggio in fiamme, sia che si stia attraversando una foresta che porta ad una miniera.

Anche se aggressivi, i nemici attaccano sempre uno alla volta e ciò sminuisce alcune situazioni.

Il combattimento invece migliora con il tempo, senza mai diventare incredibile, ma evitando la monotonia della primissima parte introduttiva. Nel prologo infatti, le combo saranno ridottissime e differenti unicamente per le animazioni mostrate, avrete solo un colpo potente non semplicissimo da mandare a segno e tutto ruoterà sulla vostra abilità di parare un attacco poco prima di riceverlo, così da deviarlo e poter contrattaccare. Andando avanti, raccogliendo potenziamenti e sconfiggendo nemici, arriveranno mosse finali, colpi stordenti, oggetti da lanciare e anche il comando per girarsi ed evitare di essere colpiti alle spalle diverrà integrato nella parata. I nemici guadagneranno varietà, ma spesso saranno in fila ad attendere il proprio turno prima attaccare. Anche se può sembrarvi inizialmente difficile, il nostro consiglio, se avete un po’ di dimestichezza con questo genere, è di iniziare a giocare alla difficoltà inizialmente più alta, chiamata Ronin. Giocato a difficoltà normale, che il gioco identifica come Bushido, i combattimenti perdono parecchio mordente e si rischia di arrivare ai titoli di coda molto in fretta. Considerate comunque che il gioco non è lungo e si può completare in 5 ore senza correre, e anche in caso di sconfitta, la ripartenza è immediata da uno dei tantissimi santuari che troverete lungo il cammino e che ripristineranno ogni volta la vostra salute.

La regia di Trek To Yomi è sempre impeccabile, rendendo l’esperienza sempre visivamente intensa.

Il problema tecnico più evidente di Trek to Yomi non è nella grafica o nel comparto tecnico generale, che invece fanno miracoli con le risorse limitate di uno sviluppatore indipendente e con una tecnica “superata” come il bianco e nero d’epoca, quanto nella gestione dei controlli. Pur dovendo gestire scontri 2D abbastanza semplici, l’input dei colpi non è sempre immediato e anche per realizzare combo consecutive di tre colpi, non basta premerli rapidamente, ma bisogna farlo con un certo ritmo, per essere sicuri di eseguire la sequenza desiderata. Per il resto non ci si può lamentare visto che la durata limitata dell’avventura permette di proporre sempre situazioni nuove e variazioni che, anche se non modificano sempre gli scontri sul piano della giocabilità, cambiano lo scenario e li rendono comunque tutti molto evocativi. Il gioco è doppiato in giapponese, ma i sottotitoli sono tutti in italiano. Infine, più che gli effetti sonori, molto classici ma funzionali, vanno menzionate le musiche, assolutamente in linea con lo stile artistico generale e in grado di rendere perfetti alcuni momenti.

I duelli sono sempre in 2D, ma la fotografia riesce a renderli sempre evocativi.

Trek to Yomi esce anche su Game Pass, ed è estremamente consigliato per tutti quelli che hanno l’abbonamento attivo. È un gioco breve ma estremamente piacevole, che probabilmente non rigiocherete per via di controlli non perfetti e di un combat system generalmente semplice. Ha però moltissimo da comunicare e farsi trasportare in quell’epoca, con quel taglio visivo, vale sicuramente il vostro tempo. Per tutti gli altri che invece devono acquistare il gioco lo consiglio a prezzo pieno solo a chi è molto appassionato di quel mondo e di quelle atmosfere. Se invece siete solo curiosi, vi consigliamo di attendere un qualche sconto prima di viaggiare nell’antico Giappone pensato da Flying Wild Hog, perché la sua giocabilità imperfetta va comunque tenuta in considerazione.

Pro
  • – Molto cinematografico
  • – Estetica incredibile
  • – Situazioni e ambienti iconici
  • – Alcuni duelli, registicamente, sono eccellenti
Contro
  • – Combat system semplice
  • – Rigido nella lettura dei tasti premuti
  • – I nemici aspettano il loro turno
  • – Ambienti da esplorare non sempre leggibili

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