Il remake che fa conoscere il classico
Se in questo periodo qualcuno nomina la parola “Remake” tutti quanti pensiamo ad un gioco soltanto. Eppure Square-Enix non si è concentrata solo sul ritorno di Final Fantasy VII e, per festeggiare i 25 anni dall’uscita giapponese, si è data da fare per creare un remake anche di Trials of Mana. Il terzo capitolo della serie, nonostante la sua età, è arrivato da noi occidentali solo l’anno scorso all’interno della Collection of Mana che comprendeva tutti e tre i giochi della saga. Il passo successivo è stato quello di realizzare un remake di quel titolo che in molti nemmeno conoscono, promettendo che questa nuova uscita sarebbe stata da considerarsi come un titolo moderno. In realtà la promessa è stata mantenuta in parte, ma il gioco che abbiamo provato è sicuramente adatto per far divertire gli appassionati.

Una delle trovate più geniali dell’originale Trials of Mana e di conseguenza di questo remake, sta nel permettere al giocatore di scegliere fin da subito la composizione del proprio party, compreso il personaggio principale che si vuole impersonare. I nostri eroi sono sei e hanno tutti un prologo e un epilogo unico ed individuale. Nella parte centrale dell’avventura gli eventi sono gli stessi, ma bisogna tener presente che vengono adattati ai personaggi che avremo scelto. Se infatti il roster degli eroi è di sei unità, solo tre potranno prendere parte ad una partita, lasciando gli altri fuori dai giochi, se non ricominciando una nuova avventura. Inoltre i cattivi del gioco sono tre, assegnati ciascuno a due eroi diversi. Tutto questo sta ad indicare che se vorrete incontrare e sconfiggere ciascuno di loro, oltre che scoprire chi siano e perché fanno quel che fanno, dovrete giocare la storia almeno tre volte, arrivando a sei nel caso vogliate indossare i panni di tutti gli eroi che avrete a disposizione. La durata complessiva di ogni avventura si assesta sulle 25 ore, quindi non si raggiunge la longevità generale di molti altri giochi analoghi, ma se iniziate a moltiplicare quel numero per le volte che vorrete iniziare l’avventura, le cose sono destinate a crescere parecchio. Inoltre, non va dimenticato l’end game, sezione completamente nuova che non solo offre nuove attività, ma permette anche di ampliare ulteriormente il numero di job che potrete attivare.

Là dove l’originale era piuttosto criptico sugli obiettivi da portare a termine o sui punti da raggiungere, chiedendo al giocatore di parlare con vari personaggi prima di capire dove andare per proseguire, il nuovo Trials of Mana si dimostra molto più amichevole e disponibile ad accompagnarci. Per questo il gioco propone fin da subito rapide schermate di spiegazioni che illustrano alcuni meccanismi, e icone a forma di stella sulla mappa che indicano il luogo da raggiungere o la persona con cui parlare. Se vorrete fare quattro chiacchiere con gli NPC potete farlo, anche se non è che diano grandi soddisfazioni, altrimenti potete puntare verso la stellina e procedere. Occhio però perché in giro per le ambientazioni sono presenti casse del tesoro e oggetti luminosi che nascondono qualche moneta per fare acquisti o veri e propri oggetti utili per la vostra missione. Infine sappiate che, anche se il canovaccio narrativo è molto classico e settato su standard degli anni ’90 (l’eroe con un passato difficile, il suo viaggio per diventare migliore e salvare il mondo e i rapporti di amicizia che instaura), si appoggia su personaggi ben delineati, permettendo alla fase centrale, altrimenti uguale per tutti, di offrirci sempre qualcosa di nuovo da scoprire su di loro. Da questo punto di vista è più che apprezzata la scelta di permetterci di giocare i vari prologhi dei personaggi secondari che avremo scelto, quando entreranno in squadra. Queste fasi sono facoltative e non permettono di mantenere gli oggetti o l’esperienza guadagnata (che sarà livellata con quella dell’eroe alla fine del flashback) ma consentono di conoscerli meglio già dalla prima run.

Il gameplay dei vari capitoli di questa serie ha sempre mostrato un’inclinazione verso l’azione, e non stupisce che Trials of Mana si appoggi su dinamiche analoghe ma ulteriormente raffinate rispetto ai suoi predecessori. I quattro tasti frontali servono per saltare, schivare con una rotolata e attaccare con colpi deboli o potenti, potendo anche eseguire basilari combo alternandoli. Al contrario di Secret of Mana, questa volta ogni eroe avrà un solo un tipo di arma, ma la personalizzazione è comunque garantita dal modo in cui lo farete progredire e soprattutto dai job (o classi) in cui lo farete specializzare. Oltre a poter assegnare punti che via via sbloccheranno abilità attive e passive, otterrete anche mosse speciali e ulteriori sblocchi che andranno ad aumentare al raggiungimento di specifici livelli. Tutto questo va ad integrarsi con i due personaggi che avrete scelto, con cui potrete combattere, alternandoli nelle aree in cui si svolgono le battaglie. Inoltre potranno essere migliorati e gestiti da un’intelligenza artificiale modesta che dimostra problemi evidenti contro i super attacchi dei boss, ma che solitamente agisce abbastanza fedelmente in base a come avrete impostato alcuni selettori che influiscono sul loro consumo di mosse speciali, magie e oggetti. Troverete nemici comuni così come boss e, nella semplicità generale del combat system, si avverte comunque una leggerezza che si adatta bene al genere di gioco proposto, anche se dopo alcune ore rende un po’ tutti i personaggi simili. Questa leggerezza non va però confusa con semplicità, poiché andando avanti non sarà impossibile incappare in qualche ostacolo più difficile di quanto si potesse pensare. In questo caso potete sempre agire sul livello di difficoltà, potendo scegliere tra quattro alternative anche all’inizio di ogni nuova avventura.

Il livello tecnico di questo nuovo Trials of Mana offre un colpo d’occhio semplice ma piacevole, riportando alla mente produzioni della scorsa generazione di console ma arricchita da una fluidità che arriva senza difficoltà a 60 fps su PC e PS4, ma che si ferma a 30 onestissimi frame per secondo nella sua versione Nintendo Switch. Forse per venire incontro all’hardware meno potente di questa console o forse per contenere i costi di una produzione che non ha la fama di altre uscite più celebri, si è scelto un comparto grafico più limitato che però ben si presta al design dell’opera originale. Non mancano purtroppo alcuni problemi grafici con texture che si caricano un po’ in ritardo e un effetto pop-up un po’ troppo marcato vista anche una quantità di dettagli e una complessità poligonale abbastanza limitate. Gli ambienti sono assolutamente statici, con pochissimi elementi con cui interagire come vasi da distruggere o forzieri da aprire. Anche le aree teoricamente open world che collegano città o punti importanti alla fine sono quasi sempre “strade” da percorrere, con un’esplorazione limitata dagli eventi o proprio dalla conformazione del passaggio. Limiti che però guidano il giocatore ma, almeno nel mio modo di vedere, non lo opprimono, direzionandolo senza farlo girare mai a vuoto. Le animazioni sono anch’esse abbastanza semplici, specie quelle che caratterizzano alcune cut scene ma, se viste pensandolo al remake di un gioco anni 90, come effettivamente è, la sensazione finale è quella giusta. Ottima la scelta di poter selezionare sia la nuova colonna sonora che quella dell’originale, così come valido è il doppiaggio in inglese e giapponese creati per l’occasione. Molto meno simpatica la scelta di non tradurre nemmeno questa uscita in italiano, anche considerando il buon numero di lingue che si possono scegliere per i sottotitoli. Alcune parole usate non sono poi sempre di uso comune e non tutti potrebbero essere in grado di comprendere ogni sfumatura presente. Non vi troverete mai bloccati o senza capire che succede se avete un’infarinatura minima di inglese, però poteva essere un bel bonus.

Trials of Mana è un remake molto più riuscito rispetto a quello del secondo celebre episodio, ma il suo essere notevole potrebbe non bastare per far capitolare chi non conosce la serie. Gli appassionati non avranno problemi a digerire una grafica onesta ma non proprio esplosiva, compensando questo limite con un gameplay legger o e dei personaggi che sanno farsi voler bene. Il tutto ovviamente senza considerare l’alta rigiocabilità dell’opera da parte di chi vuole davvero scoprire tutto quello che il gioco nasconde dietro alle sei storie degli eroi, anche se dovrà far fronte ad un bel po’ di ripetitività. Si combatte con passione inoltre, con un sistema familiare ma anche contro nemici che sanno come creare problemi garantendo una sfida che non dispiace mai. Alcune dinamiche sono ancorate al passato, così come alcune scelte di trama, ma essendo un remake bisogna anche metterle in conto (al contrario dello stravolgimento finale di un certo Final Fantasy…). Le versioni sono tutte molto simili e, anche al costo di sacrificare un po’ di frame, il mio consiglio è di puntare sulla versione Nintendo Switch se possedete questo dispositivo, visto che la giocabilità rimane altissima e che potrete giocarlo dove vorrete e senza alcun problema.
- – Sei storie da scoprire
- – Gameplay immediato…
- – Rigiocabile
- – Design fedele all’originale
- – Doppia colonna sonora (originale e remake)
- – Storia un po’ datata
- – … ma anche semplice
- – Diversi problemi tecnici minori
- – Niente italiano
