Gestire un ospedale tra dinosauri e portali temporali
Negli anni 90’ l’azienda inglese Bullforg se ne uscì sul mercato con Theme Hospital, un gestionale che dietro alla sua facciata buffa e spensierata, nascondeva un’anima molto complessa e profonda, gestibile attraverso un’attenta pianificazione di entrate e uscite. Due anni è arrivato su PC Two Point Hospital, il suo sequel spirituale sviluppato dalla nuova etichetta Two Point Studios che però vanta molti veterani proprio dell’originale Bullfrog. Nel frattempo, in questo twist di situazioni e di ruoli, il gioco è arrivato anche su console e si è espanso che vari DLC che hanno chiamato in causa alieni e big foot, finendo con Tempo al Tempo (in originale A Stitch in Time) che, indovinate un po’, ci chiede di curare pazienti attraverso il continuum spazio temporale e, di fatto, di costruire ospedali in tre diverse epoche storiche.

Non avendo mai avuto la fortuna di trattare Two Point Hospital sulle nostre pagine, è il caso di presentarlo come si deve in questo articolo che vi parlerà dunque sia del gioco base, sia della sua nuova espansione. Il nostro compito principale in questa affascinante produzione sarà quello di far crescere la nostra società costruendo sempre più ospedali sulla mappa di una fittizia regione che ci propone ogni volta scenari e strutture diverse e con sempre più requisiti. Ogni nuova zona si conquista ottenendo almeno una stella su tre con l’ospedale precedente, ma se la primissima mappa serve da tutorial, per capire come costruire una struttura semplice ma funzionale, dalla seconda vengono introdotte nuove stanze diagnostiche e nuovi lotti di terra da acquistare per ampliare il proprio ospedale. I medici, le infermiere, gli assistenti e gli inservienti gestiscono in autonomia la loro routine, ma sarete voi a dover scegliere chi assumere in base alle loro specilizzazioni e alle loro abilità. Preferite pagare di più per un’infermiera specializzata nel lavoro in farmacia o su una sua collega che però rende più felici i pazienti? Un inserviente che sa scacciare i fantasmi dei pazienti deceduti o uno che sa migliorare le apparecchiature? Queste e molte altre scelte spetteranno a voi, potendo poi comunque gestire i compiti da alcuni menu anche piuttosto intuitivi.

Molta importanza è poi data anche alla creazione delle stanze, dai bagni fino allo “Spadellatore”, uno strumento che serve per togliere le padelle dalla testa dei pazienti. Ogni stanza ha un costo, una dimensione minima e alcuni strumenti necessari per renderla operativa. Se poi vorrete arredarla con una pianta, piuttosto che con un quadro, una libreria o oggetti più stravaganti, lo potrete fare innalzando il suo prestigio e quindi la sua efficacia sia in termine di cura, sia in termini di minore energia richiesta al medico che ci lavora. I controlli si dimostrano eccellenti su PC grazie all’uso del mouse, emulato su console da un cursore che si muove con gli analogici ma anche, ovviamente, più macchinoso da usare. La navigabilità è comunque ottima, così come le operazioni da compiere per creare le stanze, per posizionare e girare gli oggetti, ma anche per “raccogliere” il personale dell’ospedale e mandarlo in una stanza specifica. Possiamo spostare i pazienti in coda, possiamo selezionare compiti prioritari agli inservienti e anche scegliere quale medico può agire in una specifica stanza, evitando per esempio che uno psichiatra finisca a lavorare in medicina generale, lasciando scoperto il suo studio e i relativi pazienti in coda.

I vecchi giocatori che avevano amato Theme Hospital saranno quindi a casa con un gioco che fa di tutto per emularlo e, allo stesso tempo, migliorare le dinamiche che oggi sarebbero viste come poco attraenti. Dopo aver impostato la propria struttura e mentre si attende che certi step vengano completati dal proprio staff, è bello vedere le interazioni che si creano nell’ospedale, con pazienti che vanno e vengono, dottori che operano e vanno in pausa, altri che corrono in bagno o che si comprano da mangiare e da bere dai distributori. Osservare il microcosmo che si è creato diventa una parte molto piacevole. Ad aumentare questa piacevolezza ci pensa lo humour sempre presente, ottimo quando si deve trattare un tema delicato come quello ospedaliero, specie in un periodo complesso come questo. Ecco quindi che dallo strizzacervelli vedremo arrivare pazienti emuli di Freddy Mercury, con tanto di baffoni, giacca di pelle gialla e la sua tipica camminata da palcoscenico. Ci saranno pazienti con una lampadina al posto della testa che andrà letteralmente svitata e sostituita da una testa nuova, così come ci saranno malattie graficamente meno complesse che prevedono puzze e quant’altro. Se l’idea era quella di creare un gestionale divertente e profondo, capace di far divertire e di farci avviare il gioco anche a distanza di tempo, la missione è completamente riuscita, a patto di avere nel sangue un po’ della visione folle e originale dei suoi creatori e di volersi approcciare ad un titolo gestionale, pressocché privo di azione.

Con tutte queste qualità, migliorare Two Point Hospital è francamente difficile. Per questo motivo i DLC che sono arrivati in seguito all’uscita non hanno mai snaturato le dinamiche, limitandosi ad aggiungere qualcosa di nuovo che andasse ad arricchire la formula. Anche perché con prezzi che si aggirano sui 9 euro, non si poteva chiedere chissà quali stravolgimenti e modifiche. Con A Stitch in Time gli sviluppatori si sono comportati come in passato, aggiungendo elementi senza però cambiare davvero nulla. Il viaggio nel tempo con il nuovo “ierizzatore” altri non che un modo per farci costruire ospedali anche nell’era preistorica, nel medioevo e nel futuro, con alcune simpatiche variazioni alle malattie già conosciute come per esempio la disfunzione rettile, che vede il malato vestirsi da dinosauro. Ci sono eventi specifici in base all’epoca, come per esempio eruzioni vulcaniche nella preistoria o tempeste temporali. Ci sono poi portali da piazzare per rimandare i malati nelle loro epoche d’origine, però la loro gestione non è affar nostro, bensì un ulteriore passaggio compiuto dal nostro staff prima di poter considerare il paziente curato. L’idea insomma è più promettente della realizzazione effettiva, rendendo la dinamica bella da vedere ma un po’ troppo passiva agli occhi del giocatore. Ci potremo godere tre nuovi modi di vedere e gestire gli ospedali ma, in fin dei conti, non cambierà davvero il nostro modo di giocare.

In qualità di gestionale Two Point Hospital e il suo DLC si comportano ottimamente anche su PC di fascia medio – bassa, potendo gestire il via vai di pazienti e dottori senza difficoltà anche su una macchina come Nintendo Switch. Al di là della sua grafica semplice ma azzeccata, è lo stile il suo punto forte, con animazioni divertenti e spassose anche quando bisogna mostrare un inserviente che rimette in sesto un gabinetto. La varietà degli oggetti con cui abbellire e “potenziare” le stanze è davvero alta, così come alcune trovate che attingono a piene mani dalla cultura pop. A tenerci compagnia avremo sempre un consigliere che ci darà suggerimenti sul da farsi, oltre a opzioni per migliorare il nostro ospedale, piuttosto che sfide da completare per ottenere denaro e Prestigio, moneta con cui sbloccare oggetti sempre più validi. Anche se i dialoghi sono in inglese (e alcune battute che escono dagli altoparlanti sono davvero spassose, ma vanno capite), tutti i testi sono invece tradotti in un ottimo italiano. Completa il quadro una radio che trasmette musica originale pensata per il gioco, che comunque intrattiene e rende le partite molto piacevoli anche per le vostre orecchie.

A Stitch in Time, l’ultimo DLC di Two Point Hospital, andrebbe preso in considerazione da tutti quelli che ne vogliono ancora ma che non cercano significative variazioni. Si poteva osare di più, ma il risultato è comunque valido, specie per la manciata di euro richiesti. Molto più entusiasta è invece il nostro responso sul gioco base, quel sequel che molti giocatori di vecchia data aspettavano per uno dei migliori gestionali degli anni ’90 (e oltre). La creazione del proprio ospedale è semplice e intuitiva grazie a menu e azioni di facile comprensione, ma rimane intatta la difficoltà generale del gestire una struttura che man mano sarà sempre più grande e che richiederà sempre più attenzione per farla funzionare al meglio. La cosa divertente è che anche quando le cose andranno male, sarà comunque buffo vedere le interazioni che si vengono a creare e che rendono particolarmente vivo questo strambo ambiente ospedaliero.
- – Theme Hospital 2.0
- – Facile iniziare, difficile da padroneggiare
- – Controlli intuitivi e semplici
- – Le interazioni tra staff e pazienti
- – Umorismo riuscito e mai pesante
- – Con A Stitch in Time si aggiungono tre epoche storiche
- – Dovete amare i gestionali
- – Andando avanti la sfida si fa molto tosta
- – Con le dinamiche di A Stitch in Time si poteva osare di più
