Volgarr The Viking – Recensione

Difficile e’ il suo secondo nome

Nel mese di novembre si è reso disponibile su Xbox One Volgarr the Viking, un platform/adventure ad ambientazione fantasy che guadagna senza alcuna fatica il titolo di gioco più difficile attualmente presente tra quelli del catalogo Games with Gold della nuova console Microsoft. Sviluppato da Crazy Viking Studios, il titolo vuole riportare le lancette del’orologio all’epoca d’oro dei 16 bit, proponendo un comparto tecnico volutamente retrò e meccaniche estremamente semplici da imparare, calate però in una serie di livelli che definire diabolici sarebbe poco. Come possiamo notare fin dal primo avvio, la narrazione che vede protagonista il vichingo Volgarr riportato dal regno dei morti da Odino con lo scopo di eliminare definitivamente demoni e titani, non è certo l’apice della produzione. L’aspetto narrativo è un elemento decisamente trascurato dai sviluppatori, i quali hanno preferito concentrarsi su come rendere difficile la vita del giocatore.

Il gameplay è rimasto fedele a quello dei giochi a cui si ispira: Volgarr avrà un attacco base con la spada (pulsante X), la possibilità di tirare una lancia premendo il tasto B e il salto (tasto A). La lancia viene utilizzata anche per essere infilzata nelle pareti e creare ulteriori piattaforme utili spesso per proseguire. Inoltre il vichingo può eseguire un doppio salto e una schivata che serviranno sia per difendersi dai nemici, sia per attraversare alcuni punti specifici. Il bestiario che dovrà affrontare il protagonista è piuttosto vario, ma più che la sua varietà grafica e cromatica, sarà la sua disposizione a creare i grattacapi maggiori. I nemici, insieme alle numerosissime trappole e precipizi presenti in ogni livello, rappresentano un mix letale che ha come unico scopo quello di far morire il giocatore più e più volte, tra cadute rovinose e nemici che sbucano dal nulla. Se poi avrete l’ardimento e la determinazione per arrivare ad uno dei boss, sappiate che dovrete studiare attentamente i loro pattern d’attacco prima di poterli sconfiggere o anche solo ferire.

Per agevolare almeno in parte i giocatori, lungo gli stage sono presenti dei forzieri che offrono power up che migliorano l’equipaggiamento di Volgarr, offrendo anche qualche difesa extra contro i colpi subiti. Peccato che dopo aver ricevuto un attacco nemico, alcuni di questi power up vengono distrutti, obbligando il giocatore a proseguire senza. La difficoltà fin qui espressa è un elemento che da quando i videogiochi sono diventati per la massa e non più per i giocatori è rimasta spesso nell’ombra. Da giocatore iscretamente esperto, non ho alcuna remora in una bella sfida, ma in questo caso il problema risiede nell’eccessiva punizione dopo l’ennesimo fallimento (magari dovuto ad un sistema di salto estremamente rigido e anche piuttosto macchinoso): dover ricominciare dall’inizio dello stage ogni volta che si muore non è un’idea estremamente brillante (anche in Ghosts ‘n Goblin esisteva un checkpoint di metà livello!), poiché obbliga il giocatore a ripetere sezioni che molto spesso si affrontano come la pratica poco divertente del “trial & error”. Il gioco salva solo alla fine di ogni mondo e quindi solo dopo aver sconfitto un boss, ma per molti giocatori potrebbe risultare noioso, se non proibitivo, anche solo superare il primo. Se però considerate che alcuni giocatori hanno completato il titolo in appena 30 minuti, potreste capire come la difficoltà sia il modo migliore per nascondere una longevità globale che si basa su di essa più che sul numero di livelli presenti.

Il comparto grafico è decisamente retrò essendo a 16 Bit. Le ambientazioni, abbastanza varie, non sono brutte da vedere, ma potevano essere realizzate con un numero di dettagli maggiore e con uno stile sicuramente più moderno, pur mantenendo quello scelto (vedi Shovel Knight). Stesso discorso per il comparto sonoro che non presenta picchi memorabili, basandosi su temi che strizzano l’occhio a produzioni hollywoodiane di quel periodo, ma senza riuscirci in pieno.
In conclusione, come avrete capito dall’articolo, Volgarr the Viking non è un gioco adatto a tutti a causa della difficoltà veramente elevata che lo contraddistingue, capace di frustrare anche i giocatori che ricordano con nostalgia le meccaniche viste in passato. I neofiti scappino dunque a gambe levate, mentre i giocatori più testardi e pazienti, potranno cimentarsi in un gioco che andrebbe comunque affrontato con una bella tazza di camomilla.

Pro
  • – Difficoltà molto elevata
  • – Gameplay solido
  • – Design dei livelli ben strutturato e volutamente reso sadico dai sviluppatori
Contro
  • – Scenari un po’ sottotono
  • – Difficoltà troppo elevata per i giocatori meno esperti
  • – Il comparto sonoro è caratterizzato da poche musiche

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