Prima di iniziare a provare il nuovo WWE 2K20 avevo già iniziato a pensare cosa avrei potuto scrivere in questo articolo. L’idea originale era quella di mettere subito in evidenza la voglia di inserire come novità di punta il mondo delle lottatrici, ma dopo il primo avvio e dopo le lamentele che il popolo dei videogiocatori ha scatenato contro il lavoro di Visual Concepts, ho capito che i problemi di questa edizione non si sarebbero limitati alla visione solitamente “maschile” di intendere questo sport.
Se fate un giro online in questi giorni troverete video di bug assurdi, rimborsi effettuati ai giocatori scontenti del gioco e in generale una situazione piuttosto complicata per 2K Sports. Alcuni videogiocatori talvolta esagerano e non c’è modo di farli ragionare, ma in questo caso è difficile capire cosa sia andato storto dopo un’edizione 2019 che ha fatto egregiamente il suo lavoro, pur portandosi dietro le solite problematiche di sempre. Le modalità ci sono tutte anche stavolta ed è anche stato aggiunto un tipo di match con 8 lottatori (prima il massimo era 6) e il tag misto che vede un lottatore è una lottatrice combattere contro altri due avversari. I problemi iniziano ad emergere però già dal menu di scelta delle Superstar, con versioni di singoli personaggi che differiscono giusto per i dettagli dei capelli e dei vestiti, e per una realizzazione generale che ci sembra meno dettagliata del solito, anche per le figure più famose. Il roster è immenso e comprende quasi 240 personaggi tra lottatori e lottatrici, ma il downgrade è evidente. Se già i bug rendono problematiche alcune situazioni, questo peggioramento complica ulteriormente la situazione.

Le modalità presenti non hanno subito particolari evoluzioni. Il WWE Universe rimane immutato, completamente personalizzabile in ogni aspetto e praticamente infinito, ma carente di novità che possano coinvolgere i giocatori che lo hanno sempre lasciato un po’ in disparte. Tornano le Torri 2K che offrono sfide tematiche in sequenza con l’obiettivo di ottenere quante più stelle possibili e poi ci sono le due modalità che dovrebbero rappresentare il piatto forte della serie: la nuova carriera e il 2K Showcase.
Iniziando a parlarvi della carriera sappiate che quest’anno ne gestirete due contemporaneamente: una per un lottatore e l’altra per una lottatrice. Dopo aver creato entrambi attraverso un sistema semplice ma allo stesso tempo completo e piuttosto veloce, potrete affrontare vari combattimenti che, in qualità di flashback ci fanno percorrere gli avvenimenti che li hanno portati nella Hall of Fame. I due protagonisti potranno combattere anche in ulteriori Torri 2K e ottenere punti potenziamento extra da spendere in un grande albero delle abilità che migliorerà le loro statistiche e aggiungerà tecniche extra al loro repertorio. Tutto bene quindi? Purtroppo no, per via di una scrittura della storia troppo semplice e soprattutto per una “recitazione” resa imbarazzante da animazioni e modelli poligonali che non rendono giustizia ai veri lottatori coinvolti e nemmeno alle scorse edizioni del gioco, più rifinite e capaci di ricreare molto meglio le tante situazioni proposte.

Il 2K Showcase, così come il resto del gioco, si porta dietro le grosse limitazioni hardware appena menzionate, ma deve anche fare i conti con la scelta di aver dedicato questa amata modalità al mondo del wresting femminile. Dopo averci fatto rivivere le carriere di personaggi come Daniel Bryant e Stone Cold Steve Austin, quest’anno ci viene chiesto di vivere la scalata al successo delle Four Horsewomen, al secolo Bayley, Becky Lynch, Charlotte Flair (figlia del mitico Ric Flair) e Sasha Banks. Pur presente nel roster dei precedenti WWE 2K, il mondo del wresting femminile non ha mai coinvolto il videogiocatore medio, facendogli preferire i più celebri atleti maschi. Trovarsi quindi a vivere match in cui è più difficile immedesimarsi, può rendere meno interessante del previsto questa modalità che comunque si dimostra curata e allo stesso livello produttivo delle precedenti versioni. Ci sono spezzoni di video dal vivo, ci sono interviste alle protagoniste con tanto di sottotitoli in italiano e ci sono i match a obiettivi in cui bisogna eseguire obiettivi specifici che si basano su accadimenti realmente avvenuti. Se apprezzate i match al femminile vi piacerà anche questo 2K Showcase, altrimenti potrebbe sembrarvi un ulteriore motivo di scetticismo in un titolo già piuttosto problematico.

Senza girarci intorno, il comparto tecnico di WWE 2K 20 è un bel pasticcio. La modellazione poligonale degli atleti è inferiore rispetto al solito è ciò si evidenzia nei volti che, specie per le signore, le rende ancor meno riconoscibili. Le animazioni sembrano quello di sempre e anche il combat system rimane ancorato alle recenti uscite, più tecniche ma anche più lente. Il risultato dà luogo a match più caotici e confusionari, così come altri in cui si cerca di destreggiarsi con prese più o meno dedicate, finendo per picchiarsi con il complesso sistema di controllo più che con l’avversario. Qualche tasto, come per esempio quello delle contromosse è stato ora modificato facilitando leggermente questa pratica, ma dopo aver fatto un po’ di pratica col alcune combinazioni di tasti prima assenti, vi accorgerete che si lotta nello stesso modo di un anno fa, con in più le anomalie di questa edizione. Talvolte i colpi e le prese vanno a vuoto anche quando non dovrebbero anche attivando il sistema di aggancio che non sembra proprio tarato al meglio, specie nelle situazioni con più bersagli. Sarebbe stato meglio un approccio più arcade, ma avendo scelto di “simulare” questo mondo, le numerose imprecisioni saranno davvero difficili da digerire. Se la cava bene invece l’audio, con un po’ di tracce che ci tengono compagnia nei menu e musiche originali nelle entrate, supportate dalle urla del pubblico. Simpatico ma da arricchire il commento ai match.

WWE 2K20 è forse l’uscita più problematica di sempre per questa serie. Dietro alla scelta coraggiosa di dare lustro al mondo del wresting femminile avremmo voluto un titolo che rendesse giustizia a questo Sport Entertainment attraverso i dettagli e ad una cura maniacale. Invece questa edizione non solo si porta dietro i soliti problemi di sempre, ma fa anche diversi passo indietro per quanto riguarda il comparto tecnico e la pulizia del codice, rendendo più grezzi i modelli delle superstar e dando l’impressione che l’uscita sia stata forzata più da scadenze da rispettare che dalla volontà di rilasciare un buon titolo. Tutti quelli che lo hanno provato, noi compresi, stanno ora aspettando la patch che è già stata promessa e che dovrebbe migliorare la situazione. Non ci aspettiamo un miracolo, però i lottatori che sprofondano nel ring e gli arbitri che si spalmano a terra sarebbero da evitare. In questa situazione, pur senza avversari diretti, il suo più grande nemico in fatto di vendite risulterà l’edizione 2019, molto simile in fatto di contenuti ma migliore per quanto riguarda il comparto grafico e la pulizia in generale. Il prossimo anno ci aspettano le nuove console e allora vedremo se lo scivolone di quest’edizione è avvenuto per colpa degli sforzi che già coinvolgono la prossima uscita o se in casa 2K Sports devono proprio ripensare questa serie dalle fondamenta.
- – Roster enorme
- – Tanti tipi di match
- – Scontri fino a 8 lottatori
- – Tante modalità
- – Pieno di bug e glitch
- – Graficamente scarso
- – Non a tutti interessa il wrestling femminile
- – Carriera divertente ma scombinata
