Se ci seguite da qualche tempo dovreste sapere quanto siamo affezionati alla serie Yakuza. Originariamente nata seguendo i passi del mitico Shenmue (tra l’altro recentemente tornato sulle nostre console), l’epopea criminale di Kazuma Kiryu ci ha sempre affascinato, specie negli ultimi anni che tra nuovi capitoli come Yakuza Zero e Yakuza 6 e remake come Yakuza Kiwami, ha saputo farsi amare anche dal pubblico occidentale dall’occhio più lungo. Dopo il successo del primo rifacimento, ecco farsi avanti anche Yakuza Kiwami 2, remake di uno dei capitoli più amati in assoluto e portatore di novità interessantissime sia per i nuovi arrivati che per chi lo aveva già giocato su PlayStation 2 circa dieci anni fa.
Per una volta ritengo che non serva parlarvi della trama. Posso dirvi che è fantastica, posso dirvi che è un po’ meno arzigogolata di altre viste in passato e che stavolta c’è un cattivo dichiarato da odiare senza tanti complimenti, ma sul suo sviluppo preferisco tacere visto che è stata scritta con una tale cura e una tale passione che sarebbe un peccato aggiungere altro. Chi decidesse di iniziare da questo numero 2 saltando il primo Yakuza Kiwami, potrà assistere ad un riassunto fornito dal gioco stesso, subito dopo aver mosso i primi passi, così da essere informato dei fatti precedenti per poi iniziare a vivere quelli attuali.

Già che ci sono posso solo dire ai veterani che è stato tagliato un pezzetto molto piccolo verso il finale sacrificando alcuni dettagli di poco conto per ottenere una maggiore fluidità in termine di eventi, ma non c’è davvero nulla di cui preoccuparsi: tutte le battaglie, le sequenze d’azione e le situazioni in cui vi imbatterete saranno lì ad aspettarvi, offrendovi una qualità grafica di altissimo livello che beneficia dello stesso motore grafico di Yakuza 6.

Questo upgrade tecnologico ha permesso di sfoderare gli artigli anche durante i tanti combattimenti che affronterete. Come saprà chi ha giocato al capitolo conclusivo della serie, ora le lotte con i teppisti che incontrerete possono avvenire anche nei negozi e in luoghi che nella versione originale erano considerati come safe zone. Questo porta con sé tutta una serie di nuovi Heat Action che prevedono mosse speciali dolorosissime che sfruttano tutto quello che il negozio di turno può offrire. Anche quando si combatterà per strada noterete le differenze derivate da Yakuza 6, con l’eliminazione degli stili di combattimenti inseriti in Zero e nell’originale Yakuza Kiwami per venire incontro ad un sistema che beneficia maggiormente di mosse che possono essere caricate e altre eseguibili attraverso armi da mischia, ora più presenti che mai. Il risultato è eccellente, forse ancora migliore di quanto visto in Yakuza 6, con un numero di possibilità superiore che sfocia in devastanti Heat Action.
All’inizio le combo effettuabili con i tasti quadrato (colpi standard) e triangolo (colpi potenti) sono pochine, ma andando avanti, attraverso il sistema di crescita già visto nel sesto capitolo, si sbloccano tutta una serie di variabili che garantiscono combattimenti in cui si è spronati a non premere pulsanti a caso. Inoltre ho trovato molto più utile che in passato il dorsale dedicato alla parata, tecnica difensiva che viene usata spesso anche dai nemici. I tre livelli di difficoltà poi garantiscono una sfida adatta alle proprie esigenze, con quella “difficile” che obbliga a gestire i combattimenti in modo estremamente attento. Il nostro consiglio è di iniziare a difficoltà “normale” per poi passare a quella superiore solo se ne sentite il bisogno.

La natura da picchiaduro a scorrimento di Yakuza Kiwami 2 in tre dimensioni non prevede che piccole pause tra scazzotatte, cut scene e minigame mentre si esplora il mitico quartiere di Kamurocho e quello di Sotembori, già visitato nel capitolo Zero nei panni di Majima Goro. Proprio questo personaggio tanto amato ha guadagnato molto più spazio in questo remake, diventando anche giocabile per farci vivere una sua breve storia dalla durata di circa due ore in cui tornano vecchi personaggi. Il suo uso in combattimento permette poi di variare gli scontri, sfruttando una maggiore rapidità e il suo fidato coltello che tante ne combina nelle Heat Action.
Questo servirà anche a spiegare come sia finito a gestire un’impresa di costruzioni, attività che ci porta al nuovo Clan Creator. Già visto in Yakuza 6, questo grande minigame ci chiede di affrontare una guerra tra i dipendenti della Majima Construction e chiunque si voglia impossessare di Kamurocho Hill. Le battaglie si svolgono in stile RTS, in modo analogo a quanto visto nel sesto capitolo, ma non mancano alcune piccole variazioni che lo rendono sufficientemente diverso. Inoltre i personaggi da poter reclutare possono essere quelli che avete aiutato con una delle tante side quest, piuttosto che persone reclutate tramite volantini, con il risultato di poter ottenere unità con abilità speciali di vario tipo da attivare con il denaro raccolto nella rissa e successivi cooldown. Il fatto che poi dietro a questo minigame (non tanto mini…) ci sia una storia, lo rende davvero grandioso.

Anche chi cerca minigame più classici non rimarrà a bocca asciutta: quanto di buono visto in passato ritorna, tra karaoke, baseball, freccette e ovviamente cabinati arcade che questa volta pescano due classici come Virtua Fighter 2 e Virtual-On. Anche a queste attività si legano missioni secondarie che possono attivarsi dopo un high-score o dopo eventi specifici, rendendo anche un semplice passatempo, un modo per scoprire qualcosa di nuovo sul ricco e variegato mondo di gioco. Inoltre è stato ripensato e migliorato il minigame del Cabaret Club, in cui si devono gestire gli incontri tra le ragazze del vostro club e gli avventori, tenendo conto di diversi aspetti. Questo gestionale è sicuramente ben fatto e rifinito rispetto al passato ma non mi ha preso come il già nominato Clan Creator; comunque chi si è appassionato alla versione presente in Yakuza 0, spenderà volentieri altre ore di gioco grazie anche ad una ulteriore storyline.

Pur basandosi sul Dragon Engine che già muoveva il sesto capitolo, Yakuza Kiwami 2 migliora sensibilmente l’impatto globale, eliminando alcune lievi scalettature e soprattutto aumentando la fluidità generale che ora si assesta sui 30 fps costanti. Il numero di passanti in strada è aumentato e la modellazione poligonale è sempre su ottimi livelli anche quando si tratta di semplici comparse. Sui personaggi principali, Kiryu in primis, si è svolto un lavoro eccellente, aumentando le animazioni presenti e rendendole in ogni momento incredibilmente fluide. A volte nei combattimenti la telecamera si dimentica di inquadrare alcuni nemici e va un po’ in palla mentre si cerca di risistemarla manualmente quando si è vicini a muri od ostacoli, ma a parte quell’attimo di straniamento, tutto ritornerà subito sotto il vostro controllo.
Visto il tipo di gioco che Yakuza rappresenta, bisogna far notare l’abilità registica degli sviluppatori che hanno ricreato sequenze mozzafiato usando inquadrature davvero ispirate: l’epicità degli scontri e, in generale, degli eventi deriva anche da questi accorgimenti che si soffermano ora sul volto dettagliatissimo di Kiryu, ora su un gesto o un movimento. Di sicuro “è tutto molto giapponese”, ma per un gioco del genere mi sembra anche il minimo. Per quanto riguarda il sonoro abbiamo invece musiche ben ritmate e diversificate che accompagnano ogni momento della storia, così come ogni singolo minigame, mentre il doppiaggio rimane, come da tradizione, unicamente giapponese. I sottotitoli invece continuano a snobbare l’italiano, proponendo un inglese non sempre semplicissimo ma in linea con quanto visto nei precedenti capitoli.

Yakuza Kiwami 2 è uno spettacolare remake per uno spettacolare episodio. Il rifacimento grafico di alto livello avrebbe fatto felici i suoi fan e tutti quelli che se lo sono perso all’epoca, ma l’inserimento di così tanti contenuti extra non presenti nell’originale e il rinnovato sistema di combattimento ancora fresco dell’episodio 6, hanno dato nuova linfa ad un titolo che diventa semplicemente imperdibile per chi segue da sempre a saga, ma soprattutto per chi l’ha scoperta recentemente grazie alla grandiosa operazione portata avanti da SEGA per proporre nuovi capitoli, uniti a remake di classe. Se le precedenti uscite non vi hanno convinto non c’è nulla da fare, ma chi ama il videogame giapponese nelle sue forme più epiche e esagerate, pur senza farsi mancare momenti incredibilmente scemi, anche stavolta ha un appuntamento con il Drago di Dojima.
- – Storia ottima
- – Combattimento raffinato dal 6 capitolo
- – Attività collaterali ovunque
- – Il nuovo Clan Creator è eccellente
- – Grafica, regia e sonoro azzeccatissimi
- – Per qualcuno sarà troppo “giapponese”
- – Sottotitoli e menu solo in inglese
