Yakuza: Like a Dragon – Recensione

Cambiare tutto, rimanendo se stessi

La serie di Yakuza ha sempre saputo come emozionare. Sei capitoli ufficiali, un prequel, uno spin-off a tema zombie e poi Judgement, ulteriore episodio che dimostrava quante storie si potessero incastrare in una mappa relativamente piccola come quella di Kamurocho. Con la bellissima chiusura delle avventure di Kazuma Kiryu, Yakuza: Like a Dragon – che in Giappone viene identificato con i numero 7 – qui in occidente perde la numerazione per dichiarare il suo intento di proporre qualcosa di completamente nuovo. Il suo obiettivo è di coinvolgere tutti quei giocatori che vogliono entrare in un mondo che miscela ironia e situazioni bizzarre insieme ad una grande profondità narrativa che sa toccare le corde giuste.

Per una volta non vogliamo raccontarvi nulla della storia. Ogni piccola notizia relativa a quello che accade, anche nei primissimi capitoli, sarebbe una cattiveria nei confronti di chi comprerà il gioco. Fin da subito si assiste ad una sceneggiatura che racconta gli avvenimenti in modo esemplare, forse un po’ lenta nel voler caratterizzare personaggi primari e secondari e situazioni specifiche della cultura giapponese, ma utile per rendere credibile il mondo di gioco, comprese le sue follie. Quello che però vogliamo dire a tutti quelli che ritenevano insuperabile il vecchio protagonista della serie, è che il nuovo Ichiban Kasuga, pur diverso dal predecessore, possiede uno spessore e una caratterizzazione che lo rendono perfetto sia nelle situazioni più serie che in quelle più leggere. È più scherzoso di Kiryu ma non smette mai di essere un uomo giusto e positivo, nonostante il suo ruolo all’interno della mafia giapponese. Sembra un controsenso, ma bastano i primi minuti in sua compagnia per tifare per lui e rendere l’intera esperienza un viaggio da affrontare insieme ad un grandioso personaggio digitale.

I temi che affronteremo in Yakuza: Like a Dragon sono molto simili a quelli visti in passato, ma tradotti in modo diverso grazie a quello che accadrà ad Ichiban. Ci sono l’onore, la tradizione e la fedeltà al proprio Clan, ma c’è, più forte che mai, anche il concetto del legame tra padre e figlio. Lo si vede dalle prime battute e lo si scopre in modo sempre più profondo, attraverso colpi di scena che sanno anche spiazzare e rendere la storia sempre più intrigante. Non mancano nemmeno episodi in cui ci si approccia alle situazioni dei senza tetto, mantenendo un tatto è una scrittura davvero ottima. Dietro a questa serietà che fa davvero bene alla vicenda, risiedono poi tutte le stramberie tipiche della serie, viste più volte all’interno dei trailer con corse di go-kart, cabinati arcade di SEGA che comprendono classici del passato più o meno recente, karaoke e tutti quei minigiochi che, oltre a spezzare l’azione della trama, porteranno al personaggio incrementi di caratteristiche come bontà, ardore e acume. Queste e altre statistiche ci introducono alla vera grande novità di questo nuovo Yakuza, basata sul suo gameplay.

Nei panni di Kiryu abbiamo fatto a pugni con un sacco di nemici e boss. La stessa cosa avverrà puntualmente anche con Ichiban, ma la differenza enorme sta nel fatto che ora non combatteremo in tempo reale, ma attraverso un sistema che abbraccia in tutto e per tutto i giochi di ruolo giapponesi a turni. Quando incontrerete un gruppo di malviventi (e succederà spesso) il nostro protagonista si comporterà come se avessimo di fronte un classico Dragon Quest, titolo citato specificatamente da Ichiban proprio per spiegare ad un altro personaggio perché lui combatte così. L’attacco standard è fatto di una combo di tre pugni, che può diventare un “critico” se nei paraggi c’è un oggetto come una bicicletta, una poltrona o un cono stradale che il nostro impugnerà in automatico per fare più danni al proprio bersaglio. Ci si può difendere con un tasto, cercando il giusto tempismo per una parata perfetta in grado di ridurre i danni subiti, e poi ci sono le tecniche, mosse speciali che consumano uan sorta di mana, ma che sono in grado di fare parecchi danni o di offrire bonus per chi le usa e malus a chi le subisce. In un gioco ambientato nel mondo reale, è estremamente buffo vedere che durante i level up esiste anche il parametro magia, statistica che stavolta viene tradotta in abilità che richiamano quelle di JRPG famosi, adattandola al contesto.

Tutte queste caratteristiche assumono grande valore quando la storia entrerà nel vivo all’inizio del terzo capitolo. Arrivati a Yokohama, la nuova area in cui si svolgerà gran parte del gioco dopo l’inizio nella storica Kamurocho, avremo modo di conoscere una nuova ambientazione che ci accoglierà con la solita cura che Yakuza mette da sempre nel suo design. Storie secondarie assurde, meccaniche inedite di cacce al tesoro, luoghi da scoprire e in cui avventurarsi insieme al proprio party. Abbandonando il combattimento in tempo reale, Yakuza: Like a Dragon inserisce nella storia personaggi che diventeranno parte della squadra di Ichiban, con caratteristiche speciali e mosse che li rendono unici, esattamente come i membri di un classico party JRPG. Il burbero Nanba, l’ex poliziotto Adachi e la gioviale Saeko sono tutti personaggi caratterizzati a meraviglia e in grado di offrire una personalizzazione notevole grazie alla possibilità di cambiare lavoro. Lavoro che in questo Yakuza è un po’ il Job che si può cambiare nei JRPG fantasy. Anche questi salgono di grado e possono effettivamente cambiare la build dei personaggi, permettendoci di scoprire sempre nuove e pazzesche abilità, oltre che modellare la squadra in base alle nostre esigenze. Non tutte le dinamiche JRPG funzionano come in un qualunque, rodatissimo Dragon Quest, con una gestione dei combattimenti su cui si può lavorare ancora per perfezionarla, però già il fatto che funzionino fin da questo primissimo tentativo, non è una cosa da sottovalutare.

Abbiamo provato Yakuza: Like e Dragon unicamente su Xbox Series X, ma il gioco è disponibile sia in versione Xbox One che su PlayStation4. Curiosamente, visto il legame fortissimo che ha sempre unito la serie alle piattaforme Sony, il gioco arriverà per PlayStation 5 solo nei primi mesi del prossimo anno, lasciando, per ora, l’esclusiva next-gen su Xbox Series X e Series S. La pulizia grafica è totale e muoversi per le strade con la fluidità di oltre 60 frame per secondo è fenomenale. In questo modo ci si gode al massimo tutte le animazioni, così come gli effetti speciali che saltano fuori durante i colpi più potenti. Le cinematiche sono eccellenti per regia e recitazione, con espressioni facciali esageratamente reali, anche quando estremizzate. Talvolta possono essere così lunghe da far partire l’oscuramento dello schermo della console se non agirete sul pad, ma fanno parte dell’esperienza genuina e caratteristica della serie. I caricamenti sono invece un lontano ricordo, tanto che è impossibile leggere i consigli che appaiono e scompaiono durante queste schermate, pensate probabilmente per la old-gen. Nulla da dire nemmeno sulla parte audio e sulla traduzione. Il gioco è stato doppiato anche in inglese, ma la nostra preferenza è stata tutta per il giapponese, lingua che effettivamente parlano i protagonisti, visto il contesto. La cosa fantastica è che, dopo lo spin-off Judgement, questo è il primo capitolo ufficiale della serie ad avere la traduzione in italiano di tutti i testi, rendendola finalmente accessibile a chiunque. Musiche ed effetti sonori sono anch’essi di altissima qualità, con tracce che passano da epiche a buffe, senza risentire mai del cambio di registro.

Yakuza Like a Dragon è un capitolo di rottura con il passato per il cambio di protagonista e per il cambio di gameplay, ora basato su dinamiche JRPG classiche. Eppure è ancora riconoscibile la sua natura fatta di criminali dal cuore d’oro, da storie complesse e dall’analisi di una cultura giapponese stratificata e molto profonda. Si possono picchiare i teppisti con mosse esagerate e folli, ma riuscire a far coesistere realtà e fantasia in questo modo è davvero raro. Pur con alcune imprecisioni che lo rendono meno pulito rispetto ad un Persona 5 o ad altre serie JRPG più classiche, Yakuza: Like Dragon non fa rimpiangere nulla dei vecchi episodi più action, facendoci anzi sognare ulteriori avventure in compagnia di Ichiban e di altri geniali personaggi. Gli appassionati della serie e chi adora il Giappone e la sua cultura non hanno scuse, specie ora che abbiamo anche i tanto attesi sottotitoli in italiano.

Pro
  • – Storia emozionante
  • – Personaggi memorabili
  • – Trasforma meccaniche action in altre JRPG senza difficoltà
  • – Tantissimi minigiochi profondi e ben realizzati
  • – Ottimo comparto tecnico
  • – Finalmente in italiano
Contro
  • – Alcune dinamiche JRPG da rifinire
  • – Dialoghi molto lunghi per i meno pazienti

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