Esplorare un paesino rurale non è mai stato così strano!
Il mondo dei videogiochi è bello perché è vario.
Possiamo trovare da un lato esperienze dal budget estremamente rispettabile (come ad esempio le più blasonate serie esclusive di Playstation, God of War, Uncharted o Spiderman), in grado di regalare emozioni uniche nel loro genere, oltre che gameplay cuciti perfettamente sull’imbastitura del genere a cui appartengono.
Dall’altro lato, invece, ci sono giochi dal budget decisamente più basso, ma che mi piace definire come “fatti col cuore”: quelli, per me, sono spesso i giochi più interessanti, perché nonostante non riescano a raggiungere spesso gli obiettivi prefissati a causa di mancanza di fondi o chissà per quale altro motivo, sono comunque pieni di carattere e molto divertenti. Tra questi giochi mi piace ricordare titoli come Iconoclasts, Hollow Knight o A Hat in Time.
Data questa bi-partizione apparentemente netta, direte voi, sarebbe facile far ricadere qualsiasi titolo in una di queste due categorie, vero? Lasciate che vi risponda con un sonoro “no”, dato che nel bel mezzo di questo equilibrio perfetto fra titoli tripla A e titoli indie o di serie B c’è una misteriosa terza categoria, quella dei giochi usciti dal nulla, prodotti da menti a tratti brillanti e geniali, a tratti pazzoidi e fuori di testa, contornati da budget a volte più bassi perfino di moltissimi titoli indie. Deadly Premonition ricade perfettamente in quest’ultima categoria, data la sua stranezza latente dai primi momenti fino alle ultime battute, e sembra il momento perfetto per parlarne, dato il suo peculiare impatto ludico e data anche l’uscita del secondo capitolo su Nintendo Switch che, alla stessa maniera, ha suscitato reazioni di ogni tipo.

L’esperienza che Deadly Premonition riesce a regalare al giocatore è estremamente particolare e per niente scontata. Non ci troviamo di fronte a un titolo che decide apertamente di dedicarsi a una narrativa approfondita o a un gameplay da masticare per moltissimo tempo, anzi: l’esperienza generale risulta essere uno stranissimo connubio tra Shenmue e Resident Evil, e il tutto è dovuto esclusivamente alla maniera unica con cui sono stati scritti i personaggi e la sceneggiatura del titolo.
La storia di Deadly Premonition ci vede percorrere i passi dell’agente dell’FBI Francis York Morgan, che fin dai primi istanti mostra dei tratti caratteriali che lo immergono in un alone di mistero molto interessante.
L’uomo si trova in auto e sta parlando al telefono. A un tratto cade la linea e York, invece di piombare nel silenzio, inizia a parlare con sé stesso, come se nel veicolo ci fosse un altro uomo, che lui chiama Zach.
Questo alone di mistero si aggiunge ben presto alla splendida atmosfera di inquietudine che aleggerà per tutta la storia, dato che scopriremo quasi subito il luogo in cui si svilupperanno le vicende, un paesino chiamato Greenvale, e l’omicidio che ha attirato l’attenzione dell’agente York.
Una splendida foresta colorata di rosso al limitare del paese è stata lo sfondo del macabro delitto: una donna, Anna Graham, è stata trovata appesa all’albero più grande, completamente nuda e sventrata.
Ciò che si crea quando vediamo il corpo è uno speciale momento di contrasto tra l’infinita bellezza di una natura incontaminata e la triste morte di una donna nel fiore degli anni, che offre un feeling non tanto diverso da quel che fu Twin Peaks, opera a cui Deadly Premonition è spesso comparato.

È questo che rende Deadly Premonition un titolo davvero interessante da osservare e studiare: la suggestione. È un elemento tanto prevalente che saremo pervasi da sensazioni contrastanti, e tutto viene amplificato da un comparto tecnico non sempre stellare, che lascia intendere senza far vedere, soprattutto nella sua versione “The Director’s Cut” su Playstation 3.
Certo, stiamo parlando di un gioco di 10 anni fa (7 se contiamo la Director’s Cut), ma la sua riedizione su Switch ha ripulito alcuni dei problemi di carattere esclusivamente tecnico, in particolare il frame rate e la qualità grafica in generale.
All’atto pratico Deadly Premonition si sviluppa un po’ come se fosse una sorta di Resident Evil 4 in salsa Open World. Il modo più veloce per spostarsi a Greenvale è l’automobile con cui compiremo le nostre indagini, che aggiunge un certo elemento di realismo e immersione grazie alla singolare presenza di un indicatore di benzina. Tra momenti di pura esplorazione e scontri con zombie apparentemente usciti dal nulla in aree che ricordano quasi Silent Hill, si dipinge un mondo immersivo, strano, attraente, dall’esperienza realistica, ma comunque irreale, quasi forzatamente “da videogioco”.
Tale stranezza è anche assecondata dal cast, variegato e pieno di personalità particolari, molto interessanti sia da analizzare che con cui interagire.

In generale, comunque, saranno più i momenti di confusione che quelli di chiarezza, nonostante sia fattibile seguire le indagini grazie al ritmo decisamente lento del gioco.
C’è da dirlo, SWERY 65, autore, sceneggiatore e lead developer del titolo di Access Games aveva (e ha) una visione molto chiara del mondo in cui vive York, che non è facilmente comprensibile da tutti, perché è giusto sottolinearlo: il genio non è sempre compreso e condiviso in maniera unanime. Si può notare la cura maniacale di SWERY nell’ideare vicende e ambienti anche nel suo titolo di 5 o 6 anni fa in esclusiva per Xbox One e PC, “D4: Dark Dreams Don’t Die”, che segue le indagini di un detective privato di nome David Young in cerca dell’assassino di sua moglie Peggy. La storia e le idee alle spalle del titolo, purtroppo, hanno sofferto di un problema analogo a quello di Deadly Premonition, che consiste nello stile autoriale del developer: è per questo che, purtroppo, solo due episodi dopo il progetto ha viso una fine brusca. Però è rimasto qualcosa di D4 nell’aria, anche se non è semplice da descrivere. O almeno, questo è ciò che spero io, data l’affezione ai personaggi; ciò che resta oggi del primo Deadly Premonition è comunque un’esperienza molto inquietante e a tratti ridicola, dato che la stranezza dei personaggi riesce a smorzare spesso le tematiche piuttosto pesanti della storia e le scene quasi splatter da metà gioco in poi.
Riuscirete ad apprezzare tutto questo solo se vi approccerete al titolo senza aspettative, ma anzi, con cuore e mente aperta, pronti ad una storia e personaggi scritti e sviluppati in una maniera sì familiare, ma completamente amena al genere d’appartenenza.
Il ritorno di York e della nuova agente, Aaliyah Davis, è ormai avvenuto, e la Boston dei giorni nostri si prospetta un ottimo sfondo per il prossimo delitto, o chissà, la prossima serie di delitti! Se volete però provare il nuovo capitolo, il nostro consiglio è di dedicarvi inizialmente al precedente, già arrivato su Switch e anche un po’ più economico (30 euro rispetto ai 50 del nuovo capitolo appena uscito). Tanto il morto non scappa mica!
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