Durante la Summer Games Fest è stato sottolineato quanto il nuovo progetto di Bethesda Game Studios sia così tanto ambizioso da diventare il traino della filosofia di Microsoft. Un obiettivo raggiunto catturando l’attenzione attraverso un corposo evento dedicato, chiamato Starfield Direct. Abbiamo così iniziato a capirne le qualità e le potenzialità, delineando i confini di un progetto che sembra spaventosamente immenso.
L’utilizzo del termine “spaventoso” non è lasciato al caso. Per quanto contenga un 90% di sensazioni positive, man mano che venivano mostrate scene di gameplay durante l’evento, è saltato fuori un restante 10% di paura e dubbi. D’altronde, l’ignoto da sempre ci cattura e ci affascina, e per certi versi può anche spaventare per la sua vastità. Proprio Starfield – considerando che è stato a più riprese citato come il progetto più grande e sensazionale da parte degli sviluppatori – ben si sposa con questa dicotomia.
Chiariamo però una cosa. Il direct dedicato mi ha galvanizzato, lasciando tantissime sensazioni positive, ma fino a quando Starfield non potrà essere concretamente testato con mano rimane qualche dubbio, figlio di un pensiero più cinico che non può non farmi sospirare: “Troppo bello per essere vero”.
Un universo da esplorare senza limiti
Quando si parla di Bethesda Game Studios non si può non pensare a qualcosa di grandioso. Il papà di brand come Fallout o Skyrim ci ha nel tempo abituato a progetti RPG open world incredibilmente evocativi e ricchi di fascino. Ovviamente anche Starfield parte da queste prerogative e promette di essere il frutto di oltre 25 anni di lavori e sforzi impiegati sui giochi menzionati – e non solo – per accumulare l’esperienza e le risorse necessarie per creare questo nuovo universo.
Il focus, ribadito durante l’intera durata dell’evento in streaming, è quello dell’esplorazione spaziale per far luce sui più profondi e celati misteri che coinvolgono l’umanità stessa, con una serie di antichi artefatti sparsi tra la galassia che potrebbero condurci verso la verità dietro la creazione dell’universo e chissà cos’altro.

Questo in realtà sembra più essere un preambolo visto che Starfield riflette un enorme ventaglio di opzioni lato gamplay lasciate in mano al giocatore. Non solo potremo muoverci tra oltre mille pianeti completamente visitabili e creati proceduralmente, ma scegliere quale impronta voler dare al proprio stile di gioco per vivere il colonialismo spaziale. Un insieme di variabili e considerazioni legate a doppio filo con le innumerevoli relazioni che si potranno instaurare con fazioni principali e non, per scrivere la propria storia, teoricamente differente per ogni giocatore.
Gli sviluppatori, inoltre, hanno messo in luce fin dai primi annunci la presenza di una moralità che contraddistinguerà il nostro modo di giocare, un background che conferisce determinati bonus, così come la possibilità di preferire determinati compagni per rinforzare la nostra squadra e contribuire attivamente nei vari compiti che accetteremo in giro per la galassia. Il tutto senza dimenticare incontri casuali che sembrano rimarcare in ogni momento come quello di Starfield possa essere un universo vivo, pulsante e ricco di combinazioni – tra rischi e opportunità – sempre diverse con le quali confrontarsi.

Considerazioni che, per certi versi, mi hanno fatto in piccola parte pensare a quanto successo con No Man’s Sky. Quest’assonanza si è fatta sentire soprattutto nei momenti del direct dedicati al preambolo narrativo dell’esplorazione spaziale, passando per i mondi procedurali, fino alla personalizzazione della propria navicella, così come la creazione di una vera e propria base su ogni singolo mondo.
Elementi che ovviamente in Starfield sembrano essere enfatizzati all’ennesima potenza con una quantità di dettagli spaventosa, in grado di renderlo, lo ribadiamo, il progetto più ambizioso in assoluto tanto per Bethesda Game Studios quanto per Microsoft.
Infinite combinazioni e infinite responsabilità
Un po’ No Man’s Sky, un po’ Skyrim e con una spruzzata di Mass Effect, Starfield sembra convogliare più tipologie di gioco in un’unica soluzione. Un unico – immenso – ventaglio di opzioni adatto a qualsiasi videogiocatore pronto a dedicarsi al titolo come meglio crede.
Si tratta di elogi che si riflettono nella maniacale cura introdotta per la personalizzazione del proprio alter ego e i suoi eventuali progressi, mostrati con chiaro fervore su schermo per conquistare con successo l’attenzione del pubblico. Soprattutto andando oltre il mero aspetto estetico, di per sé comunque ricco di opzioni di interessanti e da non sottovalutare, sia chiaro.

Non poteva mancare, inoltre, una vasta ramificazione di abilità e capacità di ogni sorta da poter combinare per rendere il nostro personaggio un esperto guerriero, un abile diplomatico dalla lingua tagliente, oppure una spia che predilige infiltrarsi dietro le linee nemiche e procedere con cautela in ogni situazione. Senza dimenticare un mix di tutte le azioni e gli stili che potrebbe rivelarsi tanto utile nella quotidianità quanto mortale nelle situazioni di pericolo più estreme senza le adeguate contromisure; scoprirlo spetterà proprio a noi durante l’avventura, ovviamente.
Ma allora cosa mi preoccupa? Oltre a riprendere quanto detto sui richiami al progetto No Man’s Sky di Hello Games, per una mole di attività che rischia di essere così vasta da rischiare di disincentivare il giocatore a un suo naturale approfondimento, non si conosce l’eventuale equilibrio di tutte queste meccaniche, che per ovvi motivi potrà essere confermato o smentito solo pad alla mano.
Come capire quanto dedicarsi alla semplice esplorazione, piuttosto che alla creazione delle basi o al combattimento senza precludersi tutte le scelte e le conseguenze inserite dagli sviluppatori? Difficile al momento ottenere una risposta, e per quanto rimango positivo sul risultato finale, non riesco a non avere qualche leggera titubanza.

Titubanza che viene accentuata da un comparto narrativo al momento poco chiaro e che sembra favorire la varietà del gameplay e la personalizzazione dell’esperienza, piuttosto che alla presenza di sequenze ed eventi di rilievo per la storia principale. Il tutto, magari con personaggi – amici e nemici – carismatici e con una certa caratterizzazione con i quali interagire e sui quali vige un velo di mistero. Non ambisco al vivere una narrazione affine all’epicità della trilogia spaziale di Bioware, ma nemmeno voglio accontentarmi di qualcosa di aleatorio come accaduto sul progetto già menzionato di Hello Games; una via di mezzo sarebbe già una vittoria per le mie aspettative.
In realtà, come elemento positivo, il team ha comunque ribadito che le missioni presenti sui mondi procedurali sono numerosissime e realizzate direttamente dal team di sviluppo con una certa cura, per un percorso principale che ancora bisogna definire quanto riuscirà a discostarsi dalle attività secondarie e brillare di luce propria.
Un’altra questione abbastanza spinosa per Starfield riguarda i 30 fps su Xbox Series X|S e soprattutto inerenti tale limite sulla console più potente di Microsoft. In realtà, se riuscissero a mantenere comunque questo range di frame rate il più stabile possibile, considerando la mole di dettagli, sarebbe una vittoria per nulla sconta, anche se durante le sparatorie più frenetiche potrebbe mostrare il fianco a qualche limite di troppo se pensiamo a fluidità e spettacolarità.
Un discorso su Starfield legato a doppio filo con il delicato problema della presenza di eventuali bug o una più generale ottimizzazione, tanto su console quanto su PC. Bethesda Game Studios non è un team pulitissimo sotto questo punto di vista, lo ammettiamo, ma il team è uscito allo scoperto con dichiarazioni forti e importanti sul fronte del comparto tecnico. Dichiarazioni delle quali vogliamo provare a fidarci, soprattutto considerando sforzi e risorse impiegati per un progetto che potrebbe realmente rivelarsi titanico, gettando nuovi standard per il genere di riferimento. Non ci resta che incrociare le dita e resistere, ringraziando di poter sfruttare un servizio magnifico come Xbox Game Pass per giocarci dal day one senza ulteriori esborsi.