Beh, recensione forse è una parola grossa
Sequel diretto (ma si potrebbe anche dire secondo tempo) del film “Avengers: Infinity War”, Endgame è il film numero 22 del grande affresco dell’universo cinematografico Marvel, basato sui personaggio creati da Stan Lee, Jack “King” Kirby, Don Heck, Larry Lieber e Jim Starlin, solo per citarne alcuni.
Alla regia, troviamo di nuovo i fratelli Anthony e Joe Russo, e alla sceneggiatura Christopher Markus e Stephen McFeely.
Come avrete capito dunque, visto che siete lettori intelligenti, non è proprio saggio iniziare a vedere film di supereroi, partendo da questa pellicola.
La trama, vede l’universo cercare di rimettersi in piedi dopo che il crudele Thanos (Josh Brolin), ha usato il potere cosmico delle gemme dell’infinito per cancellare dall’universo metà di tutte le forme di vita esistenti, in un bizzarro tentativo di portare equilibrio nel cosmo.
Gli Avengers sopravvissuti alla catastrofe – Iron Man (Robert Downey Jr), Capitan America (Chris Evans), Vedova Nera (Scarlett Johansson), War Machine (Don Cheadle), Hulk (Mark Ruffalo), Occhio di Falco (Jeremy Renner), Thor (Chris Hemsworth) assieme ai rinforzi dello spazio Captain Marvel (Brie Larson), Rocket Raccoon (Sean Gunn, con voce di Bradley Cooper) e Nebula (Karen Gillian) – si trovano così a dover sopravvivere in un mondo che non è più quello che hanno conosciuto, dove molti hanno perso parecchio, ed alcuni hanno perso tutto.

La missione sembra semplice: trovare Thanos e provare a riportare il mondo alla normalità, ma in un mondo di supereroi, nulla è mai davvero facile come sembra.
Ecco, se siete nuovi di questo sito, e se lo siete benvenuti, forse non sapete che di solito quando scrivo queste recensioni, mi piace fare un gioco buffo, e dividere i miei commenti tecnici in due sezioni, dove di solito sono molto telegrafico, perchè credo che il lato tecnico debba essere il più tecnico possibile.
Ecco, con Endgame ho deciso di non farlo.
Non perchè il film sia privo di difetti, anzi, e non perchè sia poco divertente. Anzi.
Il problema è che non sono la persona giusta per recensire Endgame, e mi spiego subito meglio.
Sarebbe davvero, davvero semplice dire come i dialoghi dei personaggi siano così telegrafati che non esiste un colpo di scena che sia uno che non viene spoilerato dallo stesso film, il quale segue una serie di binari molto sicuri, giocando sempre di più su un concetto deus ex machina sempre più ridodante. Come sarebbe semplice parlare del fatto che tenere così tanti personaggi sullo schermo è davvero, davvero difficile, e la maggior parte degli eroi fa davvero poco nel grande schema delle cose.
Ed è così semplice, che alla fine l’ho fatto, non ho resisto. Ma sarei anche folle, o semplicemente bugiardo, se volessi per forza fare il Bastian Contrario e dire che questo non è un bel film.

Perchè come è facile parlare dei negativi, è facile anche parlare della regia cangiante, del montaggio strainteressante, e di tutta una serie di minuzie e di dettagli che mi hanno fatto sorridere a più riprese.
Ma sarei folle, o semplicemente bugiardo, se volessi per forza incensare un film che è ben lontano dall’essere perfetto, solo perchè è la conclusione di una saga che tutti aspettano da molto tempo.
Perchè Endgame è un gioco in cui le pedine sono i nostri sentimenti. E se da un lato questa cosa mi infastidisce, perchè il film sa di essere un prodotto molto atteso, e prova così a coprire le sue falle con tonnellate di chicche per i fan, dall’altro in sala con me, c’era un bambino vestito da Capitan America. E una signorina che alla fine del film ha pianto. Ed un signore che si faceva spiegare dal figlio quello che non capiva. E un ciccione, che verso la fine del film, ha sorriso fortissimo. E quel ciccione ero io.
Non è una sorpresa che chi scrive molto su internet, sia un po’ narcisista, e quindi, per arrivare al punto, voglio raccontarvi un qualcosa di me.
Nel 2004 inizio a leggere di fumetti di supereroi, proprio nel momento in cui un certo Brian Bendis prendeva le redini della testata degli Avengers, proponendoci una saga chiamata “Vendicatori: Divisi”. Oggi, quella saga mi fa abbastanza ribrezzo, ma a 14 anni, ne ero così ossessionato che fui tristissimo nello scoprire che l’ultimo numero della saga sarebbe uscito ad Agosto, mese in cui ero in vacanza con i miei genitori in montagna e nessuna edicola del circondario sembrava vendere quell’ultimo tassello di quel grande affresco narrativo. Scatenai amici e parenti finchè mia nonna riuscì a trovare quell’ultimo numero, che lessi a settembre, un mese dopo la maggioranza degli altri lettori.
Ecco, quella sensazione, quella voglia infinita di sapere “come va a finire”, quel concetto alla base della narrativa seriale, è stato per anni difficilissimo da spiegare. Una sensazione tutta personale, ma del tutto condivisibile. E poi è arrivato Endgame e all’improvviso tutti i miei conoscenti erano me a quattordici anni. Vorrà pure dire qualcosa…
Perchè, davvero, non importa il numero che io posso dare ad Endgame come film, perchè, giudicandolo singolarmente, è un film con una marea e mezza di problemi. Il punto è che Endgame non si può giudicare come singolo film. O meglio, lo si può fare ed ammettere che in alcuni punti sceglie soluzioni davvero pigre per mandare avanti la sua storia, e che ricicla spesso e volentieri molti tropi già visti e rivisti.
Però che senso avrebbe? Che senso avrebbe dare un cinque a questo film, perchè mi ha fatto sentire bene, ma è tecnicamente fallato, od un due perchè non è impressionante ma lascia il segno? Nessuno.

Il fatto è che Endgame non è un film, non è un secondo tempo, ma è un’esperienza. Bella o brutta che sia, dubito che qualcuno lo abbia visto e possa dire onestamente “tutte le mie aspettative si sono realizzate”, perchè il rumore che circondava questo film, per non dire l’hype, era davvero tanto.Preferisco quindi parlare di un’esperienza. Un’esperienza che, e qui devo fare un critica vera, ci è stata regalata, da un mucchio di persone che ha costruito un immaginario amato da tutti, che però non hanno il credito che meritano. O per farla breve, io, i nomi di chi i personaggi li ha creati, li metterei prima dei titoli.
Che altro aggiungere a tutto questo? Cos’altro si può dire su Endgame? E la risposta è diversa a seconda di chi si è.
Ed è per questo, come dicevo, non sono l’uomo giusto per recensire Endgame. Perchè, per me, il fumetto sarà sempre superiore al film proprio come medium che mi dona emozioni, perchè per quanto io scriva in modo bombastico ed esagerato su internet, nella vita non amo le iperboli. Però. Però c’è una parte di me, che pensa questo. Nel mio percorso di studi, ho studiato un po’ di cinema. Per carità, non moltissimo, ma abbastanza da avere un’idea generale delle regole di come si possa fare un film. E quindi quando parlo di opere filmiche, cerco sempre di farlo con un po’ di cognizione di causa, cercando di essere il più oggettivo possibile. Poi però mi ricordo che l’arte in fondo non è fatta da regole, e per quanto possa averle, ogni prodotto artistico, è fatto per dare un messaggio. Possiamo davvero dire quello che vogliamo, fingere di essere cinefili d’alto bordo, essere per davvero cinefili d’alto bordo, non avere mai visto un film in vita nostra, ma credere che si possa dare un valore oggettivo, ad un prodotto d’arte… è come cercare di spiegare ad un filo d’erba che cosa sia l’amore. Ci puoi provare, e oh se molte persone su internet ci provano, ma perchè farlo?

E da uomo profondamente innamorato del medium fumetto, delle storie da essi raccontate, da uomo che col fumetto è riuscito ad ottenere risultati importanti nella sua vita, posso solo dire che i film di supereroi ci hanno insegnato tante cose. Che un uomo può volare e che da grandi poteri derivano grandi responsabilità, ma questo film ci insegna che un nemico, per quanto forte sia, lo si affronta sempre in un modo solo: con coraggio ed abilità. Parole semplici, ma scritte da un uomo sorridente chiamato Stan, e da un re chiamato Jack. I Vendicatori, che per me si chiameranno sempre così, diventarono il mio supergruppo preferito dopo quelle parole. Ed ora, quelle parole, sono sulla bocca di tutti.
Come si può, non essere felici di questo?