Live-action di anime e manga: è così difficile? – Speciale

È uscita su Netflix la serie live-action tratta dal celeberrimo anime e manga One Piece di Eiichirō Oda. Si tratta dell’ennesima produzione del genere, ed anche in questo caso il pubblico ha manfestato un po’ di scetticismo, visti i vari casi precedenti. Non sempre si è trattato di produzioni soddisfacenti, e molto spesso l’adattamento ha lasciato estremamente a desiderare. Ma cos’è che veramente non funziona? In quest’articolo vogliamo analizzare diversi punti che forse sono proprio i più deboli di tali film o serie.

Costumi o… Cosplay?

Partiamo forse da quello che è uno degli elementi più criticati dei live-action di anime e manga: il design dei personaggi. Per serie nate su carta e trasposte poi in forma animata è molto comune che lo stile di disegno sia assurdo, esagerato e bizzarro. Capigliature improbabili dai colori sgargianti, vestiti irrealistici molto dettagliati e quasi sempre occhi preponderanti al volto.

In questi media, vista la loro natura molto sopra le righe, nessuno se n’è mai lamentato, anzi, ma in un contesto più realistico ciò diventa straniante. Il risultato è più simile a cosplay per una fiera piuttosto che a costumi effettivi. Lo stesso si può dire anche dell’espressività, molto più ridotta rispetto alla controparte cartacea e animata. Pure i colpi speciali, che caratterizzano le lotte dei popolari battle shonen, diventano molto più blandi. Insomma, un’ottica più concreta porta ad un appiattimento di un’estetica ragionata diversamente, situazione aggravata se gli effetti speciali non sono di buona qualità.

Kaneki, come ti hanno ridotto?

Quella di trasporre 1:1 i design è una pratica frequente sopratutto nei prodotti nipponici, e la possiamo osservare ad esempio in Shingeki no kyojin – Attack on Titan, Bleach, Gintama o Tokyo Ghoul – Il film. In quest’ultimo, peraltro, i Kagune sono resi con una CGI davvero raffazzonata, tanto da non farli proprio sembrare arti extra caratteristici dei ghoul. Una serie che invece è riuscita meglio è quella di Sailor Moon, poiché traspone il design originale delle protagoniste solo quando si trasformano in guerriere, mentre da ragazze normali hanno vestiti e capelli più semplici e naturali. Ciò inoltre risolve il dubbio su come mai nessuno si sia mai chiesto se le protagoniste e le Sailor fossero le stesse persone.

Nei live-action americani di anime e manga spesso e volentieri non succede, ma questo non vuol dire che la situazione sia migliore. Infatti la maggior parte delle volte il design e la caratterizzazione dei personaggi sono stravolti da essere irriconoscibili.

Una questione di tempo

Avete notato che la maggior parte di live-action tratta da anime e manga sono film? Sono curioso di sapere chi ha pensato fosse una buona idea. Adattare anche solo una saga di un fumetto in un lungometraggio è abbastanza controproducente, perché comporta una condensazione della trama che ne riduce sia il mordente che la comprensione. Finora, anche se hanno narrato storie rielaborate o inedite, solo le serie TV hanno funzionato, proprio perché più conformi alla natura seriale del materiale di partenza.

Rendere Ikki un personaggio così ridicolo era un’impresa

Prendiamo un esempio recente: I Cavalieri dello Zodiaco, tratto dal famoso manga di Kurumada Saint Seiya. Dei cinque protagonisti ne sono pervenuti due, Seiya e Phoenix. Vista quindi assenza di Shun di Andromeda, il Cavaliere della Fenice diventa un personaggio di poco spessore e relegato ad un ruolo marginale. Così come Cassios, personaggio secondario che ha lasciato un segno indelebile nella mente dei fan, ridotto alla macchietta di un rivale. In ultimo, ma non per importanza, di tutta la storia della riconquista del Grande Tempio e degli scontri con gli Dei non è rimasto niente. Semplicemente, tutto il conflitto è stato costruito prendendo dall’orribile remake del 2019 l’antagonista Vander Guraad, qui reso una donna, ex-moglie di Alman e madre di Isabel.

Divertente, ma non perché Gintama sia una serie comica

Un altro caso che mi sento in dovere di citare è il già menzionato film su Gintama. All’inizio parte come un mero adattamento di alcuni capitoli iconici, ma è giusto un prologo per introdurre i personaggi. Poi infatti si passa alla saga di Benizakura fino alla fine. Tuttavia, nella controparte originale chiunque si era già affezionato ai personaggi, viste le tante vicende che precedono quest’arco, mentre nel film li si conosce da così poco tempo da svuotare completamente il dramma, ad esempio nell’apparente morte di Katsura.

Forse non è un caso se anche i film animati, con qualche eccezione come Demon Slayer: Il Treno Mugen, non seguono la storia del manga ma ne raccontano una inedita.

Manga? Mai sentito?!?

L’ultimo punto si può collegare strettamente al precedente, in quanto si tratta sempre di un elemento che si perde, ma più grave: l’essenza stessa dell’opera originale. Succede soprattutto nei live-action prodotti in America, uno fra tutti il mai (purtroppo) dimenticato Dragonball Evolution.

La locandina è forse la sua parte migliore…

Dragon Ball è uno dei primissimi battle shonen e tutt’ora uno dei manga più influenti, che ha segnato l’infanzia di molti appassionati. Una storia semplice caratterizzata da tantissimi combattimenti con nemici sempre più forti, ma anche da molti momenti comici. E tutto questo nel film non c’è, in compenso abbiamo una ridicola storia adolescenziale densa di cliché americani, che non credo sia necessario commentare.

Dio Kira, perdonali, non sanno quel che fanno

Citiamo anche Death Note – Il quaderno della morte… non l’ho visto, mi sono bastati i video parodia per capire che sia un oltraggio ad uno dei miei anime preferiti. Oltre al fatto che Light è diventato un underdog poco sveglio e Mia (Misa) è più simile lei a Kira, il film ignora molte regole del quaderno. Per esempio, Light uccide Watari, senza averlo mai visto in volto, scrivendo “Watari”, che però è uno pseudonimo, quindi contrastando la prima regola. In più, lo fa per scoprire il vero nome di L, ma Watari muore senza dirglielo, contraddicendo la regola per cui se la vittima può fare ciò che gli viene indicato deve farlo. E pure qui, la pellicola è più simile ad un teen drama che all’originale thriller psicologico di tutto rispetto. Giusto la scena finale mostra una pianificazione complessa da parte di Light, ma non basta a salvarlo.

Bella trasformazione, Seiya. Dovresti farlo più spesso

E riprendendo il già citato film su Saint Seiya, cosa ricordate di più della serie di Kurumada? Ovviamente l’epicità delle vicende di Cavalieri in armatura, immerse nel contesto della mitologia greca e delle costellazioni. Pertanto, perché in questa pellicola non c’è nulla del genere? Anzi, le armature le vediamo effettivamente nelle ultime scene. Prima di obiettare che anche nel film dei Power Rangers del 2017 succede qualcosa di simile, in quello era il climax sia della storia che della crescita dei personaggi. Qui invece sembra più un dettaglio messo per far capire che è (almeno all’apparenza) Saint Seiya.

Conclusioni

Se i live-action di anime e manga sono stati raramente soddisfacenti è forse perché le produzioni ci si approcciano nel modo sbagliato. Storie nate in ottica seriale, caratterizzate da design e espressività sopra le righe e una forte impronta fantastica, non possono essere adattate in film con attori veri senza una grande rielaborazione estetica e narrativa. Invece ci ritroviamo spesso con riassunti affrettati, che del pathos che abbiamo amato non hanno nulla, e da costumi e effetti poco credibili. Arriveremo presto a parlarvi di One Piece, una serie che per la supervisione dello stesso Eiichirō Oda promette bene, consci che la delusione spesso è dietro l’angolo. Speriamo che l’industria volti pagina e comprenda come proporre prodotti in grado di rendere giustizia a manga tanto apprezzati.

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