Mieruko-chan – Recensione

Tra spettri, misteri e gag comiche!

Nonostante le difficoltà, nel 2021 il mondo dell’animazione nipponica è riuscita ad accrescere il proprio bacino di utenza anche in Italia. Un contesto, al netto delle varie difficoltà per risorse dedicate alla serializzazione, che ha dato modo a tantissime serie di diffondersi indipendentemente dalla distribuzione tramite note piattaforme di streaming, ma facendo anche riferimento alle community amatoriali Fansub dove le prime non ne permettevano una più naturale capillarità. Uno dei casi più eclatanti, sotto quest’ultimo aspetto e oggetto di analisi, è Mieruko-chan; anime terminato proprio nella batteria di fine 2021 e considerato da moltissimi una delle vere sorprese dell’anno appena trascorso.

Partiamo dal presupposto che in realtà il 2021 è stato un anno che ci ha portato diversi anime di altissimo livello, ma, indipendentemente dalla sola qualità su schermo di ciò che viene proposto, con Mieruko-chan abbiamo riscontrato quel fattore sorpresa tipico di chi, senza un minimo di aspettative, si è ritrovato qualcosa di effettivamente nuovo. Parliamo, infatti, di un horror-comico, con qualche spruzzatina di giallo e di slice of life che ne rendono ancora più tortuosa la catalogazione come ibrido entro confini più classici. Il manga in origine è uscito nei primi mesi del 2019 e al momento conta solo 6 volumi, però è riuscito a superare la quota delle 600mila copie vendute. Puntare su una trasposizione animata così di impatto sicuramente ne aumenterà ulteriormente il prestigio, in attesa di una serializzazione più serrata in concomitanza di un’ipotetica seconda stagione. Ovviamente le domande a riguardo sono numerose, considerando quel poco anticipato qui sopra sullo stile e il genere dell’opera, ma conviene procedere con un poco di ordine dando una visione più chiara della narrazione.

La storia di Mieruko-chan racconta di una normalissima ragazza di nome Miko che da un giorno all’altro inizia a vedere stranissime e mostruose creature dalle più disparate sembianze. Non si sa bene chi o cosa le attiri, ma la giovane dagli occhioni gialli, si ritrova a dover convivere come se nulla fosse con le inquietanti presenze, cercando di non attirarne le ire. Nessun altro a casa, scuola o per strada sembra accorgersi della loro presenza e fin dai primi minuti la sanità mentale della protagonista viene messa a dura prova nel cercare di non farsi scoprire. A questo punto, paradossalmente tocca parlare del contesto soft comico da slice of life che alterna le sequenze più ansiogene, visto che di puntata in puntata Miko cercherà sempre di far finta di nulla sulle varie presenze o di aiutare vari personaggi tormentati dagli spiriti, cercando di non farsi scoprire. In primis la sua migliore amica e spalla Hana, da sola tiene il palco delle gag più strampalate (anche se non sempre in modo convincente), ed è una vera e proprio tontolona che sprizza energia da tutti i pori, con una personalità opposta rispetto alla più calma e introversa protagonista.

Le situazioni al limite del grottesco non mancano di certo.

Durante la prima stagione, composta dalle classiche 12 puntate, si fa la conoscenza anche di altri personaggi più o meno coinvolti nell’oscurità di queste creature, ma tranne che per gli episodi finali non si ha mai un reale senso di progressione sul mistero legato al perché si possano vedere o meno, così come capire cosa fare per contrastarle in modo definito. Una trovata che, interrompendosi quasi sul più bello, genera una sincera volontà nel voler scoprire il sentiero futuro del comparto narrativo. Una scelta tradizionale utile a destare interesse nei confronti dell’opera cartacea, e che su schermo lascia spazio al rapporto tra la protagonista, la sua incredibile volontà di ferro e queste creature dai disegni e dalle animazioni incredibilmente inquietanti. Ovviamente non è un anime esente da difetti, anzi, partendo proprio dalla caratterizzazione dei (pochi) personaggi secondari, passando per la già citata assenza di una qualsivoglia evoluzione della trama se non sulla conclusione dell’arco animato, i dubbi da sollevare ci sarebbero anche, ma vengono quasi totalmente sopraffatti dalla natura stessa dell’opera, che avvolge lo spettatore in un nuovo mood che alterna momenti più classici ad alcuni più ansiogeni. Non si tratta di paura in sé o momenti splatter (assenti, tranquilli deboli di cuore), ma della contrapposizione tra una più classica quotidianità scolastica e la convivenza con mostri delle più strane forme ai quali sono dedicati spezzoni e primi piani che eliminano sul nascere qualsiasi disattenzione.

Il giocoforza del non raccontare molto della trama in sé, ovvero del perché la giovane Miko riesce a vedere questi spiriti e queste bestie, va a costruire una sorte di lore, leggerissima, che si insinua nella testa dello spettatore e lo cattura. Non è detto che se mai i vari misteri verranno poi svelati in un’ipotetica seconda stagione il risultato sarà convincente, ma al momento funziona e intrattiene nel suo “non spiegare” e lasciar andare l’immaginazione. La proliferazione delle varie creature, ad esempio, non viene lasciata al caso: tolto i più classici racconti su spiriti o maledizioni, spesso tormentano i vivi a seconda di qualche triste avvenimento accaduto o ne enfatizzano la personalità, indipendentemente dall’essere buono o cattivo, in linea con la regola d’oro del non giudicare un libro dalla copertina. Ammettiamo come sia necessario superare un po’ di fan service nelle prime puntate, ma andando oltre ciò Mieruko-chan saprà sorprendere con una storia atipica e piacevole nella sua doppia anima; alternando fin dalla realizzazione grafica disegni e animazioni che evidenziano le nette differenze tra le fasi più tranquille e (quasi) spensierate, e quelle più ansiogene legate alle presenze delle oscure creature con le quali la nostra protagonista cercherà di (non) interagire. In attesa di una seconda stagione, o di nuovi volumi cartacei, Mieruko-chan è una piacevole ventata d’aria fresca per il panorama di riferimento.

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