Spider-Man: Homecoming-Recensione

Fa tutto quello che un film di Spider-Man fa!

Film del 2017, diretto da Jon Watts (Clown), che si è anche occupato della sceneggiatura assieme a Johnathan Goldstein, John Francis Dailey,Christopher Ford, Chris McKenna ed Erik Somers, basandosi sull’omonimo personaggio creato da Stan Lee e Steve Dikto.
Spider-Man:Homecoming, nasce da una travagliata storia di diritti cinematografici. Per chi non lo sapesse infatti, la Sony possiede tutti i diritti di sfruttamento al cinema dell’Uomo Ragno, e di tutto il suo cast di nemici e comprimari. E’ stato però trovato un accordo fra la casa di produzione e la Marvel, per mettere questo film in continuity con l’universo condiviso degli Studios di Iron Man e soci, facendo di Homecoming il sedicesimo film di questo espanso Cinematic Universe.

Dopo gli eventi di Capitan America Civil War il giovane ragazzo con poteri da ragno Peter Parker (Tom Holland), reclutato nel mondo dei supereroi con un costume avanzatissimo regalatogli da Tony Stark (Robert Downey Jr), deve riuscire a bilanciare la sua vita scolastica con la possibilità, un giorno, di far parte degli Avengers, gli eroi più potenti della Terra. Al liceo Midtown infatti Peter deve lottare contro le cotte, sotto forma di Liz (Laura Harrier) e contro il fastidioso Flash Thompson (Tony Revolori). Ad affiancare Peter nella sua vita civile ci sono l’amico Ned (Jacob Batalon) e sua zia May (Marisa Tomei), nonchè una misteriosa ragazza che sostiene di non avere amici, ma potrebbe nascondere qualche segreto (Zendaya). Pur riuscendo ad essere utile nel quartiere, il nostro eroe spera di fare molto di più, e questo lo metterà sulla strada di Adrian Toomes (Micheal Keaton), un ex operaio rimasto senza lavoro a causa dell’azienda nota come Damage Control, che usa una tecnologia avanzata per compiere crimini con il nome di Avvoltoio. E inoltre, si avvicina il ballo del liceo. Riuscirà l’Uomo Ragno e dimostrare di essere un vero eroe, e non solo un ragazzino con un costume tecnologico? E riuscirà a trovare un equilibrio nella sua vita?

Di solito, nei film Marvel, la gente si vergogna un po’ di avere un costume con una maschera, e se la toglie spesso e volentieri. Allo stesso modo i precedenti film dell’Uomo Ragno, sono famosi per mostrarcelo più spesso a volto scoperto; questo film invece abbraccia l’idea che i supereroi debbano avere un costume, e che anche se non vediamo in faccia ogni tre secondi l’attore che lo indossa, sappiamo che è lui a recitare. Il cast del film è grande, grandissimo e variegato, e tutti i personaggi sono più o meno trattati bene, dandoci una parvenza di personalità anche nelle piccole scene.
C’è anche quel trend buffo della Marvel che ha i cattivi scarsi, ma che poi prende degli attori bravi a farli e tutto cambia, che oh, sembra fantascienza ma funziona. L’Avvoltoio, pur non essendo il cattivo della vita, è un criminale tutt’altro che stupido, e francamente molto interessante, con un Keaton di sicuro non al top delle sue possibilità, ma comunque in forma, che ci dona un Toomes con il quale è anche facile identificarsi e che gioca un bel parallelismo con il nostro eroe. Tom Holland è un ottimo Peter Parker, e un discreto Uomo Ragno, riuscendo bene a bilanciare la dicotomia fra eroe e ragazzino, raggiungendo spesso quell’effimero “eroe ragazzino”, che gli altri film non erano sempre riusciti ad inquadrare. Se siete dei nerd, avrete tante di quelle citazioni da trovare nel film, da star male (tra cui la più grande trashata della storia Marvel, nei titoli di testa. Però è stata una cosa proprio bella. Trash, ma bella)Il film si guadagna anche un paio di colpi di scena che sono davvero, davvero belli. Putroppo però, il ritmo della storia è abbastanza inesistente, con una film che ha la cinematografia di una serie televisiva e una prima metà francamente troppo lunga. L’azione, sebbene ben coreografata, non è sempre ai massimi livelli. I momenti comici, per quanto spesso riusciti, sono sempre troppo legati ad una sola fonte di “guai”, ovverosia il costume tecnologico, che è una stampella per tutto il film e che finisce per renderlo estremamente fastidioso.

Spider-man Homecoming è un film di costume. Non solo perchè il costume è il centro di tutti i problemi del film – e anche di un sacco di gag – ma anche perchè, sostanzialmente, Homecoming è una serie di telefilm montati insieme per sembrare un film. Un patchwork di momenti uniti senza un struttura solida, per un film che sembra essere “di passaggio”. Molti, se si osserva internet, si sono lamentati del dover rivedere nuovamente una storia delle origini dell’Uomo Ragno; per accontentarli stavolta la vicenda della morte dello zio Ben non è nemmeno sfiorata, ma il fatto che il singolo momento che ha trasformato l’adolescente avido in un uomo, non faccia parte del film nemmeno di striscio, è un peccato. Sembra quasi che gli sceneggiatori si siano messi in una stanza, e abbiano detto “Bene, vediamo che cosa non vuole il pubblico. Non vuole una storia di origini, non vuole la frase sul potere e la responsabilità, non vuole una zia may vecchia…”. E io capisco dare al pubblico quello che vuole, ma in questo film, la storia, ha un che di meccanico, più che di organico. Che poi ci siano alcuni momenti belli, e alcuni momenti comici che fanno ridere (e ho riso. Miracolo!), è indubbio. Perchè Homecoming non è un brutto film. Solo che non è un film.

Sarà forse complice la diatriba sui diritti del personaggio che ha fatto sì che in questo lungometraggio ci si sforzi al massimo per dirci che questo è un film Marvel, e che se mai la Sony vorrà fare un film con questo Spiderman da sola non ce la farà MAI perchè è tutto così Marvel che in alcuni momenti sembra di vedere Iron Man 4, ma Homecoming non è un film d’impatto. Non è un film che ti lascia qualcosa, è un film, che sembra il numero 37 di una serie a fumetti. Un numero a caso, uno scorcio di vita sulla vita di un personaggio. E’ un male? No, è lo spirito della narrativa condivisa. Ma questo è un film, non un fumetto. E’ un film, che prende a piene mani dal mito dell’Uomo Ragno, citando anche la storia del personaggio, strappandole però tutto il significato, creando una nuova mitologia….che però è tutto fuorchè mitica.
Homecoming, è un film adolescente, con protagonisti adolescenti. Una grande personalità, che aleggia per tutto il film, con un cast molto interessante, alcuni momenti molto forti ma con poca esperienza nei confronti di un mondo che ha visto solo da lontano, quello del cinema.  Se dovessimo giudicare il film come una serie Tv, si merita le tre stelle su cinque che gli diamo nella nostra recensione. Come film, gli dobbiamo togliere un quarto di punto.

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