Spider-Man No Way Home-Recensione

Thwip nel multiverso!

Nel 1962, lo scrittore Stan Lee ed il disegnatore Steve Dikto mettono assieme le loro energie creative così dannatamente differenti, per creare un’alchimia difficilmente ripetibile, creando quella che molto probabilmente è la seconda idea più intelligente della storia dei supereroi: un supereroe adolescente, che vive due vite in parallelo, entrambe non molto fortunate.
Dire che il successo di quel personaggio chiamato Spider-Man (ma nel mio cuore sempre Uomo Ragno) sia stato Stupefacente è forse fargli un dispetto, perchè il successo è stato Spettacolare, tanto che, oggi nel 2021, possiamo tranquillamente parlare del terzo capitolo della terza saga di grandi film ad alto budget basati sul personaggio, un record che è molto difficile da eguagliare.
Spider-Man: No Way Home (diretto da Jon Watts) è l’ultimo capitolo di questa saga, il ventisettesimo film dell’universo cinematografico Marvel (in co-produzione con Sony) e prende piede esattamente dopo la fine del capitolo precedente: grazie ad un trucco del criminale Mysterio il mondo ora non solo conosce la vera identità di Spider-Man (Tom Holland), ma lo crede anche un assassino.

Messo in crisi da questa nuova vita pubblica dove tutti sanno il suo segreto e molti lo odiano a morte, il nostro eroe può confidare sull’aiuto della fidanzata (Zendaya), l’amico fraterno Ned (Jacob Batalon) e sull’amore della Zia May (Marisa Tomei), ma questo non basta ad alleviare le responsabilità e le conseguenze del suo smascheramento. Spider-Man prova così a farsi aiutare dal suo collega Doctor Strange (Benedict Cumberbatch) che gli propone un incantesimo per cancellare dalla memoria di tutto il mondo il ricordo della vera identità di Spider-Man. Purtroppo il nostro, preso dall’ansia interferisce con la magia, aprendo il nostro universo a terribili consenguenze: ora, chiunque sappia chi sia Spider-Man, sta arrivando a New York per farlo fuori, e sta arrivando da ogni dove, anche da tutti gli universi paralleli dove esiste un Uomo Ragno. Riuscirà Spider-Man a sopravvivere all’assalto di numerosi nemici? Riuscirà a convivere con la sua identità pubblica, o sarà forse la fine per il mito del ragno come lo conosciamo?

Parlando di un semplice livello visivo, l’idea di una persona che vola nel cielo appeso ad una fune, è sicuramente una delle più evocative che possiamo immaginare: certo, volare forse è un’idea o un sogno più universale, ma l’mmagine di un funambolo nel cielo che riesce a muoversi solo grazie alla sua destrezza, abilità e, perchè no, anche conoscenza della fisica, resta un qualcosa che se gestito bene può essere spettacolare. In No Way Home Jon Watts ci regala alcuni momenti di volteggio, ed alcune inquadrature veramente interessanti, giocando molto bene con la fotografia della scena, mostrandoci quindi tutta una serie di pose e di acrobazie che ci fanno veramente volteggiare con la fantasia. Purtroppo però le alterna a tutta una serie di sequenze buone, ma che sembrano veramente un compitino portato a casa. E questo è un vero peccato, perchè se fossero state tutte scelte registiche semplici, si poteva perdonare ad un regista inserito in una meccanica di film prodotti comunque con un certo stile, una mancanza di guizzo personale, ed il guizzo ogni tanto c’è ma dispiace che non ce ne sia di più.
Il film ha poi una marea di personaggi e di attori, che vengono però gestiti bene, con un certo rispetto e dando la possibilità a tutti di splendere e di avere un buon mix di momenti seri, divertenti e anche di Pathos. Ovviamente, come capita in ogni film con un grande cast, pieno di grandi attori, c’è qualcuno che spicca, ed in questo caso è deleterio: il ritorno di Alfred Molina e William Defoe, attori di grandissima caratura, dimostrano ancora una volta un ventaglio di emozioni ed una gravitas che toglie luce ad altre prestazioni, specie a quella di Tom Holland. L’attore si dimostra cresciuto molto rispetto a tutti gli altri film a cui ha partecipato, ma dovendo competere con alcuni mostri sacri della settima arte, ne esce attorialmente sconfitto. Anche perchè il suo Spider-Man manca di quella piccatezza e sarcasmo presente nei fumetti, risultando anche un po’ servile, fattore che non riesce mai veramente a convincermi.

Quando invece il buon Tom è assieme ai suoi amici, il personaggio risulta molto interessante, il trio Batalon-Holland-Zendaya ha una chimica molto interessante, e delle personalità molto complementari, e tutte le volte che sono in scena dimostrano molta credibilità, facendoci assistere ad un film sugli adolescenti, che sembrano veramente degli adolescenti. Ho visto il film doppiato ed in originale, e devo dire che ho trovato una scelta molto azzeccata il riportare in sala i doppiatori originali dei personaggi “vecchi”, una scelta che capitalizza molto bene sul senso di questo film, e anche l’adattamento è buono, a parte un paio di scelte particolari, per i quali una traduzione letterale avrebbe fatto perdere un po’ il senso di tutto, ma che risultano forse un poco cacofoniche.


Approcciandoci dunque al lato meno tecnico, e a quello più critico del film, possiamo notare che questa pellicola sia alla fine tre cose: una fine, un tributo ed una scivolata.
È una fine perché è la fine dell’adolescenza di Peter Parker ed il suo ingresso nell’età adulta, un ingresso forse ridondante, visto che parliamo comunque di un personaggio che spesso ha dimostrato di essere comunque molto maturo, combattendo anche per salvare l’universo, ma comprendo la necessità narrativa di creare un passaggio più ufficiale e più personale, ed è una fine come tutte le fini, agrodolce e con gli occhi puntati al futuro.
Questo film è un tributo, è un tributo all’Uomo Ragno, al suo mondo, che viene immerso in una mare di citazioni, di rimandi e anche di meme, di strizzatine d’occhio che sono così strizzate da sembrare un mocio (in alcuni casi quindi anche fastidiose), che sicuramente colpiranno la maggior parte del pubblico, ma che fondamentalmente vogliono dire, a ragione, che siamo di fronte ad un vero colosso culturale, che da quell’idea d Stan Lee e Steve Dikto, è nato un qualcosa di speciale.

Infine questo film è una scivolata, perchè il suo conflitto interno è gestito fondamentalmente male. Il film è una storia di redenzione nel classico stile Spider-Man, una storia di potere e di responsabilità, però rovesciata. Il film vorrebbe raccontarci di come fare la cosa giusta alla fine della fiera sia una strada in salita, dove siamo costretti a perdere una parte di noi stessi, a cadere e a ferirci, ma poco conta perchè alla fine è la nostra etica che importa, e se possiamo fare tanto, dovremmo fare tanto e bene.
Ma nel guardare il film, ad una prima occhiata, questo messaggio è invece confusionario e tenuto assieme da un filo di ragnatela: ci viene detto che sarebbe possibile finalmente dopo anni fare qualcosa di diverso… per poi fare le cose più o meno lo stesso modo. Che potremmo essere pacifici, ed invece dobbiamo essere aggressivi, anche quando vogliamo fare la pace, e ho trovato francamente deludente, specie con premesse così interessanti, fare due passi avanti per farne tre indietro.
Intendiamoci, quando si parla di medium seriali, so benissimo che l’idea generale sia non creare il cambiamento, ma l’illusione del cambiamento; e so benissimo che questi personaggi così forti, così indelebili nella nostra mente siano fatti per essere adattati in altre forme, diverse da quelle a cui siamo abituati. Eppure ogni personaggio, ogni grande personaggio, deve avere un centro, dal quale è impossibile smuoverlo. Quello dell’Uomo Ragno, è la maledizione, di avere 16 anni, e mascherarsi per chiamarsi Uomo, come a farsi coraggio per il mondo che lo aspetta, e la sua grande maledizione è non sapere di essere già un Uomo. Questo film, nel parere di chi scrive, non riesce a ricatturare questo fulmine nella bottiglia, e prova a distrarci con tutta una serie di bei momenti, che però sembrano più una serie di sketch uno di fila all’altro, piuttosto che una narrazione coesa.
Spider-Man No way Home risulta così essere un film assoluamente godibile, nel puro stile di uno studio che ha perfezionato la serialità al cinema, che non pesa sebbene duri molto, e con dei momenti interessanti. Ma forse, lascia un po’ di amaro in bocca, e non per i motivi che vorrebbe offrire.

Pro
  • – Un cast in formissima
  • – Un tributo al personaggio di livello
  • – Alcune trovate registiche sono deliziose
Contro
  • – Il messaggio del film è gestito piuttosto male
  • – Un cast grande, significa troppe disparità fra un attore e l’altro

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