Quando gli anime incrociano le spade laser!
Con l’avvento della piattaforma Disney + si è iniziato a pensare a nuovi modi per espandere i principali brand in mano alla multinazionale statunitense, attraverso una piattaforma streaming da considerare come soluzione parallela alla distribuzione cinematografica tradizionale, capace di dare maggior profondità e respiro a personaggi e contesti passati in sordina, senza nascondere un certo potenziale latente. Ne è un chiaro esempio il brand di Star Wars che, tralasciando la recente trilogia fatta di alti e bassi, sul fronte della produzione via streaming di contenuti esclusivi e “secondari” ha dato nuova linfa vitale all’intero brand. Dopo gli incredibili risultati di The Mandalorian e opere cartoon più classiche (altrettanto invitanti) quali The Clone Wars e The Bad Batch, la pubblicazione di Star Wars: Visions non poteva che incuriosire lo spettatore, a metà tra l’hype incontrollato e il tremito nella Forza.

Per chi ancora non sapesse di cosa stiamo parlando, Star Wars: Visions è un’antologia dell’universo di riferimento composta da nove episodi, realizzata dalla collaborazione tra Lucasfilm Animation e sei studi d’animazione giapponese tra i più illustri: Kamikaze Douga, Twin Engine, Trigger, Kinema Citrus, Production I.G. e Science Saru. Il risultato d’insieme ricalca fedelmente quello delle serie tv d’animazione di chiaro stampo nipponico, alternando più stili e sfaccettature visive a seconda dello studio coinvolto per uno specifico episodio piuttosto di un altro. Fin dal primo trailer la nostra mente ha ovviamente iniziato a viaggiare spinta dall’entusiasmo delle nuove diramazioni narrative potenzialmente evidenziabili su schermo e arrivati ai titoli di coda di tutti gli episodi non possiamo che premiare il coraggio mostrato nel cercare nuove strade per raccontare l’universo incredibilmente vasto di Guerre Stellari.

Varietà e creatività sono le parole d’ordine per descrivere Star Wars: Visions, con episodi autoconclusivi che saltano da un periodo all’altro con disinvoltura; dalla Guerra dei Cloni e la Federazione dei Mercanti, passando per la Vecchia Repubblica e l’impero (o ciò che ne rimane a seconda del periodo che lo vede menzionato), diventa estremamente interessante scoprire come ogni studio nipponico tra quelli coinvolti abbia avuto pieno accesso agli asset di Star Wars per imprimere la propria firma dal punto di vista visivo e non solo. Parliamo di storie estremamente variegate che presentato punti di vista mai affrontati e tematiche raramente approfondite in determinati angoli delle galassie, e che vengono schiaffate su schermo per catturare l’attenzione in una manciata di minuti, indipendentemente che siate fan di Star Wars, appassionati di anime o entrambi. Ovviamente si tratta di racconti al momento non canonici, anche se il producer Kanako Shirasaki e l’executive producer James Waugh, intervistati da CNET, hanno chiarito come in futuro ci possa essere la possibilità che alcuni dei racconti o dei personaggi incontrati su Star Wars: Visions possano trovare riconoscimento ufficiale all’interno del macrocontesto di riferimento. Considerazione legittima visto che alcuni episodi lasciano ben sperare per un eventuale proseguimento e meriterebbero delle serie a sé stanti.

Proprio parlando della qualità dei nove episodi disponibili non possiamo che elogiare il risultato finale, nonostante venga proposta una varietà tale di scelte dal punto di vista stilistico che inesorabilmente spinge lo spettatore al continuo confronto e paragone. Ci saranno sicuramente episodi piaciuti di più e altri rimasti meno impressi, ma lo riteniamo un risultato estremamente soggettivo che può solo far parte delle opzioni scaturite da un progetto così coraggioso per entrare in contatto con il pubblico e farlo parlare nei mesi a venire e non solo. Nel nostro caso, non possiamo non menzionare l’incredibile qualità visiva del primo episodio “Il Duello” che riprende lo stile dei classici film dei samurai, o la storia dell’ottava puntata “Lop & Ocho”, e per entrambi ci sarebbe il potenziale per degli approfondimenti ulteriori per i quali al momento si può solo sognare a occhi aperti. Il tutto senza dimenticare le atmosfere e le musiche dell’episodio 4 “La sposa del villaggio”, ancora una volta pronte a ricordarci quante possibilità possono scaturire dalle interazioni nell’universo di Guerre Stellari per accontentare qualsiasi tipologia di spettatore. Se proprio volessimo trovare un appunto ci saremmo aspettati qualcosa in più da Studio Trigger (stesso autore di Kill ka Kill e Promare, per intenderci), con un risultato nel terzo episodio “solo” buono al netto di alcuni istanti da spacca mascella che non vogliamo minimamente spoilerarvi. Ricordiamo comunque che si tratta di episodi con una durata complessiva che varia dai 13 ai 20 minuti massimo, e in una finestra del genere sarebbe stato difficile trovare una quadra ancor più soddisfacente tra comparto grafico e narrativo.

Star Wars: Visions è una pennellata di libertà creativa sbattuta con forza sulla tela di Lucasfilm e Disney. Il coraggio nel proporre opere così distanti dalla tradizione va sempre supportato, e quando si riflette in un risultato del genere non può che generare un rassicurante stupore. Star Wars si conferma un brand dal potenziale infinito, il mondo dell’animazione nipponica l’ennesimo pretesto per mostrare sotto una nuova luce gli angoli più remoti del suo universo, attraverso disegni che prendono vita e rapiscono l’attenzione dello spettatore. Indipendentemente che si racconti di un qualche pianeta messo sotto scacco dall’Impero per lo sfruttamento delle sue le risorse, di una famiglia che si scontra sugli ideali che coinvolgono il proprio destino, o di nuovi e promettenti Jedi che partono alla caccia degli ultimi Sith, sarà impossibile non apprezzare la bontà di ciò che viene proposto su schermo. Forse l’unico reale difetto di Star Wars: Visions è che ha una fine.

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