Vampire in the Garden – Recensione

Vampiri nel perenne inverno

Uscito da poco su Netflix, Vampire in the Garden è una miniserie anime di 5 episodi realizzata da Wit Studio, del quale abbiamo già apprezzato produzioni come L’attacco dei giganti e il recentissimo film Bubble. Una durata così breve potrebbe far pensare ad una trama poco profonda, ma la serie riesce a reggersi in piedi dignitosamente. Coma mai? Lo scoprirete in questa recensione!

Breve e non proprio originale, ma Vampire in the Garden riesce nel suo compito di intrattenere fino alla fine

Musica Vampiresca

Le due protagoniste, legate dalla musica

In un mondo post-apocatilittico in perenne inverno, l’umanità è minacciata dai vampiri, esseri mostruosi che si nutrono di sangue e deboli alla luce. Hanno inoltre un udito finissimo, cosa che ha costretto gli umani a bandire tutto ciò che è legato alla musica ed al suono. Momo, una giovane ragazza che fa parte di un corpo militare che caccia vampiri, durante un raid riuscì a trovare un carillon appartenuto ai vampiri, cosa che susciterà in lei un’immensa curiosità per la musica. Sarà proprio la musica a portare Momo ad un improvviso incontro con Fine, regina dei vampiri, la quale, un tempo innamorata di un umano, è decisa ad abbandonare il suo ruolo e cercare l’Eden, un luogo leggendario dove umani e vampiri possono vivere pacificamente.

Originalità?! Serve?

Vampiri nel buio notturno

Come potrete immaginare, l’originalità non è il punto forte di Vampire in the Garden, narrando a tutti gli effetti di uno scontro tra l’umanità ed esseri inumani con i protagonisti che fungono da punto di contatto tra i due. Tuttavia, l’anime di Wit Studio riesce ad intrattenere fino alla fine, con sufficienti colpi di scena e momenti emozionanti che catturano lo spettatore inevitabilmente. Anche il world building, per quanto non troppo approfondito per la breve durata della serie, riesce a convincere, mostrandoci un mondo simile a metà ‘900 colorato da tinte gotiche, ovviamente rappresentate dai vampiri.

Animazioni da togliere il sangue

La caratterizzazione ambientale è eccellente

Come potevamo aspettarci da Wit Studio, il profilo tecnico di Vampire in the Garden è forse uno dei suoi pregi maggiori. Un misto di animazione 2D e Cgi 3D, usata principalmente per veicoli. A volte c’è un leggero contrasto tra i due stili, ma niente che infici l’ottima animazione. Altrettanto ottima è la colonna sonora, certamente protagonista spirituale per quanto riguarda le varie musiche ascoltate da Momo e Fine nel corso della storia. Il doppiaggio infine è tutto sommato soddisfacente.

Commento finale

Nonostante la scarsa originalità e l’ovvia brevità che caratterizzano l’ultimo prodotto dello studio di Attack on Titan, Vampire in the Garden è una buona aggiunta al catalogo Netflix che forse può essere una scelta azzeccata per un momento di pausa tra serie più impegnative. La storia di Momo e Fine riesce a catturare e a intrattenere per tutti e cinque gli episodi con i giusti colpi di scena. Forse una serie più lunga sarebbe riuscita a dare più spazio al mondo ed ai personaggi, ma con questo non vogliamo dire che il prodotto di Wit Studio sia da buttare. Anzi, tenetelo d’occhio, e d’orecchio, prima che un vampiro vi senta.

Ultimi articoli

Ultime news

Questo sito utilizza cookie, anche di proprietà di terze parti, che consentono di inviare messaggi pubblicitari in linea con le preferenze dell’utente. Continuando la navigazione si considera accettato tale uso. Leggi l’informativa cookie: in essa sono indicate anche le modalità con cui potrai disabilitarli in qualsiasi momento.