Vanitas no Carte – Recensione

Di serie che incrociano la veridicità storica con il fantasy, sfociando in leggende più o meno conosciute, ne abbiamo a bizzeffe e soprattutto nel mondo dell’animazione giapponese degli ultimi anni abbiamo avuto un quantitativo spropositato di produzioni che – con risultati altalenanti – hanno deciso di riproporre la loro visione prendendo spunto dai rispettivi prodotti cartacei. Uno degli ultimi, oggetto di analisi odierna, è The Case Study of Vanitas (per comodità da adesso nominato con il titolo originale Vanitas no Carte). Parliamo di una prima stagione suddivisa in due parti e 24 episodi totali, distribuiti tramite Crunchyroll tra la seconda metà del 2021 e la prima del 2022 che non rappresenta uno dei migliori risultati qualitativi per il genere di riferimento, ma che è riuscito comunque a intrattenerci grazie a diverse idee interessanti.

Vanitas no Carte è un anime ricco di potenziale non adeguatamente sviluppato, ma il fascino dei primi incontri rimane e fa ben sperare

C’era una volta un vampiro conosciuto come Vanitas, odiato dai suoi stessi simili perché nato sotto una luna piena blu, segno inequivocabile di sventura e cattivo auspicio, mentre la gran parte di essi nasce in una notte di luna rossa. Solo e spaventato decise di creare “Il libro di Vanitas”, un grimorio maledetto che un giorno gli avrebbe permesso di vendicarsi di tutti i vampiri. Da questa breve premessa che fa da incipit alla serie nel suo episodio prologo, facciamo la conoscenza in modo abbastanza rocambolesco dei due giovani personaggi principali, ovvero Noè e Vanitas. Mentre per il primo facciamo riferimento a un vampiro di buon cuore e dalla forza superiore alla media anche tra quelli della sua stessa razza, per il secondo caso si tratta di un comune umano – medico di professione – che dalla leggendaria creatura menzionata a inizio paragrafo ha ereditato sia il nome, sia il grimorio. Il primo incontro tra i due protagonisti è di quelli ricchi di fascino dove non si capisce ancora bene chi sia il buono e chi il cattivo, ma considerando che Vanitas utilizza il libro per far luce su una maledizione che trasforma gli esseri umani in feroci vampiri senza controllo, la collaborazione e la reciproca intesa vengono raggiunte in modo decisamente spontaneo.

La storia di Vanitas no Carte ci proietta in una pittoresca Parigi del Novecento dove – da quanto ipotizziamo, perché non ben dichiarato durante le varie puntate – vampiri e umani convivono e sopravvivono non senza compromessi. Ci sono alcune fazioni in gioco sia da un lato che dall’altro pronte a far pendere la bilancia e alcune forze misteriose che vogliono portare scompiglio in entrambi i mondi proprio utilizzando la misteriosa maledizione. Inevitabilmente le attenzioni di buoni, cattivi o semplici curiosi si concentra sul giovane duo e sul libro di Vanitas che sembra nascondere poteri ancora più incredibili, costruendo e articolando una trama che mescola fantasy, storia, avventura e un pizzico di mistero non sempre con le giuste dosi; un risultato convincente, ma che non riesce a brillare quanto sperato.

Proprio per questo motivo abbiamo utilizzato alcuni periodi ipotetici nella descrizione della cornice narrativa che fa da sfondo alle avventure di Vanitas e Noè, perché siamo davanti a un enorme potenziale rimasto per larga parte inespresso. Nello specifico, solo alcuni rapporti tra i vari personaggi vengono adeguatamente approfonditi nell’arco della stagione e pochi comprimari hanno uno spazio adeguato a una crescita psicologica. Vanitas, tra momenti spensierati e altri più seri e critici, riesce in solitaria a reggere ritmi e tempi della narrazione catturando su di sé l’attenzione dello spettatore che non sa mai come potrebbe reagire ad un determinato evento. Il personaggio di Noé ci è sembrato, invece, abbasta banale anche se si compensa con l’irriverente medico e la coppia nel suo insieme funziona abbastanza bene. Per i vari comprimari invece abbiamo un insieme di tratti abbastanza anonimi e stereotipati, e solo nel personaggio di Jeanne – combattivo e violento, ma al tempo stesso sempre più innamorato di Vanitas – troviamo un risultato qualitativamente rassicurante. Qualche piccola menzione anche per il comparto tecnico che presenta disegni e animazioni buone, con alcuni picchi positivi per quanto riguarda brevi scorci e ambientazioni del Novecento. Per i combattimenti, invece, abbiamo animazioni che alternando risultati più convincenti ad alcuni meno riusciti, con alcune scene più cruente che riescono comunque a conferire un certo tono agli esiti degli scontri.

In conclusione

Questa prima stagione di Vanitas no Carte si può riassumere come un buon inizio che, nonostante diverse incertezze, ha tutte le carte in regola per direzionarsi su binari dal fascino narrativo tutto da scoprire. Rimane un peccato l’aver realizzato al momento un world building troppo abbozzato, nonostante i numerosi elementi e personaggi trattati, così come pochi di questi ultimi che riescono realmente a brillare e attirare l’attenzione del pubblico; il potenziale rimane e non ci resta che attendere una seconda stagione idealmente più profonda e ragionata. Una serie che alterna momenti di spensieratezza ad altri più cupi e misteriosi, senza eccedere verso una o l’altra direzione e che grazie al carattere di Vanitas riesce comunque a farsi apprezzare fin da questa prima uscita.

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