Ritorno al…passato?
Era da un po’ che una grossa produzione supereroistica mancava dai nostri schermi, grandi o piccoli che siano, e Wonder Woman 1984 ha deciso di porre fine a questo periodo di magra per i fan dei mantelli e dei costumi sgargianti.
Disponibile per il noleggio su di un sacco di servizi online, compresi Amazon Prime Video, Youtube, Apple TV, PlayStation Store e Microsoft Store, Wonder Woman 1984 è un film diretto, e questa volta anche scritto da Patty Jenkins (con un assist di Geoff Johns, uno sceneggiatore molto famoso fra gli appassionati di fumetti), basato sul personaggio creato da Willam Moulton Marston e da H.G. Peters nel 1941, che, come il sottotitolo annuncia in pompa magna, non prende più piede durante la prima guerra mondiale, ma nei roboanti anni 80.
Essendo immortale infatti, Diana Prince alias Wonder Womana (Gal Gadot) ha deciso di provare a vivere la sua vita nel mondo degli uomini, distrutta dopo la morte del suo amato Steve Trevor (Chris Pine), e svolge ora un lavoro come ricercatrice presso lo Smithsonian, il più grande museo degli stati uniti (svolgendo però qua e là qualche impresa eroica).

Durante una normale giornata di lavoro, Diana fa la conoscenza di una nuova impiegata, la goffa Barbara Ann Minerva (Kristen Wiig), che la aiuterà a studiare un misterioso artefatto chiamato “La pietra dei sogni”, che pare avere enormi poteri mistici. Sulla pietra però ha messo anche gli occhi l’imprenditore squattrinato Maxwell Lord (Pedro Pascal), che ha basato tutta la sua carriera sul vendere alla gente il proprio sogno più grande. Riusciranno i nuovi ed i vecchi personaggi, a realizzare i loro sogni, o ci troveremo invece all’interno di un incubo senza fine?
Da un punto di vista della sviluppo della trama, e dei segnali di stile che pervadono tutto il film, quel grosso “1984” che funge da sottotitolo del film, non è lì solo per bellezza, è un vero e proprio manifesto d’intenti: l’atmosfera, i dialoghi, le situazioni sembrano presi direttamente da quel periodo, creando da un lato un film molto semplice, ma che fa della semplicità una grande forza, dall’altro una pellicola che lascia un pelo perplessi.
Perplessi perchè non è facile capire dove sia la linea fra omaggio arguto e pigrizia narrativa, fra lo stereotipo nella realizzazione di alcuni personaggi e il gioco metatestuale voluto dalla regista.
In Wonder Woman 1984, il messaggio è chiaro, semplice, e diretto, ed è francamente un boccata d’aria fresca in un panorama che vuole vedere il film di supereroi come un qualcosa di più, come un qualcosa di grande e maturo, quando in realtà il medium da cui queste pellicole sono tratte nasceva per essere intrattenimento per i bambini, apprezzabile anche dagli adulti. E questo il film lo sa e lo dimostra con una grande arguzia e dovizia di citazioni anche a pellicole che lo hanno preceduto, e che avevano la stessa forza portante.

Intendiamoci, non si vuole certo dire che il supereroe o la supereroina non possano essere maturi, o arguti, solo che non lo debbano essere SEMPRE, e Wonder Woman 1984 riesce ad essere un film leggero, con un messaggio morale tutto sommato molto simpatico, sebbene un po’ forzato.
A livello di azione, che è poi una delle forze portanti del genere, il film fa il suo dovere, e approfitta di un paio di scelte di trama per rendere alcune sequenze in modi più “semplici”, ma lo fa con uno spiccato senso del movimento.
Ogni scontro, ogni battaglia di Diana non è aggressivo e d’impatto, ma più morbido e sinuoso, senza sprechi d’energia e dritto al punto.
E se nella prima parte del film questo stile è veramente spettacolare, verso la fine il senso di spettacolo viene perso, e il tutto diventa un po’ più moscio e generico, invece che vorticante e divertente.
Pedro Pascal è maiuscolo in tutto il film, e riesce a vendere allo spettatore un personaggio alla quale non si sarebbe dato un soldo (letteralmente, e figurativamente), e dimostra un range di emozioni e di interpretazioni che danno corpo e solidità alla sua versione di Maxwell Lord, facendocene capire tutte le sfaccettature.
Kirsten Wiig si impegna, e si impegna da morire nel cercare di mostrarci un personaggio che nasce quasi comico per poi diventare tragico, ma purtroppo si scontra con la sua parte, che non è all’altezza delle sue capacità attoriali. La Wiig sarebbe una bellissima controparte di Wonder Woman, se solo glielo facessero fare insomma.

Gal Gadot invece, porta sullo schermo il suo charme caldo ed accogliente, ma convince poco. Non come eroina e come messaggero di pace, ma come protagonista. Come nel primo film, la morale di uguaglianza, pace ed amore professata da Wonder Woman, ed insita nel suo personaggio fin dalla sua creazione, è presente nel film, ed è trasportata bene su schermo, ma ancora una volta sembra quasi che Wonder Woman non riesca ad agire, ad avere il sopravvento nel suo stesso film, senza l’aiuto di una forza scatenante, che per caso è una forza scatenante maschile.
Il messaggio, è chiaro, chiarissimo, e la sottotrama romantica di questo film è interessante sotto pù punti di vista, e a tratti struggente, ma se nel primo film la risoluzione di questo atteggiamento di Diana poteva essere dato da una sua ingenuità, in questo secondo film il messaggio viene un pelo rovinato, e forse anche contraddetto.
Un plauso va dato però anche a tutte le comparse e comprimari. Questo perchè, per vari motivi, alla fin fine, nessuno in questo film è veramente solo una comparsa; ogni attore ed attrice su schermo dà il suo massimo per la buona riuscita del climax finale, in una scelta che sarebbe benissimo potuta essere stucchevole e melensa, ma che invece rialza il film dai suoi scivoloni, e lo rimette su una buona strada, anche se troppo tardi.

Wonder Woman 1984 è un film particolare, sicuramente ben lontano dall’essere il migliore della produzione cinematografica Dc comics, e anche meno interessante ed incisivo del suo capitolo precedente, ma dimostra comunque di avere a cuore non solo il materiale originale, ma anche e soprattutto l’idea che aveva dato origine a Wonder Woman, confezionando un prodotto forse un po’ caotico, ma tutto sommato gradevole. Forse, questa volta tutto il mondo non stava aspettando solo lei, come ci diceva la sigla del famoso telefilm con Lynda Carter, ma sarà difficile che questo film non vi vinca almeno un po’, con il suo amore.
- – Una leggera semplicità che nasconde un bel messaggio morale
- – Un cattivo sorprendente, con un Pedro Pascal in formissima
- – La sottotrama romantica prende delle ramificazioni veramente interessanti.
- – Il film è a tratti banale, e si appoggia a stereotipi poco simpatici
- – L’azione non è a livello delle prove precedenti
- – Wonder Woman in se è meno protagonista di quello che dovrebbe essere
