Camille Monceaux, classe 1991 arriva nell’intima sala stampa in cima alla camera di Commercio di Lucca Comics 2023, presentando il terzo capitolo della sua saga “Le cronache dell’acero e del ciliegio”. La saga vede protagonisti il samurai Ichiro e la misteriosa donna mascherata Inahime ed è pubblicato dalla casa editrice L’Ippocampo. C’è una bellissima atmosfera, accogliente e quasi familiare e ci sentiamo subito a nostro agio.

Fra petali di ciliegio e di gigli
Partiamo subito con le domande, parlando del cambio di punto di vista, che avviene in questo terzo capitolo. Se i primi due libri erano infatti raccontati da Ichiro, qui la narrazione passa ad Inahime. In piena onsestà ci dice che la cosa la preoccupava e temeva che il pubblico potesse non reagire bene. Poi però ha capito che doveva essere lei a divertirsi scrivendo il libro, ed è andata dritta per la sua strada. La difficoltà è stata trovare la giusta voce per il personaggio, cercando di creare una donna stratificata, non stereotipata. Su questo concetto torneremo molte volte durante l’intervista.
Abbiamo poi parlato del come sia nata questa storia, e di come sia stato scelto il Giappone come ambiente, e subito l’autrice si è illuminata. Camille infatti ama il Giappone fin dall’adolescenza. Ha vissuto lì un anno e ha fatto anche studi accademici a riguardo. Quando ha deciso di darsi alla scrittura tornando nella natia Francia, è riuscita a vincere la sindrome del foglio bianco proprio parlando del Giappone.
Fra le ispirazioni della storia, abbiamo poi anche la storia tipicamente francese de “La maschera di Ferro”, che ha colpito Camille fin da quando la sentì in tenera età.

Il carnevale passa, le maschere restano
Questo perché, certo, nel libro la maschera è un qualcosa di fisico, ma è anche un metafora molto forte. Ci si maschera per capire chi si è, cosa si vuole, come ci si vuole definire. Inoltre, in questo nuovo capitolo, appare un personaggio non in grado di udire, e quindi il non poter leggere le labbra di Inahime, che indossa qualcosa che gliele copre, sarà una parte molto importante della storia.
Ovviamente, è stato chiesto cosa ci possiamo aspettare da questo nuovo capitolo, e cosa ci potremo aspettare dal quarto ed ultimo capitolo della saga. Camille Monceaux ci ha spiegato che per scrivere il terzo libro, si è stressata moltissimo per doversi conformare alle aspettative sue e del suo editore francese. Ha avuto diversi incidenti di percorso e quindi si dedicherà al quarto libro con più calma. La cosa più importante sarà però farlo con molta gioia, perché ama il suo lavoro e non vuole che sia un qualcosa di opprimente. Questo terzo capitolo sarà però comunque un bel cambio, con la nuova prospettiva femminile che darà veramente al libro qualcosa di diverso.
Abbiamo poi parlato di femminismo e di personaggi femminili forti. L’autrice ci ha raccontato di come lei abbia voluto fortemente creare un qualcosa, da femminista, che riflettesse veramente un personaggio equilibrato, che non fosse né uno stereotipo di donna invincibile, né uno di donna fragile. Lo stesso lavoro è stato fatto per Ichigo, il protagonista maschile, che è molto più sfaccettato di altri suoi colleghi del genere Young Adult, genere che l’autrice apprezza moltissimo.

Le pièce de resistance
Abbiamo poi continuato questo discorso parlando di come spesso in alcuni libri e racconti non si parli quasi mai di amicizia fra donne, elemento molto importante per Camille. Per lei era cruciale esplorare non solo l’aspetto più storico del Giappone (sul quale ha fatto moltissima ricerca) ma proprio tutti questi aspetti, cercando di non cadere in stereotipi, e facendo molta leva anche sul concetto di forza: a volte, la forza può anche essere fragilità.
Anche noi di Gamesailors siamo riusciti a fare una domanda, e abbiamo chiesto, vista la grande importanza che ha il teatro nella saga, se Camille avesse mai voluto fare un trasposizione del libro usando questo mezzo. Ci è stato risposto che sarebbe bello portarne degli estratti, in una serie di esibizioni per ragazzi. Questo le piacerebbe molto.
E così, finita la conferenza, ci congediamo da Camille Monceaux, ringraziandola per il suo tempo, per la sua passione e per la sua cortesia.
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