Iniziare un articolo chiedendosi chi sia Rocket Raccoon, personaggio ormai celeberrimo nella cultura pop contemporanea, potrebbe essere un po’ un azzardo, ma sapete molto bene che a noi di GameSailors piace molto giocare, e quindi eccoci qui.
Anche perchè, ridendo e scherzando, è vero che molti, moltissimi conoscono il nostro eroe, ma in quanti sanno che il suo nome sia una citazione alla canzone dei Beatles “Rocky Raccoon”, e che le sue prime apparizioni a fumetti erano farcite di gustose citazioni musicali? Ma partiamo dal principio!

La via del Procione
Creato da Keith Giffen e da Bill Mantlo, con una prima apparizione su “Marvel Preview” del 1976, Rocket Raccoon (per gli amici Rocky) era un procione alieno con uno spiccato accento britannico, che fungeva da comprimario in una saga fantasy chiamata “la spada nella stella”. Marvel Preview nasceva infatti come rivista in bianco e nero per un pubblico un poco più adulto rispetto a quello dei supereroi più classici, ma Bill Mantlo si affezionaerà molto al personaggio, portandolo poi nell’universo Marvel “Tradizionale” quando si troverà a dover scrivere le avventure dell’incredibile Hulk.
Proprio su queste pagine, scopriremo le origini del nostro personaggio: Rocket nasce su un pianeta manicomio, dove gli animali venivano manipolati geneticamente per avere intelligenza umana, e fungere così da migliori compagni per i pazienti, ed il nostro eroe era il capo della sicurezza planetaria.

Le manipolazioni genetiche subite, hanno donato a Rocket un’intelligenza sopraffina, soprattutto nell’ambito della tattica, di cui è maestro. Oltre ad avere le normali abilità di un procione terrestre (con una forza leggermente potenziata per gli standard animali) Rocket è anche abile pilota e tiratore scelto, dimostrando negli anni un’enorme potenziale distruttivo con un’enorme varietà di armi spaziali.

Perso nello spazio
Dopo esser fuggito dal suo pianeta, aver combattuto un coniglio malvagio noto come Blackjack O’Hare, essersi innamorato di Lylla (una lontra), Rocket sparirà un po’ dai radar delle storie a fumetti, facendo principalmente camei nell’ingrato ruolo di “Quel personaggio buffo che non conosce nessuno”, fino ad entrare in un gruppo meteorico chiamato “la sporca mezza dozzina”, messo su da un altra grande meteora dei fumetti: Peter Quill alias Star-Lord.
Questo gruppo sconclusionato avrebbe dovuto aiutare la galassia a combattere la minaccia nota come Phalanx, ma non tutti i suoi membri sopravviveranno all’esperienza.
Folgorato sulla via di Damasco (nello spazio però), Quill deciderà di creare un gruppo migliore chiamato “I Guardiani della Galassia”, manipolando dapprima le menti dei membri del gruppo per farli partecipare alla missione, ma riuscendo negli anni a creare un legame molto forte.

La casa nella Nebulosa
Nel corso degli anni dunque, Rocket vivrà numerose avventure assieme a diverse formazioni dei Guardiani, diventando spesso e volentieri la spina dorsale del gruppo, ed assumendo a volte anche il ruolo di leader. Scopriremo inoltre che il simpatico manicomio dove il nostro aveva avuto le sue origini, era in realtà un manicomio criminale costruito per tenere imprigionato un essere cosmico malvagio, e ritroveremo lungo la strada anche tutta una serie di vecchi comprimari delle sue prime storie, quando ancora le avventure cosmiche erano fatte di animaletti buffi.
Oltre ad essere un Guardiano della Galassia, ed aver vissuto numerose avventure in solitaria, Rocket riuscirà anche a fare una capatina sulla Terra e diventare per un po’ membro degli Avengers, durante una crisi cosmica che vedeva la dea della notte Nyx cercare di distruggere il multiverso per ricrearlo a sua immagine e somiglianza. Inutile dire, che Rocket porterà il suo apporto speciale alla missione, pensando… in grande.

Rocket Raccoon è una di quelle idee, che chiunque non abbia mai letto un fumetto guarda sempre con sospetto, dimenticandosi che uno dei personaggi più famosi della fantasia sia un topo che cammina. Un procione che spara laser non è quindi poi così fuori posto.
Certo, la strada fatta da Rocket è stata lunga e tortuosa, ormai dell’accento britannico non c’è più traccia, e nessuno lo chiama più Rocky, o cerca cose vicino ai vecchi buchi neri di Sirio, ma spesso gli adattamenti possono dare nuova vita a personaggi con un grande potenziale, ed un grande cuore.
E quindi, alla fine, va anche bene così.
Vedremo nel futuro, cosa ci racconterà di nuovo, il nostro procione preferito.