Chi è Spider-Man?- Speciale

Ehi, il nostro senso di ragno pizzica!

Forse, “Chi è Spider-Man”, o Uomo Ragno se siete dei nostalgici (e vi assicuro che qui lo siamo parecchio), è una domanda molto, anzi, troppo semplice.  Si tratta dopotutto del supereroe più amato di sempre, anche dalle aziende che dalle fattezze dell’arrampicamuri rossoblu riescono a ricavare royalties pari a quelle di Batman e Superman combinate. La storia la sappiamo tutti: il timido orfano Peter Parker vive con la zia e lo zio, Ben e May Parker. Genio della scienza, ma molto scarso nei rapporti sociali, il ragazzo non ha molti amici, anzi non ne ha proprio, e quindi nessuno può accompagnarlo ad una dimostrazione scientifica dove, per errore, un ragno viene colpito da un nugolo di radizioni. Questo ha la bella idea di mordere Peter prima di tirare le cuioa e dona al nostro poteri straordinari: forza, agilità, resistenza, la capacità di avvertire il pericolo. Ovviamente la sua mente da quattordicenne non vede altra soluzione che fare soldi con questi poteri, ma quando il suo egoismo porta alla morte dello zio Ben, il giovanotto deve cambiare casacca e ricordarsi che il suo nome è Spider-Man. Man. Uomo. Peter deve quindi crescere. E fosse facile.

Per un lettore moderno, questa è una storia vista, e rivista. Ma, contestualizziamo un secondo. Partiamo dal presupposto che secondo l’editore, l’idea dello scrittore Stan Lee non sarebbe piaciuta. “Chi vuole vedere un personaggio ragno? I ragni non piacciono a nessuno!” tuonava. Seguiamo dicendo che nelle prime versioni ideate da Stan, il nostro eroe non era altro che una mezza copia dell’Uomo Mosca, chiamato “The Fly”, pubblicato dalla rivale Archie Comics. Diamine, invece che avere i suoi lanciaragnetele da polso, nei suoi primi passi l’Uomo Ragno girava armato di una pistola spara fili, molto, troppo simile a quella del suo concorrente. E anche la scelta del disegnatore non fu semplice: Stan aveva chiesto aiuto a Jack “King” Kirby, il più grande fumettista di sempre, ma il tratto del re era tropo forte, troppo eroico per un personaggio che doveva trasudare mediocrità. E così Stan si recò da Steve Dikto. Dite pure quello che volete, ma le possibilità che la Marvel potesse avere due geni di così grande calibro fra le sue fila, erano quasi nulle; invece eccoci qui. Marvel, meraviglia, per davvero. Ecco, Dikto aveva un tratto nervoso e asciutto, che darà all’Uomo Ragno sì una certa presenza eroica, ma anche un bel po’ di fattore inquietudine.
Dicevamo, l’editore non voleva pubblicare l’Uomo Ragno? Benissimo. Stan e Steve lo avrebbero pubblicato lo stesso, su Amazing Fantasy 15, del 1962. La testata avrebbe comunque chiuso, quindi non c’era davvero nulla da perdere. O meglio, qualcosa c’era: l’occasione di creare una leggenda.

La possibilità che un supereroe potesse essere un ragazzino, senza supervisione adulta, o senza una certa comicità nelle sue azioni, non era proprio contemplata all’epoca. Stan ci diceva che avremmo trovato il suo Uomo Ragno un po’… diverso. E non poteva avere più ragione. Dietro una copertina di King Kirby infatti, c’era il futuro. Un futuro fatto della frase “Da un grande potere derivano grandi responsabiltià” (che, va bene, aveva già usato Superman anni prima, ma il futuro si costruisce sulle spalle dei giganti), un futuro fatto di patemi, disperazione, e quella voglia, così dannatamente umana, del non mollare mai.
Insomma, con un solo personaggio, Stan e Steve avevano rivoluzionato un genere, che stava crescendo, ed evolvendosi già da qualche periodo. Forse Stan Lee aveva inventato la formula assieme a Jack Kirby l’anno prima, scrivendo “Fantastic Four”, ma questo ragazzetto del Queen, aveva preso quello che già c’era, e lo aveva raffinato, rendendolo un caposaldo del genere, il modello per eccellenza di quello che sarebbe poi dovuto essere il classico personaggio Marvel: il supereroe con superproblemi. L’Uomo Ragno perdeva le sue sfide. Veniva gonfiato di botte fino a scoppiare, vedeva amici e conoscenti morire davanti ai suoi occhi. Ma poi, vinceva. Vinceva l’amore, vinceva il lieto fine… fino ad un certo punto. Ed era a quel punto che il lettore poteva dire “Ehi, questo personaggio assomiglia a me”. Oggi ci sono Uomini Ragno per tutti i gusti: giovani, vecchi, uomini, donne, passati e futuri. Tutti nati da uno stampo che si può tranquillamente definire leggendario. C’era un alchimia irrepetibile in quel concetto, l’idea stessa di un ragazzino che si maschera da uomo, nascondendosi dietro una personalità caustica, mascherandosi da eroe con l’eterna maledizione del non sapere di esserlo già.

E così, il personaggio fu subito un successo. Di pubblico e critica, un personaggio così amato, così venerato, che la gente iniziava a lamentarsi che le storie non fossero più belle come una volta già dal numero 20 della sua serie regolare, e non si sono più fermati. Per molti Spider-Man è il personaggio dei fumetti preferito, perchè è come un amico, un parente, e vederlo cambiare a volte ci spaventa. Per me, Spider-Man è la realizzazione di un sogno, un sogno di fare fumetti in un modo diverso. Un modo personale e facilmente riconoscibile. Cento, mille, sono i grandi momenti della vita di Spider-Man degni di nota, degni di entrare nella storia del fumetto. Il già citato Da grandi poteri, Solamente quando tutto è contro di te che la vittoria conta, Ti prego Dio, fa che non sia troppo tardi, Sei tu l’unico e il solo, Slam sono piccoli gioielli di narrativa che faranno venire i brividi a chi li ha già letti e una curiosità morbosa a chi invece non li conosce. A creare l’uomo ragno sono stati un Uomo ed uno Stregone, con l’assist di un Re. Il risultato, non poteva che essere qualcosa di Stupefacente. O meglio, Spettacolare.

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