Chi si nasconde dietro quei braccialetti?
Come avrete ben capito, oggi parliamo di una delle prime eroine a fumetti, di sicuro la più unica nel panorama supereroistico, non chè protagonista di uno dei film più attesi di questo 2017. Un personaggio che, sebbene conosciuto da praticamente chiunque, non ha mai avuto la preponderanza mediatica di altri suoi pari, almeno fino ad oggi! In altre parole sappiamo riconoscere la principessa Amazzone solo dal costume, ma oltre quello non andiamo…
E questo, nell’ottica di scrive, è un vero peccato perchè Wonder Woman è probabilmente una delle idee più intelligenti e ben costruite nel mondo del fumetto americano.
Nata nel 1941, Wonder Woman ha avuto negli anni numerose origini, e riscritture delle stesse. Quello che c’è da sapere è che millenni fa le amazzoni, leggendarie guerriere della mitologia greca, si ritirarono nell’isola segreta di Themyscira dove, godendo del dono divino dell’eterna giovinezza, poterono prosperare per secoli creando una società utopica che unisce la tecnologia e il misticismo. Tutto cambia però quando Hyppolita, regina delle amazzoni, ha una figlia benedetta dagli dei e possiede poteri che la elevano al di sopra di quasi tutti i mortali. La piccola Diana cresce così in una società che la addestra alla diplomazia e, in caso di grande emergenza, anche all’arte della guerra.
Raggiunta l’età adulta, Diana sarà scelta (anzi, si farà scegliere) come ambasciatrice delle Amazzoni nel mondo degli uomini, pronta a testimoniare la sua cultura e le sue idee, in un nuovo e meraviglioso panorama della quale la nostra sa poco o nulla.

Pura mitologia fusa perfettamente con un aura di fantascienza e quel patriottismo che tanto si sentiva nel 1941, ma fatto in un modo totalmente inedito. Perchè per Wonder Woman la guerra, i cazzotti in faccia ai nazi, il ribaltare un tank come una tartaruga, sono opzioni. Ma anche la pace e la riabilitazione sono opzioni che Diana non dimentica mai. E ridendo e scherzando, in poco tempo Wonder Woman diventerà un titolo di punta della Dc. Uno dei pochi titoli a sopravvivere anche durante la prima morte del fumetto supereroistico degli anni 50. Diana non era mai stata un personaggio completamente serioso. Nelle sue scorribande aveva affrontato racket di schiavi spaziali, uova giganti, canguri in grado di saltare fino alla Luna, foto che fanno il lavaggio del cervello e una miriade e mezza di altre minacce. Ma quello che rendeva tutto più speciale era che, nel bene o nel male, il fumetto di Wonder Woman non aveva paura del cambiamento. Il suo costume era cambiato, si era evoluto, e durante i moti di rivoluzione giovanile e femminista Diana aveva anche perso i poteri ma non la voglia di lottare, dandosi anche allo spionaggio e alle arti marziali. Per chiunque, sarebbe sembrata una forzatura, ed in effetti lo era, ma per come il fumetto si era sempre mosso, si riusciva quasi a catturare l’illusione di una progressione naturale, non dettata da logiche di mercato. In poco tempo, il cambiamento, diventerà uno dei punti cardinali della narrazione delle storie della nostra principessa.

Cambiamento di costume, delle sue origini, dei suoi poteri. Ormai Diana era una star, un’icona anche grazie ad una fortunata serie televisiva. Ma quello che era davvero importante era rimasto: l’amore di Diana per la verità, e per trovare sempre una scelta diversa rispetto alla lotta.
Ed è tutto abbastanza ossimorico, non credete? Una principessa guerriera, così potente da poter livellare una città che al contempo si batte per un mondo di pace? Una straniera in terra straniera, che cerca di mediare i suoi valori con quelli del paese che l’ha adottata? Sembra fantascienza, anche per un fumetto. Eppure, in un mondo creato dagli uomini, per gli uomini, Diana restava lì. Indomabile, inarrestabile, irraggiungibile. Diciamo che c’è un motivo per cui nelle liste dei grandi fumetti, ci sono poche avventure dell’Amazzone. E quel motivo, è che è difficile trovare qualcosa che sia un vero capolavoro, un qualcosa che trascenda tutto e tutti, lasciandosi alle spalle critiche sterili e ascendendo all’Olimpo del fumetto. Ma, come molti personaggi attivi da più di 70 anni, Wonder Woman ha alle sue spalle un bel bagaglio di avventure, fra cui molte assolutamente basate su semplici trucchetti basati a stupire, e molte altre colpite da un ricambio di scrittori così veloce da sembrare una centrifuga, dove ogni giro era un voler aggiungere qualcosa ad una mitologia, nel vano tentativo di capire che spesso un messaggio semplice, è molto più forte di uno complesso.Perchè in fondo chi è Wonder Woman? Una principessa? Un soldato? Una dea? Una supereroina? O tutto questo?
E come posso identificarmi in un personaggio così bizzarro, così particolare, e così sfaccettato?
Un personaggio così diverso da me, semplice lettore?
Ma, siamo proprio sicuri che sia un personaggio così diverso? Che cos’è un mito, che cos’è la mitologia, se non un racconto allegorico, che prova a spiegare all’uomo un qualcosa, in un modo iperbolico per dare più forza al messaggio? Insomma, e se io fossi Wonder Woman?
Tante, tante domande. Ma, la verità è una sola.
Io lettore, sono molte cose. Non sono solo un lettore. Sono anche una persona con degli hobby, con dei sogni, e delle speranze. Mi piacciono alcune cose e altre le odio. Tautologico? Semplicistico? Assolutamente, ma anche tremendamente vero. Perchè dietro la principessa, dietro la dea, dietro l’eroina, c’è una Donna, estremamente umana. Un personaggio nato esplicitamente con un messaggio pedagogicoo che era quello di dare un buon esempio. Non per vendere, non per fare soldi, non per fare propaganda, ma per dare un semplice esempio. Io sono fantastica, in quasi tutto che faccio. Ma se ti alleni, se ti sforzi, e se lavori, puoi esserlo anche tu. E’ opinabile vedere se il risultato, o l’esecuzione di questo modello, sia sempre stato in pari con l’idea che c’era alla base. Ma più pensiamo a Diana, più non si può non osservare come la nostra abbia fatto fatica ad avanzare… perchè era già avanti! Un modello femminile per le bambine negli anni 40, un eroina che credeva nella pace sopra qualsiasi cosa, una donna che non aveva paura di sdoganare la sua sessualità, anche bizzarra. Con tutto questo materiale, cosa posso fare di più? Cosa posso aggiungere ad un personaggio che ha già tutto quello di cui ha bisogno? Come scrittore, mi trovo davanti ad un problema. Sociale, perchè continuo a credere che un personaggio così precursore, non riesca a trovare una sua nicchia, perchè comunque donna. Ed esecutivo, perchè come posso mettere in difficoltà un qualcosa di così potente, quasi divino?
Come metto in difficoltà qualsiasi altro personaggio, se non lavorando sul suo lato umano?

Diana può fare di tutto, ma perchè non può innamorarsi? Piangere? Avere delle pessime giornate, e volere solo un massaggio ai piedi? Perchè, nella sua complessità, Diana è un personaggio molto semplice. Così semplice, che si prova a limitarla. A vederla come “La ragazza”, da mettere per politicamente corretto. A vederla come interesse romantico, e mai come guest star di serie A. A vedere solo un lato della sua personalità, quello violento, perchè si vuole dare ad un fumetto un’atmosfera di adulto, di cupo, di complesso. Un’atmosfera che esiste, e deve esistere, ma non deve trasformarsi in un centro focale, di un personaggio nato e cresciuto in un mondo diverso.
Si vuole rendere Wonder Woman pericolosa a tutti i costi, o seducente a tutti i costi, sacrificando così tutte le altri parti del suo carattere, e del suo personaggio. Dimenticando così il suo centro reale: la verità. Perchè di sicuro ci saranno poche storie di Wonder Woman che sono capolavori del genere, ma ci sono anche poche storie di Wonder Woman che sono davvero brutte, perchè il materiale c’è.
Per quanto possa sembrare all’occhio inesperto che l’unico motivo per cui la nostra sia andata avanti sia la sua anzianità, e il suo ruolo di nicchia di eroina femminile, la verità, come sempre, è un’altra. Diana, Wonder Woman continua ad essere pubblicata, perchè le storie su di lei non sono ancora finite. C’è ancora molto da raccontare a proposito della principessa delle Amazzoni. Ma è molto, molto difficile. Wonder Woman, sembra un personaggio senza identità, ma non c’è nulla di più sbagliato. La sua identità è la nostra. Diana è lo spirito della verità, uno specchio dove possiamo osservare noi stessi, trovandoci di fronte alle nostre contraddizioni ed ipocrisie, ma anche ai nostri lati migliori e ai nostri punti di forza.
Senza paura di cambiare, di ascoltare, e tendere una mano dove c’è bisogno. Sembra facile. Ma perchè lo fa lei. Cambiare, facendo cambiare, evolvere insieme. Ecco quello che fa Wonder Woman, un personaggio che riflette l’evoluzione della donna nel tempo, e grazie a questo anche l’evoluzione di chiunque cresca. Diana smussa gli angoli della sua personalità, cambia costume e poteri, evitando i drammi, evitando quell’aura di pesantezza che colpisce il supereroe, perchè riesce a mantenere, sempre, anche nei momenti più bui, il suo centro. La verità di cui Wonder Woman è lo spirito.
La verità di essere Dei in alcuni ambiti, e semplici uomini e donne in altre. La verità di non avere sempre ragione, la verità del saper essere solidi, ma anche solidali.
Tutto questo è Wonder Woman, un personaggio complesso e semplice allo stesso tempo, un esempio per tutte le lettrici e i lettori di fumetti, perchè non spinge mai ad essere come lei, ma spinge a migliorarsi costantemente.
Nella sigla della famosa serie televisiva, fra i poteri di Wonder Woman, non c’è la sua grande forza, il volo o il parlare con gli animali. C’è il saper far dire la verità, il combattere per i propri diritti, e il poter fermare una guerra con l’amore.
E suona semplice, suona troppo scontato, e suona anche irrealistico. Ma sapete un cosa? Chissenefrega. Perchè è la verità. E la verità non è semplice, scontata o cos’altro. E solo quella. Prendila come ti pare. Può fare male, può cambiarti la vita, o non può fare nulla. E nella narrativa, pochi personaggi riescono a dare un’idea così forte, e complessa, come Wonder Woman. Quante bambine hanno visto Diana e hanno pensato “Posso fare meraviglie”? Quante donne e uomini hanno aspettato quella spinta, quel potere dentro di noi per agire?
E quindi importa davvero se alcune storie di Wonder Woman non sono belle? Importa trasformarla in qualcosa che non è? No. Perchè Diana è come un elastico. La tiri, e tiri, e tiri, allontanandola dal suo centro, una storia alla volta. Ma basta un sorriso di una bambina nel vedere che con l’impegno può farcela, che ecco la nostra ritorna al suo posto. Di icona. Di eroina. Di donna. Di pura e semplice meraviglia. In due parole, Wonder Woman.