Gli Omega Men di Tom King e Barnaby Magenda-Recensione

C’è salvezza nell’Omega

Nel 1981, facevano la loro prima apparizione gli Omega Men, un concetto molto semplice ma che ha lo stesso bisogno di un po’ di contesto: nell’universo (narrativo e letterale) Dc, il cosmo è diviso in 3600 settori cuneiformi, ognuno pattugliato da un poliziotto cosmico noto come Lanterna Verde, dotato di un anello che gli permette di materializzare i suoi pensieri sotto forma di energia. In realtà però, i settori pattugliati sono solo 3599, un settore particolare, è formato dal sistema planetario di Vega.
Su Vega, ci sono circa 25 pianeti abitabili, tutti tenuti sotto scacco dai tirannici Citadel, cloni del semidio figlio della divinità nota come X’Hal. Per vari motivi politici, le Lanterne Verdi sono bandite dal sistema di Vega, che viene quindi pattugliato da forze private, o da ribelli, come gli Omega Men, una piccola squadriglia di rivoluzionari  il cui scopo è quello di riportare la libertà nel sistema planetario.
Negli anni, questo supergruppo ha avuto il pregio di ottenere una serie regolare durata 38 numeri pubblicata fra il 1983 ed il 1986, e una miniserie di sei numeri pubblicata fra il 2006 ed il 2007, oltre ad una fetta tutto sommato grossa di camei sparsi qui e la.
Fra il 2015 ed il 2016, la Dc lancia una linea editoriale nota come Dc You, che si sarebbe dovuta occupare di rilanciare alcuni personaggi, e fra questi, spiccano proprio i nostri misteriosi Omega Men.
In questa nuova versione, il sapiente Primus, il forzuto Broot,il robot DOC,la scavezzacollo Scrapps e il ferino Tigorr, sono una piccola ma potente forza d’assalto che si occupa di combattere la potente megacorporazione nota come Citadel, e per farlo hanno intenzione di rapire la principessa Kalista.
Sulla loro strada, si mette però la Lanterna Verde Kyle Rayner, un terrestre mandato a negoziare con la Citadel che però viene preso ed ucciso dagli Omega Men. O forse, questo è quello che vogliono farci credere.

Ai disegni di questi 12 numeri troviamo quindi Barnaby Bagenda, che si inchiostra anche da solo (con un aiuto in un numero di Ig Guara), e per un singolo numero anche Toby Cypress, mentre per i colori dobbiamo ringraziare  Romulo Fajardo Jr e per un uscita sola anche Hi-Fi Design.
Bagenda, è un disegnatore molto particolare. Estremamente onirico, e mai troppo preciso, il suo tratto è però pregno di un certo dinamismo, povero di dettagli, con volti che non sono nulla di cui scrivere a casa, ma è proprio la morbidezza dei suoi movimenti che riesce ad elevarlo come artista. Bagenda riesce a fare suo un senso di minimalismo molto industrial, rendendo così le sue tavole il giusto mix fra fantastico, ma realistico.
Avendo a disposizione spesso una ormai celeberrima (e forse un poco abusata) griglia a nove vignette, Bagenda riesce a dare una regia alla tavola tutta particolare, e, sebbene non spicchi nei momenti calmi, la sua immaginazione primordiale riesce a rendere benissimo sia i paesaggi alieni a cui andremo incontro, sia la semplicità di alcuni design dei personaggi, ma specialmente le scene d’azione, che scorrono con una semplicità ed una naturalezza che pochi talenti recenti riescono ad emulare. C’è molto europeo, specialmente quell’europeo di fantascienza dei primi anni 80 in tutto il lavoro di Bagenda, e in alcuni momenti anche degli aspetti di design tipicamente giapponesi, e il tutto in un qualcosa che a volte risulta quasi sgraziato, ma sgraziato con una bizzarra dolcezza, che lo rende affascinante.
Mettiamoci poi, che Fajardo Jr è una bomba di colorista, e allora il risultato è straordinario. La serie è piena di effetti speciali, di scelte cromatiche perfette che si sposano perfettamente con il ritmo della narrazione, con questi toni pastello di colori caldi, ma tenui, quasi ad evidenziare l’ambiguità di questi misteriosi Omega Men, e anche le scene più oscure, le scene più cupe e quelle più violente, brillano di quel misto di faceto ed inquietante, che solo un grande colorista sa dare.

Lo scrittore Tom King, in questa storia, fa quello che gli riesce meglio: parlare di guerra. Il suo background di agente lo CIA lo rende molto ferrato sull’argomento ed in questo caso si parla di una vera e propria rivoluzione militare, messa in piedi da una piccola ma potente forza d’assalto.
Ho trovato molto interessante l’usare Kyle Rayner come punto di vista del lettore, per vari motivi: da un lato, il personaggio ne veniva al massimo del suo potere, e il vederlo così impotente di fronte ad un sistema corrotto è una bellissima e leggera metafora di quanto non sempre chiunque sia pronto a tutto, e sia a conoscenza di tutto.
Dall’altro, l’enfasi sulla fede cattolica di Kyle si incastra in un modo estremamente intelligente con tutto il sistema di credenze e di filosofie degli Omega Men, un fumetto dove si mette alla prova il vecchio assioma filosofico del fatto che tutti, nell’universo, si facciano le stesse domande. Il problema nasce quando nascono risposte estremamente diverse.
Il fumetto è una disanima veramente interessante sul potere delle idee, e sulla difficoltà del doverle mettere in azione. Con un cast tutto sommato ristretto e di personaggi tutto sommato nuovi, King riesce anche a prendersi del tempo per delineare al meglio le personalità dei suoi protagonisti, riuscendo in alcuni casi a creare un qualcosa di molto interessante, come ad esempio il personaggio di Broot – che ritengo essere il punto più alto della serie – e anche momenti tutto sommato banali, come ad esempio la caratterizzazione della principessa Kalista, intuibile sin dalle sue prime vignette.
Però, questo poco conta, Omega Men, riesce a fare quello che io da anni aspetto in un fumetto, ovverosia mettere la storia prima dei personaggi, e le implicazioni della narrativa prima di tutto, facendo un lavoro tutto sommato egregio, e forse anche straniante per chi è abituato allo stile moderno, che invece rovescia questa pratica. Non dimentichiamoci però, che siamo in grado di leggere i dialoghi grazie all’apporto del letterista di razza  Pat Brosseau, e che gran parte del mood della saga, è anche dato dalle splendide copertine/graffiti di Trevor Hutchinson.

Si parla spesso di “Omega Men”, come di una gemma dimenticata. Ed in effetti è un po’ così: la serie ha avuto un successo tutto sommato modesto, ma è diventata un’opera di culto in alcuni circoli del fumetto, riuscendo anche ad essere salvata dalla cancellazione due volte, durante tutta la sua pubblicazione.
Mettiamola così: spesso e volentieri, quando recensisco un qualcosa, mi rendo conto di metterci dentro gran parte di chi sono, e della mia formazione personale. Mi rendo conto sia normalissimo, ed un qualcosa che fanno tutti. Ma siccome non conosco la storia di tutti i recensori e di tutti i “critici” categoria di cui faccio parte come posso far parte di un corpo di ballo sloveno, una cosa la so: spesso e volentieri, tendo a vedere nei fumetti, cose che sono oltre la loro portata. Vedo poesia dove magari la poesia non c’è, piango nei film sui giocattoli perchè ci vedo regole sui cui ho basato tutta la mia vita, e vedo un intento educativo e filosofico in quasi tutto. E intendiamoci, credere che in una qualsivoglia opera artistica, non ci sia un pensiero, è una delle cose più sbagliate che ci sia.
Ma vero è che l’obiettivo di leggere un fumetto, e tornare a casa con qualche domanda, spesso è più nella mia testa che nel fumetto.
Con Omega Men, no.
Omega Men, è un fumetto sugli opposti, sulle opinioni, sugli inizi e sulla fine. Un fumetto su chi siamo quando nessuno ci può vedere, e dobbiamo scegliere se essere eroi, o criminali, ricordandoci però, che gli eroi a volte sono quelli che scrivono la storia, a bocce ferme.
Omega Men, è un fumetto veramente, veramente intelligente, anche se in alcuni casi prevedibile (e non lo vorrebbe essere), che riesce, con una cornice molto interessante, a sfondare la sua griglia a nove vignette e a chiederti “e tu, da che parte stai? E tu? Cos’hai fatto per il tuo mondo?”
E la risposta, a volte, potrebbe farci male.
In Omega Men, ci si chiede spesso cosa sia l’Omega. La fine? Un Inizio? Una lettera? Ed è una domanda, che vi ronzerà in testa per un po’.

Pro
  • – Storia perfettamente autoconclusiva
  • – Un interessante complotto politico
  • – Disegni evocativi
  • – Colorazione quasi perfetta
Contro
  • – Non proprio accessabile per i nuovi lettori
  • – Colpi di scena un po’ telegrafati

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