I fumetti belli rovinano tutto? (Chiedilo al Giova)-Speciale

Può un capolavoro distruggere tutto?

Spesso, bazzicando nei negozi di fumetti, mi capita di sentire qualcuno che dice “Ciao, vedi devo regalare un fumetto ad un amico, ma non ha mai letto nulla. Cosa mi consigli di regalargli?” e le risposte, sono sempre, inevitabilmente le stesse. “Qual’è il tuo fumetto preferito?”. Idem con patate.
V per Vendetta, Watchmen, Batman Anno Uno… fumetti molto belli, per carità… ma non sarà che hanno fatto il loro lavoro male?
Prima di iniziare,ho però un’altra domanda. Qual’è stato il momento migliore per la proliferazione del fumetto americano? Dati alla mano, direi gli anni 40, quando i giornalini vendevano milioni di copie senza troppo sforzo, e c’erano davvero un soldo la dozzina di serie con diversi personaggi. Tutti maschi bianchi ma non sta qui il discorso.
Ma poi il medium si è evoluto, e le storie con buffi personaggi e strane avventure non bastavano più, ci voleva qualcosa di nuovo. Ci voleva l’introspezione. E in quel momento, la potente storia, dovette perdere contro i personaggi, diventando nei secoli a venire un ornamento nel grande affresco del fumetto.
Non contava più vedere mondi nuovi, criminali colorati e intriganti misteri. Era, ed è, tutto un “Cosa succederà a QUESTO personaggio, che seguirai per sempre anche se le sue storie sono orride?”.
E per carità, questa è un’opinione prettamente personale, ma il trend recente è fatto di storie diluite per personaggio sempre più fintamente reali, che cambiano voce con la stessa velocità con cui io tolgo la polvere dai miei Transformers.
E tutta questa evoluzione non è stata solo merito degli scrittori ma, forse per la maggior parte, dei lettori. Anche perchè, per quanto possa sembrare blasfemo, il fumetto è un medium che è anche commerciale, e quindi un maggiore successo di questo o quel trend porta inevitabilmente a dozzine di copie, di serie che vogliono saltare sul carro del vincitore.

Un’altra domanda. Il fumetto è arte? Beh, il disegno è l’arte più antica del mondo, la scrittura forse la quarta, quindi la loro unione sicuramente può essere considerato un arte. La nona mi dicono, come se si potesse dare un voto all’immaginazione. Ma davvero, son qui già al secondo paragrafo e non ho ancora toccato il centro della discussione.
La questione è questa: ci sono nel mondo dozzine di fumetti considerati capolavori del genere. Di questi, alcuni sono così famosi che sono forse gli unici fumetti letti da migliaia di fan.
E, come tutti i grandi, questi fumetti hanno influenzato non solo la visione di noi lettori abituali, ma anche quella del lettore occasionale, che diventa poi parte del pubblico e dell’opinione pubblica.
Un tizio che spende il suo stipendio in un sacco di fumetti, a volte si dimentica di certe regole che funzionano nel mondo del non appassionato e magari si può stupire che, anche dopo anni di apparizioni su tutti i medium, qualcuno ancora dica “Doppia Faccia” o “Uomo Torcia” al posto di “Due-Facce” e “Torcia Umana”. Ma questo perchè non tutti hanno le possibilità, o semplicemente la voglia, di tenere una lettura continuativa di un qualcosa che difficilmente vedrà una fine.
E, volenti o nolenti, bisogna accettare che le case editrici puntano al mucchio, e non al gruppetto. Della serie: chi mi legge, leggerebbe volentieri una serie regolare di Giant-Man (fatemi sognare) senza averne mai letto una storia, ma il 90% ha letto almeno un fumetto di Batman.
“Ma Giova!” dirà il lettore attento, “io compro Batman perchè il personaggio è fico”. E questo è vero, ma non sta tutto lì.
Il problema è che su Batman ci sono due fumetti, “Batman Anno Uno” e “Il ritorno del cavaliere oscuro” che hanno rovinato il personaggio. E sono serissimo.
Prima di queste due avventure, Batman era un vigilante che spaventava i criminali (e i nazi), e perlopiù risolveva misteri e dava botte.
Dopo questi fumetti, il nostro è il pinnacolo della figaggine, un tipo che da solo può ribaltare un carrarmato come una tartaruga perchè si è preparato prima, e che può battere Superman. Solo che poi dopo ha un infarto e Superman lo lascia vivere. No perchè la gente lo dimentica spesso.

Sono fumetti brutti? No. Assolutamente. “Tu. Tu sei quello che ha sparato al gatto” è forse una delle frasi più belle di Batman. Le idee dietro i fumetti sono davvero, davvero buone. Il problema, è che hanno venduto tanto. E quindi, adesso per vendere, Batman deve essere quello lì. Il tipo con le didascalie da duro, più pugni che cervello, e con al suo attivo una trilogia di film dove il suo essere “il più grande detective del mondo” non è neppure sfiorato. Ninja, paura, pipistrelli. E l’idea di quel bambino che vuole evitare che un altro soffra come lui? Quell’idea vera, perchè il bambino è empatico, e spesso quando dice che non vuole che gli altri bambini soffrano la sente davvero dentro di sè, dov’è?
Sparisce, perchè quel fumetto è così bello che vende ancora oggi uno sfacelo, con edizioni su edizioni.E non lascia spazio ad altro.
In principio l’articolo doveva essere solo su questo. Ma poi, ho letto la serie recente Avengers Arena, e il suo seguito, Avengers Undercover. E siccome pago, leggo anche le introduzioni e le postafazioni. E nell’ultimo numero di Avengers Undercover, l’editor della testata diceva “È dieci anni che qui alla Marvel analizziamo il fatto che i giovani superumani possano avere il potenziale per diventare supercriminali”. Quindi, in dieci anni, i giovani eroi Marvel non sono andati da nessuna parte. Perchè le serie continuano a vendere, seguendo l’onda della Squadra Suicida, dei Thunderbolts, e altri mille fumetti fatti meglio di questi. E questo non è un giudizio di valore, non sto dicendo che queste due miniserie siano spazzatura, ma sono un punto fermo.
Quando Dennis Hopeless, lo scrittore della saga fece il suo pitch per la trama, disse “Allora, voglio fare una storia su una scuola per supereroi”. Gli ha detto no, fai una serie ambigua. Perchè è dieci anni che facciamo così.

“Ma Giova!” dirà il mio lettore attento di prima “è normale seguire un trend del mercato!”. Verissimo, ma è anche normale sperimentare, è normale ampliarsi.
Sono il primo che prende tic verbali da altri scrittori, tutte le volte che scrivo di questo o quel personaggio mi rimbombano nella teste le parole di gente molto più brava di me, anche mentre scrivo fumetti e non di fumetti, avevo in mente le cose che mi piacciono, e che mi hanno formato come lettore professionista, critico dilettante e scrittore aspirante. Che non si dice, ma aiuta la frase a suonare ganza.
Anche l’arte classica era legata al vil denaro. Non è che Michelangelo un mattino si è alzato e ha detto “Oh garda, la cappella sistina è un po’ spoglia. Potrei diventare gobbo cercando di dipingerla”. Ma è anche vero che in ogni forma artistica, c’è sempre la voglia di andare avanti, almeno in qualche modo. Gli ultimi lavori di Botticelli sono un qualcosa di meraviglioso, ma li hanno visti in tre.
Nel fumetto, questo non c’è, o almeno, c’è troppo, troppo poco.
È snob da dire, ed è anche facile dire le cose dopo aver letto molto (e le ristampe di certe cose non sono proprio economiche, soprattutto se si ha un budget) ma sinceramente, leggere i Thunderbolts di Warren Ellis, e definirli capolavoro del genere, quando la stessa identica premessa nella  Squadra Suicida di Ostrander era fatta un sacco di volte meglio, non è la strada da prendere se vogliamo che il medium continui ad essere forte, e soprattutto, divertente. Micheal Fiffe, ha scritto COPRA. Che è la Squadra Suicida con il Dottor Strange. Ed è uno dei fumetti più belli che io abbia mai letto. Il discorso non è “Non farsi influenzare”, ma “non vendere sempre la stessa roba”.
Mi rendo conto che sia difficile. Io non ho una casa editrice, non so disegnare, non ho mai dovuto gestire una testata, e cento altre cose. Però, la questione rimane. I fumetti belli, le pietre miliari, purtroppo, non sempre elevano il fumetto. Più spesso, mettono dei paletti. È un discorso generalista? Sicuro. Ci sono le eccezioni? Ma certo. Resta il fatto, che piuttosto che fare “la nuova cosa grossa”, si vuole fare il secondo “Watchmen”, che, mi spiace, nessuno potrà fare.
È come sentire una canzone dal vivo, e una in live. Non sono la stessa canzone.
Un fumetto bello, dovrebbe ispirare, e sfidare chiunque. “Occhei, io ho fatto questo. Prova a fare di meglio”. E spesso, un fumetto bello, è bello per caso. Non è che Alan Moore si è alzato una mattina e si è detto “Mah. Scriverò il fumetto che influenzerà di più il medium dopo Superman e l’Uomo Ragno”.
Perchè, mi spiace rompere un’idea, ma il processo creativo è sì ispirazione, ma anche un po’ tavolino.
C’è la magia, ma c’è anche il sudore, e, come il Re, il voler mantenere la propria famiglia.
Quindi, tutto il fumetto deve essere innovazione? No, certo che no. Un buon prodotto può essere un buon prodotto anche preso singolarmente, senza essere, che so, un gangster che vede gli amici immaginari.
Come in praticamente ogni forma espressiva, bisogna tracciare una linea immaginaria, fra quello che è fatto bene, e quello che ci piace.  Il David di Michelangelo non ti piace? Benissimo, ma non si può dire che la tecnica sia sublime. Nel fumetto moderno, questo non sempre viene fatto. Anche perchè non tutti sono in grado di farlo, ci sono grandi autori che hanno scritto storie bellissime con personaggio nuovi e storie bizzarre, e grandissimi artigiani che hanno dato il meglio con creazioni di altri. E gente che ha fallito con entrambi.
Il problema è che, invece che farsi ispirare a dire la nostra con il medium, si finisce per dire o quello che ha detto qualcun altro, o quello che la gente vuole sentirsi dire. E allora non stiamo creando, stiamo facendo copie carbone della stessa cosa. Se esistesse il fumetto perfetto, che piace a tutti, probabilmente venderebbe uno sfacelo. E sarebbe un fumetto di Giant-man. Ma ad oggi non esiste.
È una colpa? È una colpa restare nella nostra zona di conforto? Di dire “Eh, ma la serie X non ti piace? Ma tutti sui forum ne parlano bene, quindi è bella”. È una colpa leggere solo quello che ci consigliano, senza esplorare? È una colpa leggere sempre un personaggio, anche quando è scritto o disegnato male? In medium dove si può fare tutto, nel medium che ci ha fatto credere che un uomo possa volare, che è fatto della materia stessa di cui sono fatti i sogni, che da anni ci fa sognare e sperare, nel medium che ha dato tanto, e tante cose diverse ad ognuno di noi, un po’ sì.
È colpa dei fumetti belli? Un po’ sì. Ma perchè sono stati capiti male. È colpa dei lettori? Un po’ sì. È colpa del mercato? Un po’ sì. È un qualcosa che si può superare? Di sicuro.
Basta leggere. Scegliere. Pensare. E lasciarsi trasportare da quello che il fumetto ci dice. Perchè, sotto tonnellate di roba, cose, parole, disegni, urla e fan, si nascondono dei preziosi. E sarebbe un peccato perderseli, solo perchè sono nascosti dietro copertine cartonate e recensioni entusiaste di altre cose. Il fumetto, è sperimentazione. Perchè essere da meno?

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