“Mi chiamo Joe Manganiello, e sono un nerd” così inizia il nostro incontro con l’attore/produttore/regista ma soprattutto Dungeon Master a Lucca Comics 2023, e già da queste poche parole abbiamo capito che ci troveremo di fronte ad un’intervista divertentissima.

L’idea migliore deve vincere
Joe Manganiello gioca a Dungeons and Dragons fin da piccolo e il gioco era la sua ossessione. Faceva sempre del suo meglio a scuola per non avere compiti e poter scrivere le sue storie, le sue avventure. Grande amante della serie di libri “Dragonlance”, ma anche de “Lo Hobbit”, le sue prime avventure giocate erano basate su quei libri. In poco tempo però, anche grazie alle storie di Stephen King, Joe ci racconta di come ha capito che la cosa più importante non siano le storie, ma i personaggi. Bisogna partire da quelli, per creare grandi avventure. Perché metterti nei panni dei personaggi, parlare con voci diverse, capire come funzionano le persone attorno a te, è cruciale.
Joe è molto entusiasta nel raccontarci che tutto quello che ha imparato come Dungeon Master, lo usa adesso in tutti i suoi lavori. Come regista e showrunner ascolta chi gli sta intorno e cerca di dargli tutto quello di cui ha bisogno. Come attore sa quando mollare la presa su alcune scelte, e ha notato come moltissimi colleghi come i creatori di Stranger Things e i registi di Game of Thrones abbiano avuto la sua stessa esperienza.
Un buon Master, infatti secondo Joe, non deve essere rigido, deve capire che nulla è fissato su pietra, a volte alcune scelte narrative a cui non avevamo pensato possono spuntare all’improvviso ed è nostro dovere coglierle, perché è sempre l’idea migliore quella che deve vincere.

Di film, videogame e carta
Abbiamo poi parlato di film e videogiochi, legati al franchise Dungeons and Dragons. Joe Manganiello non ha ancora visto il film, anche perché era occupato a girare la sua serie basata sul gioco. È stato però fra i beta testers del nuovo Baldur’s Gate 3 esi è detto estremamente entusiasta di come sia venuto fuori. Tutti i videogiochi devono molto al mondo del gioco di ruolo su carta, che per Joe resta il top del top. A lui serve la carta, il disegno, il poter toccare, ma i videogiochi gli piacciono molto, specie se possono portare più persone ad avvicinarsi al tavolo “fisico”.
Anche perché, il gioco di ruolo da tavolo, per Joe è una vera espressione dell’arte americana, assieme ai supereroi, al jazz all’hip hop e alle cose molto zuccherate. Il gioco di ruolo è come il liquido mentre tu sei una bottiglia: il gioco prende la tua forma, e ti plasma mentre tu lo plasmi, e si può vedere la genuina emozione trapelare mentre ci viene espressa questa metafora.

Domande su D&D
Passando a domande più leggere, e più tecniche, abbiamo chiesto a Joe Manganiello se lui tiri veramente i dadi, o segua gli assiomi del co-creatore del gioco Gygax, che invece diceva che il master poteva un po’ fare quello che voleva, oltre a chiedergli quali fossero le sue razze, classi, ed incantesimi preferiti.
Per quanto riguarda i dadi, Joe li lancia sempre. Non solo: li lancia di fronte ai suoi giocatori. Per quanto lui possa avere un’idea di quello che potrebbe succedere, il vero divertimento è sentirsi come un vecchio mago che interpreta il futuro lanciando degli ossicini in una ciotola, o in questo caso un dado a venti facce.
Per la seconda domanda, invece, in prima edizione Joe giocava Elfo, e amava l’incantesimo “Sleep”, mentre nella quinta, Joe gioca Dragonborn. Ha addirittura scoperto di esser nato nell’anno cinese del drago di fuoco, e di avere origini Gallesi, paese che in drago ce l’ha proprio sulla bandiera. La cosa lo ha elettrizzato e il poter essere davvero il più dragonico possibile lo esalta fuori misura.

Da dove trae le sue idee
Abbiamo chiesto a Joe le sue influenze oltre i libri, e lui ci ha risposto che avendo origini europee, crescendo ha spesso sentito storie di guerre, di ribellione. Questo lo ha spinto a studiare la storia molto seriamente, oltre alla psicologia, specie quella di Jung. Per questo le sue storie son spesso basate su archetipi e sulla lotta dell’essere umano.
Noi di Gamesailors gli abbiamo chiesto se avesse mai provato ad avviare una campagna dal massimo livello raggiungibile, proprio per esplorare cosa potesse succedere a uomini che diventavano semidei. Ci è stato risposto che lo ha fatto avendo addirittura come Master il co-autore della quinta edizione. Questa situazione però è complessa e andrebbe fatta solo con giocatori esperti per non rischiare di danneggiare il divertimento.
Abbiamo poi finito chiedendogli quali sono state le situazioni più divertenti vissute al tavolo, e dopo averci raccontato di aver cacciato un giocatore che invece che concentrarsi stava facendo la formazione del fantafootball americano al cellulare, Joe Manganiello ci ha rivelato che adora i nuovi giocatori, ma fa fatica con chi, dopo venti partite, ancora non ha capito le regole.
L’intervista finisce con un grande applauso, e la certezza di esserci trovati di fronte ad uno degli incontri più divertenti a cui noi della redazione abbiamo mai partecipato.
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