Un nuovo modo per seguire le fiere
In questo 2020 molte cose sono cambiate,e fra queste anche il modo di vivere alcune fiere di settore.
La celeberrima Lucca Comics & Games si è quindi adattata al cambiamento, trasformandosi nella nuova Lucca Changes, una fiera con eventi sia sparsi per l’italia in apposite location chiamate Campfires, sia con tanti interessanti eventi online tutti dedicati a quello che gira intorno al mondo dei fumetti e dei giochi.
Uno degli eventi più attesi da noi della redazione era l’intervista condotta da Roberto Recchioni (già autore di fumetti e curatore di Dylan Dog) a Leonardo “Leo” Ortolani, fumettista ed umorista, definito dai più come “Il più grande autore Marvel vivente”.

Sicuramente, rispetto a molte altre interviste alle quali ci è capitato di assistere, abbiamo apprezzato molto il bilanciamaneto che c’era fra due persone che si conoscono e chiaccherano, e fra due professionisti che conoscono l’uno il lavoro dell’altro, rendendo tutto l’evento informalmente professionale, cosa che nel parere di chi scrive è davvero un grosso pregio.
Fra citazioni di film e di ogni angolo della cultura pop, l’intervista parte subito col botto: durante il lockdown di marzo, Ortolani ha lavorato ad una serie di strisce (raccolte da Feltrinelli nel libro Andrà tutto bene) basate sulla convivenza forzata fra l’autore, ed un virus antropomorfo chiamato Covidio.
La domanda è stata quindi spontanea: come è riuscito Ortolani a parlare di argomenti così forti e vicini alla gente, senza risultare inopportuno? L’autore risponde che sostanzialmente crede di esser riuscito a far capire a tutti di non essere una persona esterna alla vicenda, ma che stesse vivendo l’emergenza sanitaria sulla sua pelle, e questo avrebbe aiutato i lettori ad empatizzare con lui e viceversa. Ortolani sostiene anche che la striscia fosse non solo un modo per combattere la sua ansia della situazione, e anche per essere una sorta di “infermiere del sorriso”, e dare una mano con i suoi mezzi nel momento di difficoltà. Questo è sempre stato un po’ lo stile di Ortolani, che non si è mai tirato indietro dal fare umorismo anche su argomenti forti, come la pandemia.
Da un punto di vista tecnico, è poi anche stato chiesto ad Ortolani il percorso che lo ha portato ad evolvere lo stile: diventato celebre come autore di albi a fumetti, questa sua virata sul medium striscia, da che cosa è derivata? Leo risponde in modo molto semplice: dal medium dove i suoi disegni vengono pubblicati. Nel suo percorso che lo ha portato ad evolvere il suo stile (dove è entrato anche uno studio dei Manga e della loro abilità nell’uso del bianco e nero), c’è stato anche il doversi adattare alla grammatica dei social, e alle regole da loro imposte.
Da sempre, il signor Ortolani si definisce logorroico, ed il dover sottostare ad un massimo di nove vignette postabili che gli imponeva instagram gli ha reinsegnato il valore della sintesi. Recchioni inoltre applaude Ortolani per il suo sempre esser stato a contatto anche con la generazione successiva di fumettisti umoristici, e che si sono ispirati a lui, e l’autore di Rat-Man ha risposto che il contatto con gli autori e con il pubblico è qualcosa a cui tiene molto, anche perchè gli autori giovani (e sua figlia) lo devono un po’ aiutare a gestire la nuova tecnologia ed i nuovi canali social.
Si è poi passati a domande più sentimentali: Ortolani vuole ancora bene al suo pubblico, e vuole ancora bene a Rat-Man, il personaggio che lo ha reso celebre?
La risposta è stata un sonoro sì ad entrambe, al pubblico Ortolani cerca di stare sempre vicino (con i suoi mezzi), mentre Rat-man farà sempre parte della sua storia: è difficile non amarare un personaggio così tonto ma così convinto di poter essere un’eroe, da diventarlo solo grazie alla forza di volontà.

Si è poi passati ad una digressione sulle storie scritte da Ortolani negli anni: si è parlato di come sia stato molto influenzato dal fumetto americano, ma abbia dentro di se una tipica pulsione italiana per l’umorismo e lo stile di parodia, di quale sia la storia preferita mai scritta dall’autore (domanda a cui è abbastanza impossibile dare risposta, una sola storia non basterebbe), di come Rat-man sia riuscito ad avere un gran finale soddisfacente, e anche di ispirazione.
Ortolani ci racconta di come secondo lui gli artisti siano in realtà delle grandi antenne riceventi, alla quale arrivano informazioni da una forza misteriosa, che poi li spinge a dare vita alle loro opere, ed in alcuni casi riesce anche a far venire i brividi agli autori stessi.
Ovviamente, Recchioni prende la palla al balzo per parlare del fatto che spesso gli autori pensano di poter parlare di tutto senza problemi, ma siccome Orotolani parla spesso di persone vere legate alla sua vita, come riesce a capire il limite di quello che può fare?
Ortolani risponde che il trucco è essere molto, ma molto vicini alle persone di cui si racconta. Negli anni il nostro ha parlato del suo gruppo di amici, delle sue figlie e di sua moglie, e ha ormai capito abbastanza bene di chi può raccontare cosa.

Parlando poi di progetti futuri, Ortolani ci rivela che l’anno prossimo vedremo per Panini Comics una nuova miniserie da edicola a tema “western spaghetti”, un libro (di cui sarà solo illustratore) di divulgazione scientifica, ed un libro che conclude una trilogia di progetti che Ortolani ha svolto assieme all’Agenzia Spaziale italiana, dopo aver esplorato lo spazio e la luna, il prossimo salto sarà Marte.
Dopotutto, Ortolani ama molto lo spazio, e ha citato non solo la grande gioia che gli ha dato collaborare con alcuni astronauti, ma anche quella di poter finalmente studiare per bene un argomento che lo aveva affascinato fin da quando aveva visto in televisione il telefilm “Spazio 1999”.
E su queste note, l’intervista online finisce (non dopo un’ultima citazione di cultura pop, questa volta sul film “Prometheus” di Ridley Scott), ed Ortolani e Recchioni ci salutano, dopo averci regalato un’ora di piacevelossimo divertimento.
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