Monstress-Recensione

Da leggere mostruosamente presto!

Serie pubblicata dalla casa editrice Image, il cui primo numero è uscito nel novembre del 2015, Monstress è un fumetto scritto da Marjorie Lu, e disegnato da Sana Takeda.
La nostra storia, prende vita in un mondo fantasy, ispirato all’Asia degli inizi del 900, dove le cose non sono proprio… semplici.
Come ogni buon mondo fantasy, anche in Mostress l’universo dei nostri personaggi possiede una solida diversificazione razziale. Ci sono gli umani, gli antichi (che hanno spesso forma animale), i gatti (che hanno poteri magici e plurime code) e gli Arcanici, ibridi umano/antico, che possiedono solo alcune parti animalesche. La nostra storia si apre in un tempo di pace fra gli umani e gli arcanici, se così si può dire. Gli ibridi infatti possono essere catturati e venduti come schiavi, e soprattutto, l’impero umano è sotto il controllo di una congrega di streghe chiamate Cumaea, che possono usare i corpi degli arcanici per ottenere favolosi poteri magici.
La nostra protagonista è Maika Halfwolf – un Arcanica senza un braccio che può tranquillamente passare per un essere umano – che cerca la sua vendetta contro gli umani. Ma quello che la nostra ancora non sa, è che la sua sete di vendetta è destinata sì ad essere accontentata, ma che il suo stesso sangue nasconde un segreto. Un segreto in grado di farle scrutare letteralmente dentro l’anima e cambiare il destino del suo mondo… ma che dico, del mondo intero.

Parlando di questo  fumetto c’è una forte tentazione di abusare della parola “mostro”. Devo dire che la definizione “mostro di bravura” mi ha sempre affascinato, perchè raccoglie in pieno un mio modo personale di pensare. Forse non lo sapete, ma io sono mesmerizzato da chiunque sappia fare qualcosa che io non so fare. Il che vuol dire che ammiro il 99% del resto del mondo, ma sto divagando.
Ecco, mostro di bravura, qualcosa di così bello da fare paura, per la sua grandezza, per la sua espressività. Sana Takeda è proprio questo.
Partiamo dal principio. Il diavolo, può essere considerato un mostro, giusto? E dove sta il diavolo? O a fare pentole, o a fare i dettagli. Ecco, Takeda lo guarda negli occhi e gli dice “pivello”.
Il tratto della Takeda, non è morbido, è accogliente. Come una coperta evanescente, come la spuma del mare, osserviamo il tratto dell’artista giapponese e veniamo subito accolti da una sensazione famigliare ma inedita. Un taglio orientale, fuso con una regia della tavola americana, e con una cura di ogni singolo particolare che ha dell’impossibile.
Non si giudica un libro dalla copertina, e dopo questa mi sembra che più che voler usare troppo la parola “mostro”, il tema sia diventato sovvertire i luoghi comuni, ma già dalla copertina si capisce dove andrà a parare Monstress. Tutto è studiato: ogni linea ti accoglie con gioia nel suo mondo per poi farti perdere in quella successiva, ed in quella successiva ancora, facendoti notare qualcosa di diverso ogni volta.
Ogni singolo personaggio è completamente diverso da ogni altro, anche se ha la faccia da tigre. E mi direte “beh, bella forza”, ma sareste sorpresi di quanti artisti riciclino spesso e volentieri i volti che usano per gli eroi delle loro storie.
Ecco, Takeda non fa parte di quel club.

Fa invece parte del club di chi si inchiostra e si colora da sola. DA SOLA.
Ora, che il fumetto giochi sulle contrapposizioni più classiche, è qualcosa di cui parlaremo più avanti, ma voi non avete idea di quanto bello, di quanto semplicemente meraviglioso sia l’uso del colore della Takeda. Tinte pastello usate per narrare la guerra, tinte forti per il sogno… sogno che poi è osservare queste pagine, una dopo l’altra, e continuare a dire “Ma è vero?”.
Marjorie Liu nello scrivere questa storia, sostiene di essere partita da un’idea: una ragazzina sola in un campo di battaglia. E questo si vede nella nostra protagonista, Maika, un personaggio estremamente ben caratterizzato e studiato con cura.
Ma la parte più interessante del mondo di Monstress, è soprattutto il mondo stesso. Un luogo che ci viene spiegato piano piano, con tutta la calma necessaria, per poterne godere appieno ogni sfaccettatura, in una fusione fra storia e disegno al limite del maniacale ma bellissima.
Anche perchè, Liu riesce in una cosa molto complessa: esiste un Fantasy “Alto”, quello con dame e cavalieri, fatto di pomposità e regole, ed il fantasy più “urbano”, sporco e cattivo. Spesso, questi due generi mal si mischiano, e quando si sente un cavaliere medioevale usare una parolaccia dei giorni nostri, c’è sempre una certa sensazione di sgomento, che ci porta via dalla storia.
Ecco, in Mostress questo non succede, anzi. Questo può sembrare cosa piccola, ma è, di nuovo, un dettaglio che ci permette di osservare un affresco più grande.
Monstress è sì la storia di Maika, e dei suoi compagni d’avventura, ma è anche, soprattutto – come tutti i grandi Fantasy – un’allegoria. Un viaggio morale ma mai moralizzante, fortemente politico nei suoi temi, che vuole dare un messaggio forte a chiunque lo legga.
Certo, c’è azione (e anche ben ritmata), c’è una progressione della trama e dei suoi segreti molto ben gestita, ma il messaggio di fondo è che nessuno può mettere qualcun altro in gabbia perchè diverso, ed è quello che fa brillare di luce propria la narrazione.
È anche vero però che la parte più cinica di me potrebbe far notare che la storia è sì bella, ma anche piuttosto derivativa rispetto a molte opere orientali più mainstream. Oppure, si potrebbe andare a vedere come, per quanto i personaggi siano curati ed interessanti, la loro profondità sia esplorata solo nel primo numero (molto bene, il primo numero di Monstress è lungo il triplo di un fumetto normale), e poi lasciata un po’ a mollo nel clichè.
Ma è anche vero, che in Monstress c’è una vera e reale progressione.
Dopo aver letto il primo volume della saga, devo dire che non ero troppo convinto dell’opera, che trovavo visivamente splendida – e mi fermo altrimenti sto qui altre sei ore a parlare del tratto della Takeda – ma tutto sommato molto classica.

Poi però, per la recensione di questo articolo ho recuperato gli altri volumi, e posso dire di essere rimasto piacevolmente sorpreso.
Perchè Monstress è una lettura di livello, anzi, su livelli. Una serie dove è molto facile trovare almeno un punto di vista che ci catturi, che siano i misteri legati alla nostra eroina, al suo mondo, la violenza o il messaggio fortemente liberale.
Ed abbiamo quindi una serie che riesce a parlare a tutti, senza nascondere nulla di se stessa, ma, come le sue stesse copertine, a seguire una linea, che poi si evolve in un’altra, e via discorrendo.
Monstress è un fumetto che vuole essere Fantasy Alto, ma anche urban, un fumetto d’azione americano ma anche un fumetto orientale, una storia di vendetta ed una di speranza.
Come implica il suo nome, è la storia di una ragazza, con un potere mostruoso dentro di lei.
Un fumetto che gioca con le nostre prospettive e poi le ribalta. Un fumetto fatto di ossimori, dove nulla è ciò che sembra, e anche le parti più banali sono frutto di un gioco molto lungo delle sue autrici. Ad oggi, posso dire che Monstress è davvero un gran bel prodotto, che merita di essere letto, o anche solo sfogliato. E poi, se le sue tinte pastello e la sua sete di sangue vi cattureranno… beh, i mostri attirano sempre le loro vittime con qualche trappola. Non dite che non vi avevo avvertito.

Pro
  • – Comparto grafico spettacolare
  • – Personaggi nuovi ad interessanti
  • – Soprese ad ogni angolo
Contro
  • – Trama un po’ derivativa
  • – Sono presenti alcuni clichè fastidiosi

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