La miglior storia di Wolverine di sempre!
Nel corso di più di trent’anni di vita editoriale, molti scrittori hanno messo le mani su Wolverine (alias Logan), iconico membro degli X-men, considerato da molti come il mutante più interessante del gruppo. Per quanto l’idea di un tizio con delle lame nelle mani sia oggettivamente molto ganza, non tutte le avventure dell’eroe canadese sono state degne di nota. Ma lo scrittore Larry Hama ci fa un bel regalo, portandoci quella che, nell’opinione di chi scrive, è la miglior storia del personaggio.

Prima di parlare della nostra storia, facciamo però un po’ di chiarezza sul periodo in cui questa prende atto.
Pochi anni prima infatti, il terrorista Magneto aveva avuto uno scontro con Wolverine, e aveva deciso di usare le maniere forti, strappando con i suoi poteri il metallo adamantio dallo scheletro del nostro.
Di base, non sarà proprio una cosa piacevole, sia a livello fisico, sia a livello di trama. Per anni infatti, si era creduto (anche perchè così ci era stato detto) che gli artigli di adamantio di Wolverine fossero un puro potere meccanico, esterno al suo essere un mutante. Siccome però nessuno avrebbe letto di un Wolverine senza la cosa che lo rende più fico, ci verrà rivelato che in realtà l’adamantio era solo una copertura, e che Wolverine sotto al metallo, possedeva un set di artigli ossei.
Come dicevamo, la rimozione di tale lega metallica non sarà facile neppure fisicamente per il nostro Logan: scopriremo infatti che l’adamantio è in realtà un metallo supertossico, e per anni il fattore rigenerante di Logan aveva tenuto a bada i suoi effetti malevoli, nonchè lo stesso potere mutante di Wolverine. Senza l’influenza dell’adamantio infatti, il nostro si trasformerà in un essere sempre più ferino, arrivando pian piano anche a perdere la sua intelligenza e l’umanità, in favore del puro istinto animale.

Ed è proprio in questa situazione che incontriamo il nostro. In una storia scritta da Larry Hama e disegnata da Adam Kubert con chine di Dan Green, intolata Tacite Promesse e pubblicata in Italia su Wolverine 90 (in originale era “Unspoken promises” e fu pubblicata su Wolverine 102).
La storia però non può che definirsi particolare, fosse solo per il fatto che in realtà è doppia.
Mi spiego meglio: l’idea di Hama era quella di creare una storia muta sul nostro eroe, ma la Marvel non gli darà il permesso dimenticandosi che questo è il tipo che ha scritto “Interludio silenzioso”, la striscia muta migliore di sempre.
Fatto sta che il buon Larry deciderà allora di aggiungere delle didascalie alla sua storia. Solo che le didascalie raccontano un’altra avventura, con un altro protagonista, ma legandosi all’idea di fondo di Tacite Promesse.
La storia di Wolverine vede il nostro fuggire dalla scuola Xavier per giovani mutanti, per lanciarsi in città a seguire i suoi istinti. Hama prende quindi un po’ di tempo per presentarci un giovane ragazzo afroamericano, che riceve un regalo di buona fortuna da sua madre, ma decide di diventare un pesce grosso nella piccola criminalità cittadina. E, in una mossa di scrittura un po’ tanto Deus EX Machina, la madre del ragazzo trova uno stanco Wolverine in mezzo alla strada, e, scambiandolo per un Barbone, gli dona un soldo. Il ferino Wolverine si trova così a dover fermare una sparatoria, dove il giovane afromericano si trova in mezzo. Ormai più bestia che uomo, riuscirà Wolverine a fermare il giovane dal fare quella che forse sarà la scelta più sbagliata della sua vita?

La storia delle didscalie, parla invece di una ragazza greca, e del suo maggiordomo, Stavros. Un uomo dal passato misterioso, che soffre anche ad uccidere le erbacce. Questo, fino a quando la giovane non scopre che Stavros era stato ai tempi un angelo della morte. Dopo che il partito nazista gli uccise la moglie e la figlia, Stavros userà pistole, bombe, corde di pianoforte per sterminare ogni singolo nazi sulla sua strada, solo per poi unirsi alla resistenza guidata dal padre della ragazza greca.
La ragazza greca, che altri non è che Elektra, la ninja migliore dell’universo Marvel (che nella nostra storia era sulle tracce di Wolverine per riportarlo a casa), la quale, prima di partire per l’America e mettere in moto al suo destino, riceverà da Stavros un’importante lezione su quanto costi la redenzione e verso chi questo prezzo vada ripagato.

Nel bene o nel male, Wolverine è sempre stato un personaggio tragico nella sua dicotomia “animale/samurai”. Un uomo con il cuore da bestia, ma l’anima da guerriero, che vive costantemente il bilico fra l’essere un assassino o un salvatore. La grande contraddizione, è che in realtà il suo lato più violento è quello umano, non quello bestiale.
Questa è una storia che centra il punto, che centra l’essenza di Wolverine come personaggio, riportandolo ad uno stato primordiale nel quale non c’è più quel dramma fasullo, non c’è più il suo essere solitario per finta. Qui c’è un uomo perso in più di un senso, che deve ritrovare non solo la strada di casa, ma anche se stesso.
Nella maggior parte delle storie con un colpo di scena, la trama si può muovere in due direzioni: quella prevedibile, e quella no. Della serie: se un giorno vediamo Paperino parlare con Paperoga di un suo sogno, e il giorno dopo il papero più sfortunato del mondo trova un papero bislacco che lo vuole aiutare a realizzare il sogno sovracitato, le opzioni sono due: Il papero bislacco è Paperoga, oppure è uno che ci somiglia.
In questa storia, non c’è una soluzione. C’è solo il viaggio, il viaggio di un Wolverine perduto, e muto. Perchè non c’è bisogno di parole o spiegoni, è una storia animale, sanguigna, che va letta con gli occhi e il cuore.
La parte dello spiegone è affidata alla storia di Elektra, nella quale le immagini non servono, perchè la descrizione è così perfetta, così poetica che vi sembrerà di conoscere Stavros e le sue storie da sempre. Certo, il colpo di scena su chi sia la ragazza Greca è comprensibile alla terza pagina da chiunque abbia letto qualche fumetto Marvel, ma il vero colpo di scena è la frase finale: non solo è bellissima, ma unisce perfettamente ambo le storie, quella ferina, e quella cerebrale, quella basata sull’onore e quella sull’istinto, nella perfetta fusione di quella che è poi l’essenza di Wolverine, e che spesso si tende a dimenticare.
Come in moltissimi casi, quando il personaggio è perso, stravolto, e forse anche troppo diverso da quello a cui siamo abituati, gli scrittori riescono invece a darcene l’idea migliore, in una storia toccante.
In sole 22 pagine. E oh, mi stan facendo parlare bene di Wolverine, sapete per me quanto sia difficile.
Questa è una di quelle storie gioiellino, perse in quei millemila numeri di quel personaggio famoso, una storia che ho trovato per caso in un pacco di fumetti “tutto ad un euro” in un edicola alla stazione. Ma forse era un segno perchè a volte, le cose hanno un prezzo diverso da quello che ci aspettiamo. Tacite promesse non fa eccezioni
