Yu-Gi-Oh! è certamente uno dei giochi di carte collezionabili più famosi al mondo, che tutt’oggi continua ad evolversi con nuove carte e regole. Sapete però come è nato questo franchise? Se giocate solo con le carte, probabilmente no. Ebbene, fu la creazione del mangaka Kazuki Takahashi, che scrisse e disegnò la storia a fumetti a partire dal 1996, un manga che si poneva l’obiettivo di rivoluzionare il concetto di sfida nei battle shonen, basandole su giochi piuttosto che combattimenti. Purtroppo, l’autore è scomparso recentemente, proprio mentre qui in Italia stava iniziando la pubblicazione dell’attesissima nuova edizione dell’opera. Per omaggiare questo grande autore, ripercorriamone la storia.
Come tutto ebbe inizio: un Puzzle antico e delle carte da gioco. Così nacque il grande fenomeno di Yu-Gi-Oh!

Si gioca con le Tenebre!
Per essere un manga serializzato su Weekly Shōnen Jump durante gli anni ‘90, Yu-Gi-Oh! riuscì a distinguersi anche per i toni piuttosto cupi. Yugi Mutō, protagonista della storia, è un ragazzo timido, costantemente preso di mira da due bulli, Katsuya Jonouchi e Hiroto Honda, difeso solo dall’amica d’infanzia Anzu Mazaki. La sua vita cambierà radicalmente quando ricostruisce un misterioso oggetto antico trovato dal nonno: un puzzle egizio, che risveglierà lo spirito di un faraone in esso contenuto.
Ciò svelerà uno Yugi più combattivo e sicuro di sé, che, sfruttando il potere del puzzle, non si farà problemi a sfidare chi minaccia lui e i suoi amici ai Giochi delle Tenebre (Giochi delle Ombre nei precedenti prodotti), sfide anche rischiose in cui, in caso di sconfitta o scoperta a barare, si subisce una sanzione, che può comportare alla perdita della sanità mentale o della vita. Inizialmente, questi giochi possono essere di varia natura, per poi concentrarsi sul gioco di carte Magic and Wizards (Duel Monsters nell’anime).

Non mancano ovviamente i giochi di parole, a cominciare dallo stesso titolo: “Yu-Gi-Oh” significa infatti “Re dei giochi”, interpretabile anche come “Re Yugi”. Inoltre, le prime sillabe di Yugi e Jonouchi compongono Yujo, Amicizia in giapponese. Rispetto alle serie che l’hanno succeduto, il manga di Takahashi risulta più cupo e violento, oltre che incentrata su più giochi e non esclusivamente le carte che hanno ispirato quelle reali. In Italia è stata pubblicata da Panini Comics sotto l’etichetta Planet Manga, con una prima edizione nel 2000, purtroppo mai terminata, mentre la seconda, iniziata nel 2003, terminò nel 2011.
Come già detto, è attualmente in corso la Yu-Gi-Oh! Complete Edition, la nuova ristampa 3 tankobon in uno per un totale di 13 volumi, di cui ne è uscito un volume. Come quest’ultima ci ricorda, Yu-Gi-Oh! ha avuto anche un adattamento animato, reperibile su Netflix. Ma è una buona idea vederlo? Mi dispiace dirlo, ma assolutamente no.
4Kids: l’Asso della sventura
Una prima serie anime di 27 episodi, inedita in Occidente, venne realizzata da Toei Animation nel 1998. Essa non risultava molto fedele al manga, prendendosi molte libertà, come l’alterazione dell’ordine cronologico degli eventi o il character design differente. Inoltre, le carte divennero molto più presenti rispetto al manga. La seconda serie, invece trasmessa al di fuori del Sol Levante e animata da Gallop nel 2000, si incentra totalmente sulle carte di Duel Monsters, ma nonostante tutto riesce ad essere una serie discreta e piuttosto fedele.
E allora, perché ve la starei sconsigliando? Per via di un adattamento occidentale che l’ha totalmente stravolta. Responsabile di ciò è 4Kids Entertainment, azienda non più esistente ma decisamente non rimpianta, che rivoltò come calzini più o meno tutti prodotti animati che ebbe tra le mani, specialmente anime. Yu-Gi-Oh! ne è uscito molto impoverito, ridotto praticamente ad una pubblicità del gioco di carte che iniziò un anno prima. Ancora oggi si crede erroneamente che l’esistenza dell’anime sia solo per fini pubblicitari.

Abbiamo avuto le solite censure che andavano a cancellare i riferimenti culturali giapponesi e a rinominare buona parte dei personaggi, ed ecco che in TV su Italia 1 li abbiamo conosciuti come Joey Wheeler (Katsuya Jonouchi), Tristan Taylor (Hiroto Honda), Tea Gardner (Anzu Mazaki), Maximillion Pegasus (Pegasus J. Crawford) e Marik (Malik), giusto per citarne alcuni. Inoltre, lo stesso aspetto delle carte, che in originale sono identiche a quelle reali, venne modificato, ingrandendo l’immagine e rimuovendo ogni descrizione e scritta, cosa che rende incomprensibile su come i personaggi conoscano gli effetti.
La musica venne sostituita con tracce audio più infantili, le tematiche cupe rimosse e vennero aggiunti una serie di concetti inediti. Uno di questi è il Cuore delle Carte, un potere da invocare durante i duelli che in sostanza permette di pescare sempre la carta giusta. Un concetto che va a banalizzare gli scontri, basati su ragionamenti, calcoli e ovviamente fortuna. Ok che Yugi di fortuna ne ha tanta, ma è il protagonista…
Un altro elemento aggiunto da 4Kids è il Regno delle Ombre, una dimensione oscura di dannazione in cui finisce chi in originale moriva. Lo scopo iniziale era censurare i Giochi delle Ombre, ma poi venne esteso a qualsiasi morte, aggiungendo un’aura lucente o oscura che avvolge i corpi. Non serve dire che in molti casi ciò rasenta il delirante, per esempio nell’insolito scontro tra Yugi e Arkana (Pandora in originale). Entrambi sono incatenati all’arena, con due lame circolari che amputeranno le gambe a chi perderà e l’unica salvezza è rappresentata da una chiave contenuta in uno scrigno posizionato sotto di loro. Nell’edizione occidentale le lame sono diventate “dischi ad energia oscura” colorati in azzurro e che spediranno il perdente nel Regno delle Ombre. A tutto questo si aggiunge anche uno stravolgimento delle motivazioni degli antagonisti, rendendoli a conti fatti macchiette di supercattivi. Pegasus, ad esempio, in originale non vuole conquistare il mondo ma riportare in vita la sua amata.
L’eredità di Takahashi

Nonostante i vari alti e bassi che l’opera ha subito, il successo è stato strabiliante. Sono seguite così altre serie, nate nella maggior parte dei casi come anime, e dei film, che hanno contribuito alla popolarità del franchise. Il gioco di carte intanto è divenuto il più venduto al mondo, e Konami ha creato anche molti videogiochi dedicati, tra cui il recente Yu-Gi-Oh! MASTER DUEL. Un fenomeno pop nato da un manga atipico, e adesso è il momento di conoscerne le origine.
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